Bisogna accettare la fine di qualcosa per essere in grado di costruire qualcosa di nuovo.
E io credevo proprio di esserci riuscita. Credevo di aver accettato la fine.
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Si dice che il cambiamento richieda tempo e che non sia immediato, istantaneo.
Alla mia vita, però, erano state sufficienti poche decine di minuti per mutare radicalmente.
Tutto era cominciato con un tentativo di rapina andato male. Quel giorno era stato l'inizio di tutto. Da quel momento in poi, la mia vita era stato un alternarsi di verità nascoste e bugie mai dette, legami inaspettati e sentimenti repressi, odio e amore, vita e morte.
Dopo quel giorno, tutto era cambiato, ma non avevo fatto in tempo ad accorgermene.
Probabilmente, se me ne fossi resa conto, sarei scappata il più lontano possibile.
Invece, ero ancora lì.
Forse, una parte di me, sperava che, alla fine, tutto sarebbe andato per il meglio; che se mai ci sarebbe stato un finale, che fosse almeno un finale coi botti.
In un certo senso, era stato così.
Tutto era finito con una bomba nascosta di cui nessuno sapeva l'esistenza.
Quella bomba aveva fatto saltare in aria tutto, noi compresi.
Purtroppo, però, quella bomba mi aveva rubato anche l'ultima possibilità di distruggere con le mie mani l'uomo che più disprezzavo. Il mio ultimo desiderio era sempre stato quello di vendicarmi di colui che mi aveva portato via tutto e, alla fine, non ero riuscita a colmare nemmeno quello.
Era bastata una semplice scintilla per far saltare la bomba e noi con lei.
Non ricordo molto di ciò che successe dopo lo scoppio.
Il primo ricordo che ho è la polvere. Non so quanto tempo era passato dallo scoppio, ma quando apersi gli occhi, ero ricoperta di polvere e macerie dalla testa ai piedi. Non riuscivo a muovere un singolo muscolo e tutto ciò che vedevo intorno a me era un'enorme distesa di polvere.
Poi, ricordo l'arrivo dell'ambulanza e dei vigili del fuoco.
Qualcuno mi portò fuori di peso, gridando parole a me incomprensibili. Ad un certo punto mi parve di riconoscere una voce familiare chiamare il mio nome e dirmi che tutto sarebbe andato per il meglio, ma non avevo la più pallida idea di chi fosse.
Sentivo le guance secche a causa delle lacrime che avevo versato precedentemente. Gli occhi faticavano a restare aperti e la mia mente era parzialmente cosciente. Sentivo che il mio corpo era lì, ma allo stesso tempo non riuscivo a capire dove quel "lì" si trovasse. Mi sembrava di essere a metà tra la Terra e un'altra dimensione.
Forse, perché ero letteralmente nel limbo tra la vita e la morte.
Sentivo delle voci intorno a me.
Ricordo chiaramente qualcuno chiedere, mentre venivo caricata sull'ambulanza: "E' morto?"
ma ancora oggi non so dire a chi fosse riferito.
"Quanto è grave? Si riprenderà?" chiese qualcun altro e, in quel momento, quella voce melodica mi parve allo stesso tempo familiare e distante, come se il solo sentirla mi facesse provare emozioni contrastanti di odio e bisogno di vicinanza. "È tutta colpa mia. Avrei dovuto salvarla, e invece..."
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Paradise Gone Wrong [Rosekook Italian FanFic] j.jk • p.cy
Fanfictiontrailer: https://m.youtube.com/watch?v=O1vS6oRcMb8 ROBBERY GONE WRONG - SEQUEL Quasi un anno dopo l'esplosione, Alex si sveglia dal coma. Non sa cosa sia accaduto negli ultimi mesi e non sa che cosa le riservi il futuro. Ha solo 5 consapevolezze al...