Scontrarsi per ri-trovarsi

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Perché sei tornata?
Perché proprio ora?
Hai qualcosa in mente?
Sei sparita per tutto questo tempo.
Adesso vuoi incasinarmi i pensieri?
Grazie, ma no grazie.
A questo sono davvero molto brava anche da sola.

Quella mattina c'era qualcosa di strano. Lo sentivo nell'aria, nelle persone che mi stavano attorno, nelle cose.

"Voci?"
"Non sono voci Alex, è una voce, la mia. La sento costantemente"
"Frena, non capisco...da dove ti parla esattamente?"
"Non ridere Alex! È una cosa seria. Questa voce mi ha accompagnata per una parte precisa della mia vita, ci sono troppe cose legate a questo e adesso è tornata"
"D'accordo, ho capito. Però sono serio, che tipo di voce è? Sono un medico potrei avere una spiegazione"
"Non c'è spiegazione a questo. È come se un altoparlante si rivolgesse a me, ma lo sentissi solo io, e da una precisa direzione dall'alto. E chiunque mi guarda pensa che sia pazza"
"Capisco..."
"Ascolta Alex, è davvero necessaria questa cosa?"
"Si Dem, ti prego, mi faresti un favore enorme. Tra un'ora ho un'intervento e le visite post operatorie. Magari più tardi passa in ospedale, con l'occasione mi lasci il pacco e facciamo una visita"
"Ti ringrazio ma no...comunque sto andando"
"Grazie mille Demet sei un angelo"

Un viaggio in auto per arrivare all'aeroporto di Charles De Gaulle per prendere quello stupido souvenir per Alex e chissà quale delle sue tante conquiste.
Ma non avevo nulla di che da fare, a volte una strada lunga e musica alta è solo ciò che ti fa stare meglio, e aiutare un amico è sempre la cosa giusta da fare.
Ero intenta a scegliere la cosa giusta da comprare.
Dopo fila per i controlli, i controlli, e i negozi non avevo forse il diritto di un po' di tranquillità?
No, dovevo prevederlo, stupida Demet.
Mi scontrai con qualcuno, mi cadde a terra quello che avevo in mano

"Stai più attenta quando ti muovi"

Come un brivido mi passò lungo la schiena.
Non era solo lo scontro, era quella frase ad avermi scossa. La voce che avevo sentito, il ricordo che mi era venuto in mente.
Non mi sentivo bene, ma fu più forte di me non girarmi.
Ma quando lo feci vidi solo un mucchio di persone passarmi vicino, era così affollato.
Chiunque fosse, persi la percezione di lui.
Ma ero così sicura fosse lui, e questo mi spaventava.
Mi sentivo come in un vuoto infinito circondata da persone.
In un attimo, con una sola frase, mi aveva annullato.
Non importa chi fosse, magari non era nemmeno lui, anzi ne sono certa, sono solo paranoie, lui non si avvicinerebbe nemmeno lontanamente alla Francia, eppure chiunque fosse stato a dire quelle parole, mi aveva annullata.
Solo dopo alcuni minuti di fermezza assoluta riuscii a muovermi, decidendo che sbrigarmi a prendere quel regalo e andare via fosse la cosa migliore per me.
Mi diressi in ospedale per cercare Alex

"Arizona sai dove posso trovare Alex?"
"Ehi, e tu che ci fai qui?"
"È una storia lunga, dov'è?"
"Sta visitando un paziente su, ma tu stai bene? Sembri sconvolta"
"È tutto okay...lo aspetterò lì, puoi avvisarmi quando finisce?"
"Certo"

Mi misi a sedere su una sedia d'aspetto e ovviamente, aspettai.

"Dem"
"Alex, ciao"
"Vieni andiamo nel mio ufficio"
"Non ho tempo, tieni il tuo regalo"
"Solo cinque minuti, per favore"
"Dico davvero, non posso."
"Che ti prende?"
"Niente, prendi questo regalo che devo andare Alex, ti prego"
"D'accordo...sicura di star bene?"
"Si, dai ci vediamo"

Guidai verso casa, il mio unico obbiettivo era arrivare lì, per essere sicura, protetta.
Il mio telefono continuava a squillare ma non avevo ne la testa ne l'intenzione di leggere messaggi o rispondere a chiamate, dovevo sbrigarmi.
Con il senno di poi avrei dovuto leggere quei messaggi che dicevano
"Demi dove sei?"
"Non tornare a casa"
"Dem rispondi al telefono"
"Resta in negozio"
"Dimmi dove sei"
Ma li lèssi solo in serata, purtroppo.

 𝐒𝐄𝐍𝐈 Ç𝐎𝐊 𝐒𝐄𝐕𝐈𝐘𝐎𝐑𝐔𝐌 | 𝐓𝐈 𝐀𝐌𝐎 𝐂𝐎𝐒Ì 𝐓𝐀𝐍𝐓𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora