4. protect her, when i cannot

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voi lo sapete che io vi voglio veramente bene, anche se non ho la minima idea di chi voi siate? ahahha

ci tenevo veramente tanto a ringraziarvi. da quando vi ho annunciato che non sapevo se continuare o meno questa storia, ho ricevuto una miriade di messaggi che mi hanno veramente aiutato! vi ringrazio perchè, pur avendo tutti espresso il desiderio affinché continuassi la storia,  mi avete anche sollecitato a fare ciò che io ritenevo giusto per me. penso che non riuscirò mai a ringraziarvi abbastanza.

quindi, eccomi qua, più carica che mai!

buon proseguimento (a voi, ma anche a me :3 ).

vi abbraccio fortissimooo!

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«Mi gira la testa.» furono queste le prime parole che Alex disse dopo ore e ore di silenzio.

Jimin, con una mano ancora sul volante, si prese un secondo per rivolgerle un'occhiata veloce, riportando subito dopo lo sguardo sulla strada.

«Vuoi che mi fermi un momento?» le chiese, tornando a scrutarla un paio di volte.

Il suo viso, a parte la stanchezza per la notte insonne, non esprimeva alcuna emozione. Leggerla era indecifrabile.

Alex scosse lievemente la testa, abbassando lo sguardo sulle sue mani.

«No, scusami. Non intendevo in senso "fisico".» sospirò. «Mi riferivo a... questa situazione.»

Con le mani, indicò genericamente l'auto.

Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era veramente confusa. Non le era mai successo di sentirsi in quel modo. Durante tutta la sua vita, era sempre stata sicura dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, di cosa era giusto fare.

Ma, ultimamente, non riusciva a ragionare più lucidamente. Da quando si era svegliata dal coma, la sua vita era cambiata radicalmente e, col tempo, aveva dovuto imparare ad adattarsi ad essa. Ancora oggi, a distanza di quasi due anni, sentiva di farne parte, ma non di esserne veramente partecipe. Odiava questa sensazione.

Da quando si era svegliata da quel coma, durato quasi un anno, Alex era stata vittima della sua vita. Aveva scoperto di avere una bambina di pochi mesi da dover crescere e proteggere e di doverlo fare da sola, perché Jungkook, suo padre, era scomparso.

Probabilmente morto, questo era quello che le aveva detto Yoongi, e lei gli aveva creduto.

Perché mai lui avrebbe dovuto mentirle? Si erano sempre fidati ciecamente l'uno dell'altra. Non c'era assolutamente nessun motivo per cui Yoongi avrebbe dovuto dirle una bugia.

Invece, era proprio quello che lui aveva fatto.

Non riusciva proprio a capire per quale motivo, tutte le persone a cui lei voleva bene, finivano col tradire la sua fiducia.

I primi erano stati i suoi genitori che le avevano nascosto l'esistenza di sua sorella e le avevano fatto credere che Beomgyu fosse suo fratello.

Poi, c'era stato Jungkook che, sotto le vesti di un qualsiasi agente di polizia, l'aveva presa in giro per mesi, avvicinandosi a lei ma senza mai rivelarle la sua vera identità.

L'ultima persona di cui Alex si fidava ciecamente era proprio Yoongi. Ma, purtroppo, anche lui l'aveva tradita, alla fine.

Jimin, di tanto in tanto, la osservò di sottecchi.

Era visibilmente stanca, ma non era dovuto semplicemente alla carenza di sonno. Pur non conoscendola bene, sapeva che la vita della ragazza non fosse mai stata semplice. Ed era ironico pensare che, nonostante il Daebu degli Shelong, nonché la causa di tutto il suo dolore, fosse morto, Alex non riusciva a trovare pace.

Paradise Gone Wrong [Rosekook Italian FanFic] j.jk • p.cyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora