7. Maschera

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"Signorino Izuku, posso esserle utile in qualche modo? Sua madre la sta aspettando" uno dei maggiordomi si affacciò nella stanza, mentre Izuku era in bagno.
"No, grazie! Sono quasi pronto!" urlò Izuku, nascondendosi dietro alla porta bianca.
Appena sentì il rumore della porta della sua stanza richiudersi, sospirò e si rilassò. Riprese il pennello che aveva lanciato nel lavandino per lo spavento e continuò a passare quello strato di fondotinta sopra la parte inferiore dell'occhio, ormai livida.
Ricovery aveva ragione, l'occhio gli si era fatto nero, tanto che, quando si era svegliato la mattina successiva a quella litigata, guardandosi allo specchio gli era quasi preso un colpo. Nelle ultime notti non dormiva neanche un granchè per via del dolore al fianco, nonostante gli antidolorifici. Delle profonde occhiaie si facevano strade in quel contesto di film horror che era la sua faccia.

Così aveva preso dal suo armadio una scatolina che teneva ben nascosta da occhi indiscreti e aveva ripreso tra le mani quegli strumenti che gli permettevano da anni di mascherare oltre che la sua pelle il suo stato d'animo, sperado in un miracolo. Così con una strana sensazione nel cuore, quasi di nostalgica tristezza, era in bagno a cercare di coprire quei segni che sulla sua pelle chiara e piena di lentiggini erano fin troppo evidenti.
Ringraziò il cielo che per fortuna su internet si trovasse di tutto, anche tutorial decenti su come spalmarsi tutte quelle creme magiche sulla faccia. Una volta finito, si fermò a guardarsi allo specchio con la divisa ancora mezza sbottonata e pensò che tutto sommato avesse fatto un lavoro abbastanza decente. Non si vedeva quasi per niente, anche se il suo viso era più anemico che mai.

Qualcosa intanto si strusciava sulla sua gamba, facendo leggere fusa. Il gattino, che ormai era diventato il suo compagno di stanza, cercava attenzioni, oppure aveva semplicemente fame. La seconda ipotesi era la più plausibile. Izuku lo prese in braccio e con qualche coccola lo avvicinò al suo viso, facendo toccare il suo naso col musetto umido del micio.
"Devo ancora trovarti un nome, furbetto di un gattino"
Riempì la ciotolina rossa con qualche croccantino e uscì dalla stanza. Alla fine la madre non aveva protestato moltissimo per il inquilino. Izuku era stato abbastanza persuasivo, grazie ai suoi occhi da cucciolo insieme a quelli veri del gattino, ma sarebbe stato compito di Izuku prendersene cura. Inoltre non poteva lasciarlo girare troppo per la casa da solo, perchè altrimenti "avrebbe distrutto tutto!", gli aveva urlato, mentre Izuku tornava nella sua camera vincitore. In realtà lo faceva uscire spesso, all'insaputa della madre, sia in giardino che per casa, ma cercava sempre di essere con lui, era alquanto iperattivo e avrebbe sicuramente rotto qualcosa se Izuku non lo avesse fermato prima.

Una volta sceso per la colazione, con la madre andò abbastanza bene e riuscì a dissimulare il suo stato d'animo. Inko aveva obbligato Izuku a rimanere qualche giorno a casa per riposarsi e questo gli aveva solo fatto bene, anche se aveva allungato l'agonia del rientro.
Con Gran Torino, andò un pò peggio. Non era neanche uscito dalla porta di casa che già lo sentiva urlare e Izuku si prese per bene tutta la tiritera di grida e rimproveri per tutto il tragitto. Sapeva che lo diceva per il suo bene, era arrabbiato ma solo perchè non voleva vederlo così ferito, come le altre volte. Alla fine anche Gran Torino si sentì un pò in colpa per tutte quelle parole, guardando il viso afflitto di Izuku, tanto che arrivati nel solito vialetto si scusò con lui. Ma Izuku lo ringraziò comunque con un sorriso. Gli voleva troppo bene. Lui era l'unico, insieme a Toshinori, a conoscere la verità di quello che era successo.

