Le urla del palazzetto furono così forti che il pavimento liscio sembrò quasi volesse spaccarsi sotto i piedi di Izuku. Era successo tutto troppo velocemente, ma l'unica certezza che aveva il verdino in quel momento, e in realtà tutte le persone presenti in quel luogo, era la direzione che stava prendendo il capitano della squadra: gli spogliatoi.
Vane furono le proteste di alcuni giocatori, vane furono le urla dello stesso Bakugo, vano fu il tumulto furioso di tutti coloro che erano seduti sugli spalti che sembravano voler crollare come un vulcano dopo un'eruzione sul campo. Il biondo era stato cacciato dal proprio allenatore.
Il primo tempo era stato tutto completamente a favore della squadra di casa. L'entusiasmo si poteva quasi accarezzare sui volti delle persone. Tutto il gruppo delle cheerleaders guidava i cori esultanti per i Doragon. Izuku inizialmente era stato assalito dal panico da palcoscenico. Il suo meraviglioso sorriso da attore era stato inabissato infondo a chili di ansia, ma quando aveva intravisto gli occhi verdi di sua madre tra la folla, venuta lì ad incoraggiarlo, decise che avrebbe dato il suo meglio anche per lei oltre che per la squadra.
Inko in realtà sapeva che quella scelta era stata la sua e l'aveva accettata, anche se un po' sorpresa, con profondo entusiasmo. Era felice che suo figlio potesse stare insieme e legare con i suoi nuovi compagni di classe, nonostante la sua timidezza.
Con un primo tempo così perfetto l'animo dei giocatori si scaldò ancora di più. Izuku aveva appena finito la buffa coreografia che accompagnava l'ingresso in campo della squadra per il secondo tempo e si stava dirigendo verso la panchina per salutare Shoto, quando sentì delle urla familiari provenire dal bordo campo e il rumore di una bottiglia di plastica che si schiantava al suolo.
Bakugo e un componente della squadra avversaria si fronteggiavano con il volto a pochi centimetri di distanza, pronti quasi a prendersi alle mani. Kirishima e parte dei compagni accorsero per separarli sotto gli occhi infuriati di Endeavor. Il biondino continuava a sbraitare arrabbiato anche contro l'allenatore, mentre l'altro ragazzo si allontanò con un sorriso fiero sul volto.
"Neito Monoma. È un ex compagno delle medie di Bakugo. È un deficente e sa come farlo arrabbiare per bene."
Shoto si era avvicinato ad Izuku, rispondendo alle sue domande mentali.Da lì le cose cominciarono a precipitare. In ogni occasione i due si scontravano, più per colpa di Monoma che del biondino stesso. Il tutto esplose quando, senza farsi vedere dagli arbitri, l'avversario gli tirò giù una fascia logora che Bakugo portata al braccio. Per quel gesto il biondo si infuriò in un modo senza precedenti e l'allenatore non riuscì a lasciar correre l'accaduto.
"Sono stanco del tuo carattere, per oggi hai finito!"
"Non puoi farlo, cazzo!"
"Porta il tuo culo fuori dal campo, adesso!"Con il volto rosso di rabbia, Bakugo andò a chiudersi negli spogliatori, continuando ad urlare contro chiunque gli rivolgesse la parola. Il secondo tempo fu un disastro. Così come il terzo. I Doragon avevano perso la loro luce.
Sotto quell'atmosfera, qualcosa scattò dentro Izuku. Come una bomba a cui viene accesa la miccia. Stringe i pugni facendo diventare bianche le nocche delle mani.
"Coach!"
Endeavor si girò incredulo sentendo quella voce. In quel momento probabilmente neanche sua moglie avrebbe avuto il coraggio di chiedergli un bicchiere d'acqua, figuriamoci se voleva perdere tempo con quel ragazzino aiutante della squadra. Ma Izuku era sempre stato un po' masochista e suicida.
L'allenatore si abbassò leggermente alla sua altezza senza proferir parola. Lo guardò quasi incenerendolo. Il verdino sembrò farsi più piccolo. Incassò leggermente la testa nelle spalle e si pentì neanche dopo un secondo di aver dato fiato ai suoi pensieri. Non riusciva a reggere il suo sguardo, così cominciò a guarda in più punti attorno a sé."Hai bisogno di qualcosa?"
Il respiro caldo del rosso quasi gli sfiorò il viso, tanto era vicino. Si vedeva visibilmente si stesse trattenendo. Izuku deglutì rumorosamente.
"C-coach.. i-io.."
Non sapeva cosa dire. Tutto quello che era successo gli sembrava ingiusto, ma al momento non riusciva ad esternare a parole i suoi pensieri, con quei due occhi ghiaccio che lo fissavano.
"Non farmi perdere altro tempo"
E mentre l'uomo si voltava per tornare a seguire la squadra, l'aria uscì dai polmoni come un tuono.
"Lei sta facendo un grosso sbaglio!"
L'allenatore si rigirò lentamente con i pugni serrati, probabilmente pronto a divorarlo.
"Probabilmente ha ragione a volerlo punire, ma così farà un torto a tutta la squadra! Si sono impegnati tutti così tanto per poter vincere questa partita, allenandosi duramente in queste settimane e senza il loro capitano andrà solo peggio! Lo vede anche lei come sono le loro facce! Abbiamo fatto punti solo sui falli che ci facevano mentre noi non stiamo più andando in offensiva! Katsuki sarà anche una testa calda, ma la squadra ha bisogno di lui e del suo carattere. E poi è stato quel ragazzo a stuzzicarlo, lo ha visto! Se non lo avesse spinto e insultato probabilmente non avrebbe reagito così. Abbiamo già perso questa partita nel momento in cui lui è entrato negli spogliatoi! Lo potrà punire all'ultimo minuto dell'ultimo tempo e potrà punire anche me, ma li faccia vincere!"Interruppe quella cascata di parole come se nella tua testa fosse comparso improvvisamente un cartello di pericolo. Il danno era fatto. Non poteva fuggire e neanche l'armadio che portava a Narnia lo avrebbe potuto salvare. Era troppo tardi anche per rendersi conto che la sua testa aveva portato alla luce troppi pensieri tutti insieme. Stavolta non sarebbe sopravvissuto con una semplice punizione. Pietrificato, continuò a guardare davanti a sé. Gli occhi cominciarono a pizzicargli. Passarono secondi interminabili in cui sembrò che anche il palazzetto si fosse zittito.
"Shoto"
Richiamò il ragazzo seduto in panchina che in realtà stava seguendo dall'inizio tutta la scena, pronto ad intervenire. Intanto continuò a tenere lo sguardo fisso quel nanetto con i capelli verdi dagli occhi troppo lucidi.
"Vai a chiamare Bakugo e digli di rientrare"
Il bicolore si alzò titubante, il volto impassibile nascondeva un velo di sorpresa.
Izuku guardò incredulo prima il compagno e poi l'allenatore, sgranando gli occhi. Gli parve quasi che quest'ultimo avesse sorriso in un ghigno prima di tornare a guardare il campo da gioco. Il verdino rimase immobile mentre Shoto scattò in direzione degli spogliatoi, passando al suo fianco, rallentando appena per toccare la sua spalla."Izuku ti senti bene?"
Era ritornato traballando verso il suo gruppo. Mina Ashido si avvicinò al verdino preoccupata. Aveva cambiato colore del viso, era diventato un lenzuolo."S-si.. D-devo andare un attimo al bagno.." cercò di sorridere forzatamente, mentre le rispondeva per tranquillizzarla.
Si diresse correndo verso il tunnel d'ingresso del palazzetto in quel momento privo di persone. Le gambe cedettero e ancora gli tremavano. Si appoggiò al muro dietro di lui e scivolò a terra senza forze. Ancora non credeva a quello che era appena successo. Come avesse fatto a rimanere impassibile davanti a lui, davanti quell'uomo che gli ricordava il suo vecchio padre e lo avesse fronteggiato. Si sentiva fiero. In lontananza sentì un boato di acclamazione. Molto probabilmente il capitano era rientrato in campo e sapeva che adesso si ricominciava a giocare.
Si rannicchiò con le gambe al petto, nascondendosi con il viso tra le braccia e scoppiò in un pianto liberatorio.
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SlamDunk ~ BakuDeku
Fanfice se la strada di un ragazzo dai capelli ribelli e verdi, appena trasferito in una nuova città, si incrociasse con quella di un bel bulletto della scuola, capitano della squadra di basket? e se entrambi, come in una partita, scoprissero di non esse...