8. Allenamento

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Usciti tutti dalla classe, tranne i due ragazzi in questione, Aizawa socchiuse la porta dell'aula e consegnò a loro due fogli di carta. Bakugo era tornato a sedersi rumorosamente sulla sua sedia e non aveva neanche preso il foglio in mano, gli gettò solo uno sguardo annoiato, allungando il collo. Era il programma della loro punizione.
In realtà non era altro che una tabella divisa per settimane, in cui si doveva segnare un orario di inizio e di fine. Izuku però si accorse che il foglio che aveva in mano non corrispondeva al suo, bensì a quello del compagno. Guardò il professore perplesso pronto a parlare, ma quest'ultimo lo anticipò, sospirando di noia.
"Su questi fogli ci sono i dettagli di quello che vi spetta fare per i prossimi mesi. Sarò io a controllarvi. Ma in realtà ognuno di voi controllerà che l'altro faccia quello che è previsto nel programma e io metterò la mia firma alla fine di ogni giornata. Così sono le direttive del preside." Il professore sbadigliò rumorosamente una volta finito di parlare, intanto si diresse verso la porta e continuò.

"Oggi ci sono gli allenamenti della squadra, vi accompagno in palestra."
"Conosco perfettamente la strada, vado da solo!" urlò il biondo che si alzò bruscamente dalla sedia e, raccogliendo il suo zaino e il foglio, uscì dall'aula.
Aizawa lo seguì sospirando, anticipando Midoriya. Non aveva proprio voglia di stare dietro a questa cosa, soprattutto a quel ragazzo fin troppo turbolento per i suoi gusti ma come sempre il preside lo aveva incastrato, ricordando il suo ruolo di educatore con un monologo infinito. Non che potesse sottrarsi alla cosa, in ogni caso.

Izuku fu lasciato dal professore agli spogliatoi, ormai vuoti visto che i ragazzi erano già tutti in campo, accordandosi con lui che sarebbe passato per la firma una volta finiti gli allenamenti.

Mentre infilava la sua tuta, il verdino cominciò a pensare. Durante la pausa pranzo aveva in realtà fatto un po' di domande ai suoi amici, soprattutto riguardo al suo vicino di banco. Aveva scoperto che era il capitano della squadra di basket della scuola, dimostrando già da subito il suo talento straordinario in campo, oltre al suo temperamento ribelle che a volte aveva causato qualche danno durante le partite.
Tutta la squadra si allenava tre volte a settimana dopo le lezioni, questo implicava che gli altri due giorni li avrebbero usati per le ripetizioni pomeridiane. Inoltre, la squadra faceva anche partite in trasferta se capitava, spostandosi per due o tre giorni. Lo stesso valeva per il gruppo delle cheerleaders, che si esercitava spesso durante gli allenamenti della squadra, che seguiva in tutto e per tutto. Ovviamente le componenti erano per la maggior parte ragazze e Izuku non sapeva proprio come poter essere utile con il suo fisico poco allenato e privo di muscoli. Nonostante questo, l'idea di un'altra alternativa gli faceva venire i brividi dalla vergogna.

Immerso nelle sue riflessioni mentali non si accorse che in realtà non era solo. Sobbalzò quando la porta del bagno si aprì sbattendo. Un Katsuki furioso ne uscì, finendo di infilarsi la maglietta del completino da allenamento. Prese un asciugamano poggiato su una panca e, accorgendosi della presenza dell'altro, si diresse pericolosamente verso il povero Izuku.
"Ascoltami bene, feccia, perché non mi ripeterò."
Gli prese il colletto della maglietta e gli si avvicinò col viso, inchiodandolo all'armadietto che si chiuse con un tonfo.
"Non mi interessa minimante della punizione. Non avvicinarti a me durante gli allenamenti. Non parlarmi. Tieni il tuo culo ad un chilometro di distanza da me. Ci siamo capiti?"
Izuku deglutì rumorosamente, pietrificato. Fece per annuire, anche se con molta difficoltà, visto che praticamente aveva due mani a stringergli forte la base del collo. Il biondo lasciò la presa e andò verso la porta.
"E smettila di borbottare come un nerd, sei fastidioso!" urlò, prima di chiudersi definitivamente la porta dietro di sé.

Izuku, rimasto immobile attaccato al suo armadietto, si riprese dopo qualche secondo portandosi le mani esattamente dove poco prima c'erano quelle bollenti di Bakugo a toccarlo, le gambe ancora gli tremavano. Come avrebbe potuto continuare ad affrontarlo? O sperare di poter fare qualcosa per cambiare la situazione? Il solo pensiero di star vicino a quel ragazzo lo terrorizzava ora più che mai. Figuriamoci parlargli come faceva con un amico. Neanche, con una persona in generale. Per di più dopo quelle minacce.

SlamDunk ~ BakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora