Capitolo 13

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Angolo Autore: Quello che succede a Lòrien rimane a Lòrien...
solo io penso che sto posto abbia qualcosa di romantico? Oh beh..
Buona lettura!✌🏻

Il peso della morte si infittì ancor più nel nostri cuori, ma cercammo passo passo di andare avanti come potevamo. La nostra missione non era ancora a metà e non avevo idea dei pericoli che ci attendevano. Secondo Legolas eravamo su un territorio non molto percorribile. Apparteneva difatti agli Elfi del bosco di Lòrien. Gimli ci informò della presenza di un' Elfa dai poteri straordinari che dominava quei boschi, un incantatrice come si narra. Io ascoltavo attentamente, leggermente turbato da questa donna. D'imorovviso Frodo si fermò di colpo, quasi andai a sbattere il muso sulla sua schiena. Stavo per chiedergli cosa fosse successo, ma tenni a freno la lingua. Poggiai una mano sulla sua spalla e lui continuò con riluttanza. Non sapevo cosa gli fosse preso, anche se non era la prima volta che manifestava strani comportamenti. Ma sapevo che non era colpa sua. Forse qualcuno aveva intuito che era Frodo che stava portando qualcosa di speciale e pericoloso nel loro territorio.
Difatti in un secondo apparvero delle frecce puntate contro il nostro volto. E così la profezia di Legolas si avverò. Non eravamo in un territorio libero.

Pensavo che fosse stato piacevole incontrare altri Elfi, ma quelli sembravano usciti da uno dei libri dell'orrore che aveva letto Frodo pochi anni prima. Non ci accolsero molto calorosamente e non riuscivo a capire se volessero tenerci prigionieri o lasciarci immediatamente andare per non contaminare il loro meraviglioso regno.
In effetti era davvero sorprendente. Impossibile descrivere la bellezza di quel posto, forse anche più bello e misterioso di Gran Burrone. Il centro di tutto era una grande quercia; anzi, grande era a dir poco. Circondata da vetrate, scalinate fatte di cristallo, sorgenti che spuntavano da non so dove e delle foglioline che cadevano delicatamente sotto di noi.
Ci condussero in una piazzola, dopodiché una luce abbagliante mi accecò. Da essa potemmo intravedere l'Elfa di cui parlava Gimli: Galadriel. Era più bella di quanto potessi immaginare, il suo solo sguardo poteva incantarti e farti dimenticare perché fossi lì. Ci esaminò uno a uno e quando guardò me la sua voce entrò violentemente nella mia testa.

"Sarai tu a proteggerlo, Samwise della Contea."
La sua voce riecheggiò in ogni parte della mia testa. Lei sapeva. Sapeva già tutto.

"In te vedo lealtà come nessun altro. Non lo tradiresti mai. Ma attento: non cercare la brama del potere, non lasciarti prendere. Se lo farai, ucciderai te stesso e, con te, il tuo amato.
La sua vita dipende da te e la tua vita dipende da lui. Entrambi avete bisogno l'uno dell'altro..."

Improvvisamente il suo sguardo puntò su Frodo. Lei continuava a parlare, ma sentivo che gli stesse dicendo qualcosa, come era stato per me. Le sue parole sembravano come una profezia. Ma non mi turbò. Mi aiutò a capire cosa volevo davvero. In quel momento mi ricordai delle parole di Gandalf. Non devi perderlo. No, non lo avrei fatto. Mai lo avrei lasciato da solo. Non solamente perché lo avevo promesso, ma perché era quello che più desideravo. E lei lo sapeva, ancor prima di me.

Dopo l'insolito incontro con la Dama di Lòrien, ci riferirono che potevano rimanere lì per qualche giorno, fino a che non ci saremmo messi in sesto. Frodo si stese accanto a me e si addormentò, o almeno era quello che credevo. Mi addormentai di seguito appena misi la faccia sul cuscino.

Sognai Frodo da bambino. Nel modo più infantile che conoscessi, poteva avere all'incirca dieci anni. Pronunciava il mio nome come faceva sempre, sorridendo. Il suo solo sorriso mi rendeva L'hobbit più felice di tutta la Terra di Mezzo. Le sue guance erano rosee come me le ricordavo. E poi rideva. Rideva. Una risata che riecheggiava in ogni parte nella mia testa. Si allontanava e si avvicinava nuovamente.
Dietro di lui: La Contea, Hobbiville, la nostra amata Casa. Le immagini cambiavano. Il nostro affluente preferito. Poi il campo di grano dove ci rincorrevano e rividi la sua mano che afferrava la mia riscaldandomi il corpo. Il suo busto che si inarcava sul mio pungolandomi il naso, dicendo: "Ti ho preso, Sam."
Poi il giardino del vecchio Maggot. Casa Baggins, i momenti in cui giocavano con i suoi modellini. La nostra infanzia passata insieme...tutto in pochi attimi. Lui mi guardava e non smetteva di sorridere.

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