capitolo 10.

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Ritornai alla comunità stanca, erano più o meno le due di mattina e avevo solo altre cinque ore di sonno prima di andare a scuola.

Diedi il bacio della buonanotte e rientrai in camera mia, attraverso la finestra alta.

Mi tolsi i vestiti sudati e li buttai a terra in modo brusco.

Mi guardai un attimo allo specchio: il collo era pieno di macchie rosse e le labbra gonfie.

Ero ancora stordita, mi faceva male la testa e avevo la bocca acida.

Mi buttai a peso morto sul letto, addormentandomi.

Il giorno dopo, non è che mi sentivo poi così bene.

Ero accalorata e sudavo.

La notte non sono riuscita a dormire e oggi mi sento più stanca di ieri.

Mi siedo sul letto. Vedevo tutto muoversi, gli oggetti si facevano in due.

Vedevo sfocato.

Mi alzai, cercando di mettermi dei vestiti per andare a scuola.

Le gambe erano pesanti e non riuscivo a camminare.

Subito, il senso di vomito salì su, fin sopra la gola e corsi in bagno, accasciandomi davanti al water.

Era colpa dell'alcool. Ancora non ero abituata.

Paul, che si era accorto del mio stato, corse subito da me, aiutandomi.

- sta tranquilla... ci sono io. - disse lui, mantanendo i miei capelli.

Quando finii, mi girai verso di lui, guardandolo negli occhi profondi e provando qualcosa di indescrivibile allo stomaco.

Mi scrutava, guardava i miei occhi rossi e gonfi.

Ero tutta rossa.

Mi toccò la fronte e sobbalzò.

- hai la febbre... - disse lui facendomi alzare.

- non è vero! Lasciami stare - mi rivolsi, cattiva peggio di una vipera, nei suoi confronti.

Abbassai la testa e me ne andai, lasciandolo lì impalato.

Andai in camera e presi leggins e felpa, mettendomeli.

Mi coprii il collo per non far vedere i succhiotti.

Mi dirigo verso la scuola, seguito da Paul, alquanto preoccupato.

- ciao amore... - mi venne incontro Fabio, baciandomi.

La scena fu vista anche da Paul, che rimase paralizzato sul posto.

Sbatteva gli occhi ripetutamente.

Suonata la campanella, andai in classe.

Le ore si facevano lunghe e io, non riuscivo a concentrarmi.

- tutto bene? - domandò, Fabio, picchiettando la mia spalla attirando la mia attenzione.

Annui, ma non era niente.

I minuti passarono e non riuscivo più a mantenermi. Dovevo andare in bagno a lavarmi la faccia. Faceva caldo ed ero più rossa di un peperone.

Chiesi il permesso di uscire.

Corsi in bagno ma mi fermai, cadendo a terra senza sensi.

Di lì, uscì anche un compagno di classe di Paul, che lo avvertì dell'accaduto.

Subito corse fuori, lasciando la sua classe e correndo verso di me.

Mi scuoteva, mi schiaffeggiava la faccia. Era preoccupatissimo, il cuore batteva a mille e quasi piangeva.

Mi prese in braccio, sollevando il mio corpo da terra e portandomi in infermeria.

Mi fece stendere sul letto.

Mi mise una pezza bagnata sulla fronte.

Mi accarezza i capelli, sedendosi vicino al mio letto.

Mi sistemò il cuscino e mi mise sotto a quelle morbide coperte.

Guardò il collo e strappò, delicatamente, i cerotti che mi ero messa per nascondere le macchie.

Ci rimase male, arrabbiato, quando li vide.

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Ragazzi, volevo dirvi che ho scritto una nuova storia, chiamata "-il bello di essere diversi- ". Spero che raggiunga il meraviglioso traguardo di questa storia.

La ragazza dalle lacrime di sangue.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora