Prologo

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Premessa:

Io questa la chiamo terapia d'urto.

(Oggi è il 18 settembre e ieri ho pubblicato l'ultimo capitolo di I'm Your Happily Ever After.)

Invece che rimanere nella mia piccola fossa di disperazione e mancanze emotive, ho deciso che il modo migliore per andare avanti in questo mondo di difficoltà è dare al popolo quello che aspetta da mesi: LEI. Questa storia mi piace davvero tanto, è uno dei miei Harry migliori, e c'erano così tante cose che non andavano, prima, oltre la scrittura che in due anni -credo- sia notevolmente migliorata. Ho dato una sistemata a quei buchi di trama che mi grattavano il cervello ogni notte, e anche se ci ho messo più del previsto (e ho anche aggiunto quattro capitoli), finalmente è tornata in pista e ne sono davvero, davvero contenta.

IYHEA è stata una delle trame più corpose e impegnative per storia, capitoli e tempo, quindi un'altra ragione di questa pubblicazione repentina è non rimanere troppo su questa storia, non quando 1) non è nuova, 2) mi manca un capitolo e mezzo e l'ho finita, quindi ne ho tredici pronti, 3) la aspettavate tutti. Insomma: vi bombardo :).

Dato che ho acquisito un po' di followers da quando questa storia è stata dietro le quinte, se non l'avete mai letta: benvenuti! Questo è l'Inferno! Giuro che a breve vi darò una storia carina e divertente, ma non è assolutamente questo il caso.

E nemmeno per From The Dining Table.

Sì. Insomma, questo periodo dell'anno porta sempre certe storie. Non so quanto sia davvero colpa mia, a questo punto.


*


The Death took the Heart, the Sea took the Pirate.








Lo sta osservando da un paio di giorni, e non ha ancora ben capito cosa ci faccia, lì.

Sa che i vecchi, soprattutto i vecchi pirati, non dormono mai, sentono il lento sciabordio dell'acqua nelle vene e nelle pieghe delle ossa, che li distrae dal sonno. Ma quella sembra un'abitudine, quasi un rito segreto, l'anziano ha trascinato uno sgabello con una gamba dismessa sul ponte e, poggiato al suo bastone arrotolato su sé stesso, si è messo ad aspettare, le mani una sulle altre strette al pomolo, il mento rugoso lì, gli occhi azzurri vigili. Non si muove, non parla, al primo sentore di alba, tiepida e rassicurante contro i morsi della notte in pieno oceano, scende sottocoperta e dorme fin dopo mezzogiorno, recupera quello che può e parla con il resto dell'equipaggio, lo addestra, dona la sua propria esperienza. Cena e da capo, si siede e aspetta. Ogni notte. Ma non succede niente.

Ha chiesto al capitano, lui dice che è una regola non scritta dei pirati. Mai separare un uomo di mare da casa sua. Se ha chiesto asilo, qualsiasi sia il motivo, che volesse semplicemente arrivare fino alle Indie o solo rivivere ricordi lontanissimi, non sono affari di nessuno se non suoi. Ma il ragazzo sa che c'è di più, lo vede nella determinazione di quell'azione che scandisce la fine della giornata, che va avanti da quasi una settimana, a cui aveva assistito prima di dormire, sempre più curioso.

Trascina una seggiola, si siede alla destra dell'anziano uomo, la luna e l'ombra dell'albero di mezza rendono i loro contorni fatti di ombre e scaglioni di pelle tirata e indurita dal sole. Il giovane chiede a bassa voce: ''Posso chiedervi che state facendo?''

La voce salata, vecchia, risponde pronta: ''Aspetto.''

L'altro guarda la distesa dell'oceano davanti a loro, pulita e senza nuvole, calma, ma con onde placide mosse da un vento di favore. Scirocco caldo, non è mai un buon segno. Ai pirati non piace, lo scirocco, porta guai, rimesta il sangue. Domanda comunque: ''Aspettate chi?''

Once Upon a Poisoned Heart ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora