Capitolo Undici

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(TW: omicidio volontario)

Mentre Louis è sul ponte principale a giocare a carte con gli altri, la porta dello studio del capitano si apre, e pur non volendo la sua schiena si tende. Rimane immobile a fissare la mano che gli è capitata, mentre l'Avvelenato ispeziona la nave con occhi indifferenti: lo trova immediatamente, e la cosa gli fa male. Immensamente. Robin, che era impegnato con alcuni marinai a riporre delle vele che avevano cambiato, compito infame che gli aveva assegnato Niall, abbandona il lavoro per mostrarsi: in fondo, è l'ora in cui di solito lavorano alle carte nautiche. A giudicare dal sole, circa le tre del pomeriggio, direbbe Louis.

"Sono qui, capitano" è tutto quello che dice. Mida, al fianco di Louis, ride nella sua stessa spalla. Louis stesso si decide a lanciare una carta sul tavolo mentre, a dispetto di tutto, sente:

"Louis? Sali."

Tutti rimangono in assoluto silenzio, e solo Robin si volta di scatto verso di lui. Louis (è masochista e stupido e non ha senso, eppure ne è assuefatto) deve trattenere le sue labbra dal piegarsi, mentre cede le carte con gesto pacato, rivelando la mano vincente. Il sole gli bacia la schiena e Lionel brontola alla vista di quello che ha lasciato sul tavolo. Quando è abbastanza vicino a Robin, dice con tono accorato:

"Forse vuole l'opinione di un professionista prima che tu salga a fare qualche danno irreparabile. Non vorrei schiantarmi su una scogliera con una nave così bella" e non si spreca nemmeno ad osservare la sua reazione, sale le scale leggero come una nuvola, rallentando il passo agli occhi del capitano su di lui. Non dice una parola e attende che Harry faccia marcia indietro per entrare nello studio, e solo in quel momento lo segue. Parla quasi immediatamente: "Non dovresti provocarlo. È un ignorante e non hai idea di cosa potrebbe fare."

"Sono in grado di batterlo."

"Non voglio disordini o schieramenti sulla mia nave" Louis è ancora in piedi poco dopo la porta chiusa, Harry ha superato la scrivania per sedersi, e lo guarda gelidamente "Quindi, il mio è un ordine."

"Come preferisci, anche se credo che nessuno qui sia davvero dalla sua parte. Sembra che abbia fatto un torto o quantomeno abbia irritato tutti. È che mi preoccupa sentire che un ignorante mette le mani sulle carte che ci tengono in mare. Si muore sempre per mano degli stupidi."

Il capitano non esita a rispondere: "Per me il vecchio cartografo è come morto, quindi avevo bisogno di un sostituto."

A questo Louis non sa come rispondere, visto che le parole di Harry sono state come un colpo mortale: potrebbe aprire la bocca e ne sgorgherebbe sangue. Quindi, preferisce non dire una parola, il corpo che formicola alla ricerca di un posto sicuro, un cantuccio in cui nascondersi. L'unica soluzione gli sembra camminare lentamente fino a raggiungere Harry, le sue gambe, la sua stretta: ha sempre paura che lo rifiuti. Nell'ultima settimana, periodo passato dalla prima volta che sono rimasti chiusi lì dentro, non ha chiuso occhio al pensiero di Harry che improvvisamente allunga le mani per spingerlo via, perché persino l'alone di novità sulla pelle di Louis l'ha stufato. Per un attimo, nello stare semplicemente lì, su di lui, nemmeno respira, e solo quando sente un paio di braccia stringerlo riprende, nascondendo la testa nel suo collo: avena. Harry profuma di avena in maniera quasi aggressiva. Sorride, a quello, parlando con le labbra a un passo dal suo collo: "Non mi piace parlare di lui."

Harry ha ancora una passione per la sua schiena: ci passa le dita, trovando le valli della sua spina dorsale, come se usasse la composizione del suo corpo per trovare riposo. Lo faceva anche prima. Louis lo adora. "Eppure lo fai sempre" è la risposta pacata, arrochita da come Louis sta mordendo la pelle sotto il suo orecchio, senza impegno, solo per il gusto di farlo.

Once Upon a Poisoned Heart ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora