Bicchiere

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Non ricordo precisamente quanto tempo sia passato da quando ricevetti la lettera, ma qui il tempo sembra passare diversamente, non so se sia il peso dei miei ricordi, il peso che mi porto dietro, ma qui a Silent Hill è tranquillo, quella tranquillità che tanto piaceva a Mary. Guardai oltre il parapetto alle porte di Silent Hill, a quanto pare avevano sbarrato tutte le porte, nessuno poteva più accederci. Avevo passato una settimana con Mary in vacanza, sembra esser cambiato tutto da quel momento. Un'ingente nebbia mi abbracciava in quel silenzio che sembrava assordante, mi sentivo completamente immerso nei miei pensieri. Nessuna macchina, nè rumore, nessuno che mi parla a lavoro, c'ero soltanto io lì. Mi avvicinai a delle scale che mi avrebbero portato, sperando, ad un sentiero per la città. La lettera indicava un preciso posto dove andare. Lo ricordavo, nonostante la mia mente sembrava come offuscata, come quella nebbia. Prima di scendere dalle scale notai un bicchiere di carta, di colore rosso, lo presi tra le mani, aveva delle decorazioni natalizie sopra, leggermente sbiadite.

Molti anni fa

Buttai la penna sulla scrivania stufo e mi passai una mano sulla fronte fino a coprirmi gli occhi. Non potrò mai rispettare la scadenza. Mi alzai dalla mia scrivania e andai verso il cubicolo del capo bussando per poi entrare.

«Sunderland?» Chiese lui alzando un sopracciglio.

D'altronde non andavo spesso a parlare con lui, o con altri colleghi in generale.

«Credo che non riesco a sistemare la scadenza che mi ha dato» dissi con un tono di imbarazzo.

«Perché mai?» Chiese lui alzando le mani

«Non riesco a risolvere il problema» affermai guardando in basso «Ho bisogno di più tempo per trovare una soluzione»

«James... Ma spero tu stia scherzando?» affermò lui alzandosi e mettendomi una mano sulla spalla «Sono sicuro che ce la farai, cerca di rispettare i termini, è un lavoro importante mi fido ciecamente di te»

«Io potrei... Non riuscirci» insistetti mentre mi cacciava dall'ufficio.

«Invece ci riuscirai, James» affermò infine cacciandomi.

Mi passai una mano sul viso. Dovevo sicuramente passare delle ore in più, che non saranno retribuite assolutamente. Guardai l'orario ed era ora di staccare, per quanto staccare significhi continuare il lavoro a casa. Mi avvicinai alla mia scrivania per prendere le mie cose finché non si avvicinò Phil Salander alla mia scrivania.

«James» disse lui sedendosi su di essa.

«Phil?» risposi rimettendomi il soprabito.

«Il capo ti ha dato una scaldata, eh? Credo di non averti mai visto arrabbiato» affermò lui ridendo

«C'è una scadenza che non riesco a rispettare ma a quanto pare devo trovare un modo per rispettarla comunque» mi lamentai sospirando.

«James, sai di cosa hai bisogno?» mi chiese Phil guardadomi

«Di tempo?» risposi sistemando la valigetta

«Di una vacanza» disse beccandosi un'occhiataccia «no, dico sul serio James. Veramente ti fai sfruttare come un miserabile qui perché sanno che non ti imponi mai. Non ti fare usare così da quell'idiota di Bill»

«Non mi impongo mai? Perché dovrei?» affermai guardandolo.

«Senti, tu devi assolutamente scioglierti.» disse scrollandomi una spalla «Senti, da me ci sta una festa proprio adesso, qui avevo dimenticato il cellulare, non capisco cosa ci fai ancora qui poi, te li pagano gli straordinari?»

«Phil veramente, non sono il tipo da feste e anche se volessi sono esausto» cercai di spiegare.

«Dai James! Te lo giuro, ci sono solo quelli del quartiere e alcuni amici di infanzia. Ti prego, una volta, solo una!» Mi implorò lui

Past Memories (Silent Hill 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora