17.

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Non percepivo nemmeno la mia voce che gridava il suo nome, ne tantomeno quante volte lo avevo pronunciato tra le lacrime.
Quando mi avventai sul suo corpo fu come se una lama mi colpì dritto al cuore; i suoi occhi erano chiusi e privi di vita, la sua pelle era gelida, ancor di più di quando era in fin di vita a Gran Burrone. Teneva un colorito simile a quello di un cadavere. Se qualche passante lo avesse visto lo avrebbe dato per morto, ma io sapevo che non era così. Almeno era quello che più speravo.

Smeagol gridava come un neonato e le sue grida non mi facevano concentrare, continuavo a piangere incapace di muovere un solo dito, poiché tremavo come una foglia.
La creatura si avvicinò al mio padrone, ma quando le sue viscide dita si posarono sul petto di Frodo io sbottai.
"NON TOCCARLO!" Frodo poteva morire e quell'orrenda creatura aveva cercato di rubargli l'Anello, ero disgustato.
"Sparisci schifoso!" Gridai afferrando la mia spada.
"Smeagol voleva aiutare il padrone...il padrone molto malato, si."
"Volevi solo l'Anello, maledetto! Vattene! Vattene via!"
"È una bugia!" Ribattè, ma io non avevo intenzione di sentire le sue inutili spiegazioni.
Puntai la spada su Gollum e la creatura con qualche lamentela, dopo aver dato un ultima occhiata al corpo inerme di Frodo, corse via, speravo per sempre.

Senza indugiare oltre mi scaraventai nuovamente su Frodo. Poggiai l'orecchio sul suo petto, ma non riuscivo a sentire il battito. Imprecai, con le lacrime che continuavano a scendere sulle mie guance come cascate. Di getto gli tolsi la giacca, poi scostai le bretelle dal suo busto. Dopodiché, con fretta, strappai parte della sua camicia, all'altezza del torace e mi bloccai. Vidi l'Anello in tutta la sua lucentezza ancora sul collo di Frodo.
"È colpa tua!" Gridai simbolicamente all'Anello "Lascialo stare! Lascialo stare!" Le mie mani si gettarono violentemente sul terreno accanto alle orecchie del mio padrone, ma non mi lasciai prendere dal panico.
Afferrai l'Anello e lo gettai non troppo lontano da noi, anche se non avrei voluto vederlo mai più. Purtroppo dovevo tenerlo sottocchio.
Fatto questo poggiai nuovamente l'orecchio sul petto scoperto di Frodo e sospirai al sentire il battito del cuore, lieve ma c'era.
Era vivo.

"Frodo..." le lacrime appannarono la mia vista "Che cos'hai? Dove sei ora? Non dirmi che ti trovi di nuovo lì, ti prego. Non potrei sopportarlo." Avevo davvero timore che fosse di nuovo in fin di vita, in quella cella di Mordor.

I suoi indumenti erano ancora fradici, così i suoi capelli, non potevo permettere che si prendesse anche un malanno, dopo tutto questo.
"Perdonami per questo." Mi rimproverai quando cominciai a togliergli i vestiti, cercai almeno di mantenere una sua dignità. Non osavo guardare il suo corpo, anche se combattevo contro la tentazione.
Subito dopo lo chiusi con una coperta che trovai all'interno della mia sacca. Cercai di scaldarlo come potevo, accessi con difficoltà un fuoco caldo, ma non succedeva nulla. Il suo corpo non prendeva colore, era ancora gelido.

Sconsolato, mi avvicinai al suo viso stendendomi accanto al suo corpo e cominciai a toccare le sua labbra gelide e bianche come la sua pelle.
Frodo, sussurrai. E poi ancora una volta "Svegliati. Ti prego." Singhiozzavo e sbraitavo, ero disperato.
Mi ha preso, disse. Ripesai alla sue parole. Sauron mi ha preso. Scossi la testa, non capivo. Non capivo mai nulla e mi odiavo per questo. Ma non avrebbe risolto nulla, dovevo fare qualcosa.
Mi porsi una mano sulla tempia, poi un lampo di genio, una speranza. Mi toccai ancora, ero caldo, estremamente caldo come quando si ha la febbre. Se il fuoco e le coperte non bastavano a riscaldarlo e farlo destare dal suo sonno profondo, allora il mio corpo lo avrebbe fatto.
Era la soluzione.

Il mio unico pensiero in quel momento era salvargli la vita, e così avrei fatto.
Immediatamente mi tolsi tutti i vestiti scaraventandoli a terra, poi mi precipitai sul suo corpo nudo stendendomi sopra. Avvolsi i nostri corpi nella coperta, il fuoco rosso ardeva caldo. Al fine afferrai entrambe le sue mani posizionate sui suoi fianchi, e congiunsi le mie dita fra le sue.
Facevo riversare il mio fiato caldo sul suo corpo, dopodiché all'interno della sua bocca. Il sapore alla ciliegia sembrava essere svanito, ma in quel momento era la cosa meno importante.
Svegliati, sussurrai mentre le mie labbra erano a pochi centimetri dalle sue.
"Non andare dove non posso seguirti. Torna da me." Furono le ultime parole che riuscii a pronunciare, successivamente affossai il viso sul suo petto e cominciai a piangere.

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