Dall'interno della 1-A si sentiva già brusio, sicuramente qualcuno era già arrivato. La guancia per fortuna si era sgonfiata e il trucco aveva fatto il suo buon lavoro fino a quel momento, così il rientro in classe al livello esteriore sperava non fosse troppo traumatico, anche se stava morendo dentro. Come avrebbe affrontato la sua classe? Cosa avrebbero pensato di lui? E il biondo? Aveva davvero paura che se solo gli avesse rivolto la parola lo avrebbe ammazzato ancora di botte. E quando si sarebbero trovati da soli per le ripetizioni? Un brivido gli percorse tutta la schiena al solo pensiero. Un profondo respiro ed entrò nella sua aula.

Entrò a testa bassa, dirigendosi direttamente al suo banco, senza guardare nessuno in faccia. Non fece neanche in tempo a posare lo zaino sul suo banco che due braccia gentili lo stavano abbracciando.
"Izuku, che bello vederti! Come stai? Come ti senti?"
Ochaco si staccò dopo qualche secondo rossa in viso, con gli occhi lucidi.
"Pensavamo non tornassi più.." si era coperta il viso parzialmente con le mani.
Izuku non sapeva cosa dire, nè cosa fare. Non se lo sarebbe mai aspettato. Non si era neanche accorto che in classe era calato il silenzio e che tutti i pochi presenti lo stavano fissando. Ma non con quegli sguardi che Izuku si era aspettato di ricevere, non erano occhi che lo accusavano, che lo guardavano schifati, come rifiuto. Erano occhi felici di rivederlo. Occhi comprensivi.

Abbassò ancora lo sguardo e trattene con uno sforzo immenso le lacrime che spingevano per uscire incontrollate. Una mano calda si posò sulla sua spalla, cercando di calmare quel leggero tremore.
"Può contare su di noi, in qualsiasi momento. Mi sembra di avertelo già detto il primo giorno." Iida gli sorrise, guardandolo da dietro gli occhiali.
"Ci penso io a Bakugo, se si avvicina a te" si era intromesso Shoto, rimanendo poggiato al suo banco.
"Todo-guard in azione!" rise finalmente Uraraka, mimando un massa di karate.
"Non è ammessa comunque la violenza!" Iida fermò i salti della ragazza, cominciando ad urlare mentre la inseguiva per l'aula. A quella scena Izuku allora ride leggermente e cercò, con meno danni possibili sul trucco, di recuperare quell'unica lacrima sfuggita al suo controllo, sussurrando un "grazie" tra le labbra, che forse sentì solo Shoto. Il leggero casino si interruppe quando la prima campanella suonò e il professore Yamada, o "Present Mic", soprannome dato dagli studenti per il sua voce da microfono eccitato, entrò per la prima ora di inglese.


Mentre sistemava le sue cose sul banco Izuku non potè non notare che il banco davanti a sè era vuoto. Stava gioendo fino a qualche secondo prima, quando la porta si spalancò di botto all'esatto scoccare dell'ultima campanella, facendo passare Bakugo in prima linea, insieme a tutta la sua trucca di amici al seguito.

Sembrava quasi non avesse notato il verdino seduto al suo posto, che era rimasto con la testa china sui quaderni, pietrificato, sperando non gli rivolgesse la parola. Cosa che infatti non feci. Lo vide solo interrompere bruscamente la sua marcia verso il banco per sedersi rumorosamente sulla sedia, lanciando lo zaino di lato, come se niente fosse.

Le ore di lezione successive furono terribili per Izuku. La sedia torturava il suo fianco ancora indolenzito e non riusciva a rimanere concentrato come voleva. In più, ogni movimento che il biondo davanti a lui faceva, lo metteva in allerta, tanto che involontariamente serrava gli occhi, come in attesa in un altro pugno. Solo l'intervallo fu come ritornare a respirare. Bakugo di contro, rivedendo quel ragazzo seduto dietro di lui, era ritornato nervoso e irascibile più del solito, tanto da non voler restare un secondo in più del necessario in aula. I suoi occhi sulla schiena li aveva percepiti per tutto il tempo e si era trattenuto non poco per non saltargli addosso e riempirlo di insulti.

La campanella suonò indicando la fine dell'ultima lezione della giornata e tutti cominciarono a raccogliere le loro cose per metterle negli zaini. Poi Aizawa si schiarì la voce.
"Midoriya. Bakugo. Voi rimanete in classe per un attimo. Devo parlarvi."

SlamDunk ~ BakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora