Friends

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Staccammo quell' abbraccio.
Mia madre lasció sole me e Serena.
«Allora.. ti sei trasferita qui a Milano?» mi chiese Serena sedendosi.
Mi sedetti anch'io.
«Sì.. da poco più di 5 giorni..» le spiegai.
«Ti piace la nuova scuola?»
«No, fa veramente schifo. Le prof? Delle stronze, più stronze di loro non ci sono, una troietta che vaga in giro insieme ad un amico, o quasi amico..» spiegai la mia scuola in brevi parole.
«Quell' "quasi amico"... ti piace, vero? Come si chiama?» mi chiese come se già sapeva tutto.
«F-francesco» balbettai.
«Carino?»
«Ma, ma.. Serena! Sei cambiata molto sai?» dissi ridacchiando.
«Ah, allora tu non hai mai chiesto se un ragazzo é carino?» chiese facendo la falsa stupita.
«Non mi piace parlare di ragazzi: non li capisco mai» spiegai.
«Ma allora il ragazzo ti piace? E sei gelosa di quella che gli gira intorno?»
«Emh.. bhe: si, no, diciamo, forse.. forse» conclusi.
«Quella che gli gira intorno é la sua r-ragazza..» spiegai.
«La solita antagonista della storia, sisi..» disse Serena fra i suoi pensieri.
«Antagonista, ma cosa...?» dissi confusa.
«Niente, cose mie..» spiegó lei.
«Ma.. allora.. é carino?» mi domandó lei.
«Emh.. ecco, forse. Il fatto é che é stupendo, ha degli occhi, quell'azzurro, che a volte diventa verde, quei capelli quasi biondi, quel sorriso, oddio, quel sorriso, é stupendo» dissi tra le nuvole, e Serena mi sorrise.
Ci interruppe l'infermiera.
«Ragazze, é ora di cena! Lidia, Sery, dai, provate a mangiare qualcosa..» disse la nostra infermiera preferita, la dottoressa Alessandra.
La cena.. la odiavo!
Io e Serena ci guardammo: anche lei l' odiava.
«Io, ho un segreto:» disse lei.
Io sorrisi e lei continuó.
«Dare il pasto a.. Billy!» disse lei.
«AHAHAH! E chi é? Un cane?» dissi ridendo come una matta.
«Emh, si, un cane»
«Cosa?» dissi.
Mi ritrovai davanti un cagnolino, un labrador.
«Lui, Billy, mangia tutto: mi aiuta sempre!»
Mettemmo il pasto in una ciotolina, ma non l'intero piatto.
Poi lasciammo metà cena sul piatto, e tornammo in camera.
«Non guarirete in questo modo!» si sentì una voce che ci rimproveró.
Ci voltammo.
«E tu chi sei?» dissi io.
Guardando lui, poi Serena, poi di nuovo lui.
«Sono Davide, tu?» disse.
«Io Lidia» dissi.
«Davide é un mio amico, ci siamo conosciuti in ospedale» spiegó Serena.
«Ah, okay» dissi.
«Cos'hai?» chiese lui.
«Ann-anoressia» dissi con la voce tremante e la voce che a malapena si sentiva.
«Oddio, emh.. scusami, io non.. volevo» disse mortigicato Davide.
«Non é colpa tua.. e tu?» chiesi io.
«Un.. tumore» disse lui triste.
Ah, che bella merda, quella in cui viviamo.
Noi non ci meritiamo di stare in ospedale, a soffrire.
No. Ho passato solo una sera e già ho nostalgia della libertà.
Perché sto così?

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