2. In anticipo

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La sveglia suonò presto. Oggi sarebbe stato il primo giorno nella nuova scuola. O meglio un altro ennesimo primo giorno, in un'altra scuola, in una nuova città. La divisa era appesa nell'armadio già dal giorno prima, pulita e stirata.

Dopo averla indossata, Izuku provò a sistemare i suoi folti capelli ricci color del prato, ovviamente senza successo.
Si affacciò dalla finestra della sua stanza che dava sul giardino. Era ancora troppo presto, il sole doveva ancora sorgere, ma il chiarore del mattino già mostrava le sue prime luci. Tutto intorno a lui ancora dormiva, così sembrava valere anche per i fiori. Provò a fare sua quella quiete, a sostituirla con il terremoto che portava nel petto da quando aveva sentito quella dannata sveglia.

Il suo sguardo si fermò sul riflesso troppo nitido della sua figura sulle vetrate della finestra. D'istinto portò la mano a toccare la base del collo, sul quel piccolo lembo di pelle rialzata. Sistemò meglio il colletto della divisa per rendere meno visibile quel marchio, che lo costringeva a non dimenticare.

Poi qualcosa tra quei cespugli, in giardino, si mosse. Izuku pensò melodrammaticamente ad un serpente e, nonostante fosse a metri di distanza, ad un piano di più alto, dietro una finestra, chiuso in camera, il suo cuore sobbalzò e il suo corpo fece come per saltare lontano un chilometro.
Ritornato in sé, sembrava effettivamente molto strano, a quell'ora, per di più non avrebbero dovuto esserci in quelle zone animali del genere. Così prese coraggio e, uscendo silenziosamente dalla sua stanza, si diresse verso la porta che conduceva al giardino.

Il cespuglio continuava ad avere vita propria, si muoveva sempre più con forza ad ogni passo che Izuku faceva e fu tentato davvero di tornare in camera e chiudersi a chiave. Poi un suono lo fece fermare. Un miagolio. Poi un altro, e un altro ancora. Abbassandosi tra i rami, il serpente mangiauomini che Izuku tanto temeva si era trasformato in un piccolo e dolce gattino, intrappolato alla base del roseto.

Notò che aveva il collare incastrato e per questo motivo non riusciva ad uscire da quella trappola fatta di spine.
"Tranquillo piccolino, adesso ci sono qui io"
Izuku si slaccio il bottone del polso della camicia e si tirò su la manica. Non poteva strappare la divisa nuova, la madre lo avrebbe ammazzato. Con lentezza avvicinò la mano al gattino, che titubante e spaventato all'inizio cercò di scansarla alzando le zampe come per difendersi. Così Izuku provò ad allentare i rami vicino al collare e la cosa funzionò, non senza però qualche piccolo taglietto, roba di poco conto. Il felino era libero e per ringraziarlo si avvicinò al braccio del ragazzo facendogli le fusa e leccando le mani ferite.

A quel gesto di dolcezza, Izuku per un istante dimenticò tutto. Prese il gattino tra le sue braccia per assicurarsi che stesse bene e lo avvicinò al viso per guardarlo.
"E tu da dove sarai sbucato, mh?"
Aveva il manto striato, che alternava bianco, arancio e oro. Un musetto dolcissimo e degli occhi verdi. Avrebbe potuto avere forse pochi mesi visto quanto era piccolo. In ogni caso, era già innamorato.
"Mia madre mi ucciderà"
Sapeva perfettamente che gli animali erano banditi. Non si potevano di certo mettere negli scatoloni durante i traslochi. Per di più non poteva affezionarsi, sarebbe stato più duro lasciarli di quanto non lo fosse già e di certo non li avrebbero mai abbandonati. Ma non poteva lasciarlo lì, al freddo, da solo. Oltretutto quel collare non portava un nome, né un numero da poter contattare.


Si alzò ormai certo della decisione da prendere e con il piccolo felino tra le braccia si diresse nuovamente in camera sua. Prese una ciotolina e la riempí con dell'acqua, che il piccolo gattino bevve in un secondo. Probabilmente era finito in quei rami in cerca di qualcosa da mangiare.
"Cerca di fare il bravo, io tornerò più tardi. Forse se non combiniamo guai, ci salviamo entrambi dal finire fuori casa"
Detto questo lo accarezzo sulla testa e scese in cucina per fare colazione come se niente fosse.

La madre si era già svegliata.
"Buongiorno, Izuku! Questa divisa ti sta benissimo!"
Non ci aveva fatto neanche caso, ma gli sembrava comunque comoda, anche se non trovata l'utilità di indossare una cravatta a scuola, per quanto fosse abituato ad indossarla per molto tempo.

