26.

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La vera forza
risiede nel cuore di chi sa amare;
Poiché neppure la fredda morte
l'amore può cancellare



Mordor.
Eravamo giunti nei meandri di quella terra priva di vita, priva di chiarore. Mordor non mi ricordava per nulla una stella. Lei brilla di luce propria, dolce e vera; quel posto era invece oscuro, buio...illuminato solamente da lui:
"L'occhio." Gemette Frodo allontanandosi d'un passo.
Quando il mio sguardo si levò all'alto scrutai l'unica luce che poteva essere vista dall'altura dove eravamo noi in quel momento. Un occhio di fuoco senza palpebre, con la pupilla nera come il vuoto, osservava quella terra di nessuno e forse solamente Frodo percepiva che quell'iride infernale stava cercando il suo cuore.

Osservammo per un po' il suolo freddo e terroso che ci divideva dal monte Fato, poi notai delle luci al di sotto di esso trasportarsi lentamente verso un lato: erano gli orchetti.
"P-perché si spostano?" Sussurrò Frodo. Non riconoscevo più la sua voce, sembrava che una parte di lui non era con me in quel momento.
"Non lo so, ma sento che non siamo i soli a combattere."
Frodo sospirò e, anche se era coperto al viso dall'elmo da orchetto, potei percepire un lieve sorriso spuntare all'angolo delle sue labbra "Pensi che siano loro, Sam?"
A quel punto sorrisi anche io, sospirando "Lo penso, si."

Quando il suo sguardo scivolò sul mio, quando la sua mano delicata afferrò le mie dita io mi sentii amato.
Amato anche nell'inferno.
Così, insieme...insieme come dall'inizio e fino alla fine muovemmo i nostri piedi giovani al di sotto dell'altura, tastando la terra fredda con coraggio, pronti finalmente ad affrontare il destino che avrebbe portato alla fine di tutte le cose.

Mano per la mano scivolammo lentamente al basso, ma il mio cuore perse di un battito quando udii delle voci gracchianti in lontananza. Di scatto la mia mano si gettò sul petto di Frodo e lo scaraventai dietro una roccia, appicciando il mio corpo davanti al suo.
Fa che non ci vedano.
Fa che non ci vedano.
Ma quel nascondiglio arrangiato non funzionò e improvvisamente uno degli orchi mi afferrò per l'armatura portandomi nella fila degli altri orchetti in marcia. Frodo riuscì ad afferrare la mia mano e a raggiungermi, e lì imprecai.

Sembrava che non ci avessero riconosciuto come mezzuomini, l'armatura ci aveva salvati.
Ma per quanto tempo ancora?
"Muovetevi fecce! Tenete il passo, tenete il passo!" Gridava uno degli orchetti al lato della fila "Alla porte nere avanti, luridi vermi..."
Per qualche minuto io e Frodo proseguimmo sul sentiero di Mordor, spalla a spalla e con le mani incatenate l'una a l'altra, incapaci di lasciarsi andare.
Avevo paura, tanta paura. Tremavo e non riuscivo a smettere di fremere. Frodo al contrario sembrava un cadavere che cammina. I suoi polsi parevano privi di battito, sfioravo con le dita i suoi vecchi tagli quasi rimarginati. Mi voltai verso di lui e quello che vidi mi lasciò con il cuore spezzato. Il ragazzo camminava ingobbito, e dal collo scoperto intravedevo una profonda striscia incrostata rosso sangue dalla forma della catena dell'Anello. Mi fece rabbrividire.
Come poteva patire così tanto dolore? Lui...il bambino più sorridente di tutti gli Hobbit della Contea, il più gentile e il più amabile era ora ferito in ogni parte del suo corpo, dalle sue membra al suo cuore, anch'esso scheggiato.
Tutto quello che avrei voluto in quel momento era cingerlo tra le mie braccia, curarlo su un morbido letto di seta e vederlo sorridere dicendomi che mi amava, in una bella mattinata di sole.
Ma la realtà era molto differente da quello che era apparso nella mia mente per pochi instanti.
Dovevamo continuare.

Improvvisamente il solo rumore dei passi e dello strusciare delle armature venne interrotto bruscamente da un orco che gridava: "ISPEZIONE!"
Imprecai. Se ci avessero scoperto era la fine, la fine di tutto; il termine della nostra vita, della nostra missione, la vittoria definitiva del male.
Non può accadere, pensai.

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