È una settimana che non si ha più notizie di Mattia a scuola. Il senso di colpa continua a devastarmi. Il mio alter ego invece dice di fregarmene. La domenica mattina mi alzo presto per andare a correre e rientro per pranzo. Evito l'imbarazzo di vederlo e al tempo stesso lo risparmio anche a lui.
<Marty ma dove vai a quest'ora?>
<Vado a correre>
<E da quando ti ha preso anche questa mania? Non ti basta la danza, il nuoto e tutto il resto?>
<Ciao nonna!> smorzo la tiritera.
<Ciao amore! Alla mezza a casa per pranzo mi raccomando>Corro, corro, corro. Giro tutto il Parco della Pellerina, mi fermo a fare esercizi con gli attrezzi nel percorso. Ho un po' di dolore alle gambe, sarà per la lezione di danza di ieri, ma a me piace sentire male e sofferenza fisica, perché so che subito dopo starò meglio. Con lo sport scaccio i pensieri. Quando li affronterò senza scappare? Non lo so.
Mettere sotto pressione il mio corpo mi consente di svuotare il cervello, la pancia, i polmoni. E con lo sport libero tutto. Così come ho liberato lo stomaco anche oggi dalle frittelle della nonna.
Dopo il mio incontro ravvicinato con il bagno, mi sono sciacquata la faccia, ho sciolto i capelli liberandoli da quell'elastico che soffocava anche loro e ho messo il rossetto rosso passion, il mio inseparabile Coco Rouge di Chanel. Ha un buon sapore sulle labbra, di fragola, e poi toglie l'acido che mi rimane in bocca nonostante mi lavi i denti e faccia i risciacqui col collutorio. Ringrazio il mio amico Wa-L-ter e mi dirigo verso la porta.
<E dove vai ora?>
<Esco con Giulia>
<Non vuoi neppure un po' di caffè?>
<No> afferro velocemente il mio giubbino in pelle <E la mamma dov'è?>
<Dove vuoi che sia? Ancora di là nello studio, con quel tuo amico speciale> sottolinea.
<Ciao nonna!>
<Non è fuggendo che risolvi le cose, ciao>
Lascio Bice sul divano davanti la tv.
Mattia viene agli incontri domenicali con mia madre ma non si è presentato a scuola per l'intera settimana. Che strana cosa! Sono stata maleducata con lui e a pensarci bene, Lo sono stata fin da principio. Mi viene una morsa allo stomaco già provato per il rigetto di poco fa. Vorrei poter rimediare, ma il mio carattere ostinato e scontroso me lo vieta. È come se avessi due "me" e una di loro è l'orgogliosa del cazzo.. Tutto ciò che amo va via, il nonno, Mattia, il cibo... Basta! Non voglio più pensarci.Giulia mi ha chiesto di accompagnarla a una mostra di fotografia al Palazzo Madama. Suo padre le ha regalato una reflex e vuole iscriversi a un corso di fotografia. Tutto ciò che è immagine catturata e impressa su una stampa l'appassiona. Vuole farmi qualche scatto e sogna di esibire le sue opere in una mostra. Insomma, non ho ancora ben capito cosa voglia fare della sua vita, se l'influenzer, la reporter o la freelancer. Ma al telefono era così euforica che non ho potuto dirle di no.
La mostra è qualcosa di avvolgente, un'atmosfera particolare, come se ad ogni scatto entrassi in simbiosi con l'autore e ciò che ha voluto immortalare. È una sensazione inspiegabile, non credo capiti solo a me (anche fosse così non mi stupirei!), mi sento immersa in un altro mondo, quello dell'arte e della creatività, dove l'emozione è il fulcro di ogni cosa, il nesso tra i sensi e l'essere.
<Marty! Marty!>
Giulia mi fa cenno di raggiungerla.
<Mettiti lì che ti faccio qualche scatto!>
<Ma no dai!> mi sembrava del tutto inappropriato il suo comportamento.
<Dai fidati di me, è questione di un attimo!>
Alle mie spalle un'immagine gigante che occupa tutta una parete. Un tunnel in prospettiva e io ingoiata al suo interno. Il bianco e il nero che si intrecciano tra le ombre. Mi diverte posare, lo faccio volentieri così come ai casting. Mentre Giuly mi scatta le foto, la gente la attornia osservando incuriosita. Comincio a sentirmi a disagio in questo show <Basta Giuly> le sussurro gesticolando anche con le mani pregandola di smettere, ma lei sembra essersi calata nel ruolo.
<Okay va bene così! Girati, ora verso sinistra, brava. Vedrai che foto pazzesche!>
Ci allontaniamo sotto gli sguardi interessati di tutti
<Ma cosa intendi fare?>
<Non lo so ancora! Ma qualcosa di buono ne uscirà>
Giulia è così, ama tutto ciò che è web, social, pubblicità e ha uno spiccato spirito di iniziativa per quanto riguarda il marketing, lei è una commerciale. I suoi hanno un rinomato studio dentistico nel cuore di Torino ma lei si è sempre rifiutata di seguire le loro orme e continuare l'attività, lasciando libero spazio al fratello. Dice di avere ambizioni differenti ma di doverli mettere ancora a fuoco. Nel frattempo ha la sua nuova reflex per farlo.
<Un giorno avrò anch'io una mostra tutta mia!>
<Non vedo l'ora di vederla!>
Fantasticare è la cosa più divertente che ci possa essere nella vita di chiunque, fa vivere i sogni e la speranza che tutto possa cambiare. È un modo di vedere le cose in maniera positiva e aiuta a mettere il buonumore.
<Dai, andiamo a berci un bel bicerin!> mi tira da un braccio.
Raggiungiamo Piazza della Consolata. C'è sempre da aspettare e fare la coda, ma è lì che è nato il tradizionale Bicerin, nel tempio della cioccolata di Torino, frequentato dai grandi storici quali Cavour, Eco e Puccini.
Prendiamo posto nell'elegante piccolo caffè storico dagli arredi in legno e tavoli di marmo. Si possono scegliere tra diversi aromi, Giuly ordina quello classico: caffè, cioccolata e crema di latte dal profumo avvolgente. Io preferisco un semplice ristretto amaro con calorie a parte (così non dovrò assentarmi per risistemarmi il trucco!). Chiacchieriamo tanto. Credo sia la prima volta che ci capiti di interagire così e passare del tempo insieme. Davanti a me una Giulia che in tutti questi anni non conoscevo se non per le interrogazioni e i compiti in classe. Strano come una compagna possa rivelarsi diversa quando il banco di scuola diventa un tavolino di un bar. Il tempo vola, mi succede solo a danza o a nuoto quando la mia testa parla con il mio corpo e la mia me discute con il mio io. E invece mi accorgo che Giulia è un vero spasso. Questa cosa della fotografia la sta stregando. Fotografa qualsiasi cosa le passi a tiro!
<Dai Marty, andiamo al Parco del Valentino che facciamo qualche scatto!>
<Ancora? Non sei stanca?>
<Macché! Ho appena iniziato!>
<No Giuly, devo studiare. Domani abbiamo l'interrogazione di italiano, ti sei scordata?>
Abbatto il suo entusiasmo in un batter d'occhio.
<Ma perché mi ci fai pensare?!>
Appoggia sul tavolo la sua preziosa compagna di viaggio e per prendere tempo ordina un caffè questa volta normale.
<Penso di aver capito che nella mia vita voglio viaggiare ed esplorare, non stare a studiare la grammatica di latino o quelle maledette formule matematiche!>
Le arriva il caffè. Apre una bustina di zucchero e la svuota dentro la tazzina, esattamente 5 grammi per una ventina di kilocalorie. Mescola tutto velocemente e lo beve in un nano secondo, poi col cucchiaino raccoglie tutto ciò che ne rimane al fondo e lo gusta soddisfatta. Immagino gli zuccheri trasformarsi in chili che si depositano sui glutei e calcolo quanto sforzo fisico ci impiegherei per sfrattarli.
<Quindi?> Giulia è di nuovo pronta all'attacco.
<Quindi cosa?>
<Andiamo a fare due scatti? Eddai è una bellissima giornata di sole e poi è domenica!>
<E va bene, ma starò poco>
<Grazie!> mi abbraccia come una bambina che dopo un capriccio ha ottenuto il consenso dai genitori.
Con le [to]bike raggiungiamo il Parco del Valentino in meno di trenta minuti. Giuly comincia da subito a immortalarmi nella sua reflex in ogni movimento anche quello più impacciato <Dai smettila!> ma non c'è modo di persuaderla dal farlo. È già incanalata nel suo progetto di fotografa ad alti livelli e si muove come se stesse facendo un report giornalistico. Ad ogni mia mossa sento un "cik" dello scatto della sua macchina. <Sorridi> <Ora guarda di là> <Bella questa! Sì toccati i capelli Marty, stupenda!>
All'improvviso mi viene un attacco di disagio pazzesco e sento il cuore battere forte, a intervallo delle scosse, e un affanno che mi blocca il respiro. Voglio tornare a casa. Non ho più testa di stare in giro. Sapevo che avrei dovuto studiare. Mi sento male. Penso anche di essere più bianca in faccia di quanto già non sia. Mi arrivano vampate di sudore alternare a momenti di freddo. <Che hai?> Giuly si accorge del mio improvviso cambiamento di colore in viso <Non mi sento molto bene, voglio tornare a casa>
<Ok, chiamiamo un taxi così facciamo prima>
prontamente si adopera e nel giro di cinque minuti il taxi ci viene a prendere e in meno di un quarto d'ora sono sotto casa <Scusami Giuly>
<Ma non dirlo neanche per scherzo. Riposati.>
Annuisco con la testa e chiudo la portiera mentre Giulia dice al taxista il suo indirizzo.
Mentre aspetto l'ascensore, sento che il respiro sta riprendendo regolarmente il suo ritmo. Dentro la mia stanza mi sento meglio. Non mi era mai successa una cosa del genere, neppure quando sono sotto sforzo durante nuoto o mentre danzo. Sarà stato un calo di zuccheri? Che sensazione bruttissima, mi sembrava di morire.
Prendo il libro di letteratura e mi metto a studiare. Ora sto decisamente bene. Mi sento quasi felice, nel mio habitat. Domani devo prendere dieci.
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Mettevo il rossetto rosso
General FictionMartina è una ragazzina che ha appena compiuto diciott'anni e ha perso il suo punto di riferimento più caro. Il suo dolore la porta ad inseguire la perfezione a scuola, nello sport e nella danza. Un compromesso segreto con il suo amico Wa-l-ter che...