Si sedette a tavola, davanti a lui una marea diversa di piatti. Strabuzzò gli occhi davanti tutto quel cibo.
"Forse ho esagerato a far preparare tutte queste cose, però ho pensato che dovessi metterti bene in forza per affrontare questo primo giorno" Inko sorrise guardando il figlio.
"Mamma sto andando a scuola, non in missione suicida" rise, o quasi.
La madre si preoccupava davvero troppo, però ne era felice, infatti cercò di mangiare quanto più potè, fino quasi a scoppiare, sperando di farle capire quanto le era riconoscente. Prese anche qualcosa di nascosto da mettere nello zaino, lo avrebbe portato dopo al suo nuovo amico, anche se ora come ora era finito quasi alla fine della lista di cose da fare per sopravvivenza a quella giornata.

"Ho una sorpresa per te, spero ti porti fortuna. Ti aspetta fuori" gli disse la madre, mentre lui si alzava una volta finito di mangiare. Si avvicinò per salutarla e le diede un bacio sulla guancia.
"Grazie, mamma. Ci vediamo dopo!"

Scese le scale dell'ingresso, prendendo il suo zaino, e l'auto che lo avrebbe portato a scuola era già li ad aspettarlo.
"Gran Torino!" urlò Izuku per la sorpresa. Un uomo in abito rigorosamente lucido e nero, così come la macchina, lo aspettava in piedi vicino allo sportello aperto. Non si aspettava di incontrarlo e ne era davvero felice. Era l'autista della famiglia sin da quando Inko si era sposata con Toshinori, successivamente era diventato l'autista personale di Izuku, soprattutto da quando aveva iniziato la scuola. Lo conosceva bene, Izuku amava parlare con lui durante i viaggi, soprattutto durante i traslochi, e Torino sapeva che era un modo per distrarsi da tutti quei pensieri. Era una persona discreta, ascoltava Izuku e lo consigliava, per come poteva. Per lui, d'altronde, era come uno di famiglia, quasi un nipote e da allora si era aggiudicato quel soprannome, che non sembrava dargli fastidio.

Gli corse incontro e lo abbracciò.
"Quando sei arrivato?" gli chiese Izuku.
"Stamattina presto. Mi ha chiamato tua madre. Com'è andato il viaggio ieri?"
"Di certo non come se ci fossi stato tu!" risero leggermente insieme. "Non sono riuscito a dormire per niente durante il viaggio e l'autista continuava a sbadigliare, per di più non ha detto neanche una parola!"
"Forse sapeva quanto ti piace parlare, signorino Izuku!" lo prese in giro quel signore bassino. Il verdino arrossì leggermente, sapeva quanto potesse essere logorroico a volte. Era una sua caratteristica.
"Forza, sali in carrozza! Altrimenti arriveremo tardi il tuo primo giorno!"

Il tragitto fino a scuola non era lungo, anche se la nuova villa era comumque fuori città, ma quella mattina al ragazzo era sembrato addirittura troppo breve. Durante tutto il tratto, entrambi rimasero in silenzio, Izuku cercava una pace a quella leggera ansia che, come ogni volta da anni, gli attanagliava lo stomaco. Pensò che forse avrebbe dovuto evitare almeno la torta al cioccolato. Come sempre, Gran Torino fermò l'auto distante dall'ingresso. Sapeva che ad Izuku desse fastidio venir visto in quelle macchine lussuose. Non voleva che i compagni lo prendessero in giro o cominciassero ad avere dei pregiudizi nei suoi confronti, o forse semplicemente voleva sembrare un normalissimo liceale.

Izuku rimase qualche minuto immobile ad ascoltare il rumore della macchina accesa, ferma accostata al marciapiede. Erano in anticipo.

"Andrà bene, ma se non ti togli quell'espressione depressa dal viso ti accompagno personalmente in classe mano nella mano!", gli disse Gran Torino dalla guida.
Izuku alzò lo sguardo e gli sorrise attraverso lo specchietto retrovisore.
"Un pò meglio, devo aggiungere il bacio sulla guancia come saluto?"
Il ragazzo allora rise davvero. "Per carità!" lo salutò continuando a ridere e con un pò più di coraggio aprì lo sportello dell'auto.
"Signorino, ci vediamo sempre qui, alla fine delle lezioni" Dal posto del guidatore, Gran Torino fece un pollice in sù di incoraggiamento finale. Izuku lo ringraziò e con un sospiro scese dall'auto.

SlamDunk ~ BakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora