THE REVENGE.
"Ecco i vostri drink."
"Grazie." Risposi flebilmente.
Il ragazzo -ehi, non ne sapevo ancora il nome- affianco a me mi propose un brindisi, e io accettai, alzando di poco il bicchiere facendolo cozzare piano con l'altro, poi bevvi un lungo sorso di quel mix di alcool che risultava abbastanza dolce.
"Allora, come mai ti sei fatto attendere così tanto?" Mi chiese il ragazzo senza scollare gli occhi dai miei per un solo attimo, nemmeno per bere.
Mi sentii arrossire e gli risposi, un po' incespicando, indeciso su cosa dire.
"Ho avuto dei problemi con il mio... Ehm... ex ragazzo." Notai un velo scuro che si posò sui suoi occhi, ma che poi fu subito sostituito dalla solita espressione allegra.
"Capisco... Se non sono indiscreto, cosa è successo?" E bevve un altro sorso, e io feci altrimenti.
"Come ti chiami?" Gli chiesi invece io, e il suo sorriso si allargò.
"Afferrato. Io sono Liam. I miei sono canadesi, ma sono qui da quando ero nella culla. E tu, ragazzo misterioso, che mi dici di te?"
Mi venne spontaneo ridere per come mi aveva definito. Insomma, non ero io quello piombato in un parco, dopo averlo aspettato per quasi un giorno per poi pagargli da bere.
"Io mi chiamo Andrea. I miei sono di qui, e io pure." E sorrisi. Lui invece rise, poi bevve un altro sorso, e io feci lo stesso. "C'è poco ghiaccio. Puoi aiutarmi?" Io sorrisi e scossi la testa, poi due cubetti di ghiaccio volarono nel suo bicchiere. Lui sorrise, squadrandoli con lo sguardo. Poi fece dei movimenti circolari con il dito sopra il suo bicchiere e tutti i cubetti di ghiaccio che aveva si scolpirono in quattro bellissimi cuoricini. Poi alzò il dito verso di me, è un cuoricino mi si avvicinò piano, sembrava incerto, quasi timido, avanzava lentamente, fermandosi ogni tanto, e nel nucleo notai una flebile luce verde che pulsava.. Beh, come un cuore. Alzai il dito e lo accarezzai. Mi scivolò sul dito e poi mi girò velocemente intorno alla testa per poi tuffarsi nel mio bicchiere. Non potei fare a meno di sorridere intenerito e poi guardai Liam. Aveva la stessa espressione che io avevo verso quel cuoricino di ghiaccio. Intenerita. Lo guardai per un po' anche io, poi mi chiese: "Fumi?"
"Si, e tu?" Fu la mia risposta.
"Si. Vieni, te ne offro una."
Sorrisi annuendo e afferrai il mio drink, alzandomi e dirigendomi verso la piccola veranda sulla facciata davanti del locale. Tirò fuori due sigarette, una se la morse tra i denti, e l'altra me la porse, già accesa. Una scintilla aveva illuminato la punta, che aveva subito preso fuoco. La infilai tra le labbra e feci il primo tiro, e poi lo guardai.
"Hai dei poteri anche tu? O meglio... Si che li hai... Ma insomma, quali?" Domandai incespicando e arrossendo.
"All'inizio avevo quello che è comunemente definito come il potere della terra. Ma è molto di più, e bla bla. Avevo due epigee, o meglio limniadi, ninfe dei prati, come guide. Poi sono morte in seguito a una battaglia." Mi intristii a quelle parole, rabbrividendo al solo pensiero di Dione e Cleio morte per causa mia. "Poi dopo quella battaglia, ricevetti il marchio degli angeli, che ho notato hai anche tu, quando ti ho visto." Annuii, e istintivamente mi toccai la schiena. Poi proseguì. "Scoprii a distanza di qualche mese che quel marchio mi aveva donato moltissimi altri poteri, quali il volo, il dominio dell'acqua, la telecinesi, l'invisibilità e altre cose, utili ma meno importanti. Ma tutto ciò ha avuto un prezzo. La mia famiglia non mi riconobbe più, mi ha sbattuto la porta in faccia, sostenendo di avere solo una figlia femmina, mia sorella. Dovetti entrare in camera di notte per recuperare le mie cose, che erano comunque al loro posto. Ci stetti malissimo. Non capivo il senso di tutto ciò, non avevo più una famiglia, avevo questi strabilianti poteri, ma non avevano uno scopo. Avrei preferito di gran lunga non averli, visto che non erano altro che un gioco, non trovavo più nemici, se così si possono chiamare, da combattere. Nessuno mi cercava. Poi apparì l'angelo. Mi prese sotto la sua protezione, addestrandomi saggiamente, e con costanza. Mi ha insegnato che i nemici c'erano eccome, ma non mi avevano ancora notato, credendomi morto insieme alle ninfe."
Pendevo letteralmente dalle sue labbra, assimilando tutto, dimenticando la sigaretta che avevo tra le dita. Mi riscossi e la riaccesi, facendo un lungo tiro.
"Mi spiace molto per le tue ninfe, anche le mie mi hanno abbandonato, ma non sono morte, mi hanno dov-" non finii la frase che un vortice d'aria scuro si alzò dal nulla intorno a Liam, sollevandolo di parecchi metri. Poi scomparve e lo lasciò cadere, ma a metà caduta due enormi ali bianche crebbero dalle spalle di Liam, che planò e torno alto in volo. Intanto mi guardai intorno, e quello che vidi mi fece spalancare la bocca. Roberto si ergeva in testa a un piccolo gruppetto di persone, ne contai tre, oltre a lui. Una era Federica, la ragazza che ci aveva salvato, uno era Nico, l'altro ragazzo da cui ci aveva salvato, e il terzo era dietro a tutti, e sembrava completamente inerme, le braccia gli ricadevano lungo il corpo, completamente abbandonate, la testa cadeva sul petto, una corta frangia gli copriva gli occhi, la schiena era curva.
Poco dopo Liam atterrò al mio fianco, ripiegando le grandi ali, che rimasero però in bella vista. Il locale si era svuotato completamente, come tutta la via. Il quartetto ci guardava, con aria di sfida. Poi Roberto ruppe il silenzio. "Ci stai provando con il mio ragazzo, sfigato." Disse guardando Liam. Lui fece un passo avanti e aprì la bocca per parlare, ma io lo fermai con un braccio. Mi feci avanti e gli dissi: "Non sono più il tuo ragazzo. Ma tu intanto ti sei fatto dei nuovi amichetti, o sbaglio? E a proposito, come sta l'altro tuo amico? Massì, quello che aveva la tua lingua, e chissà cos'altro, in gola l'altra mattina!" Dissi ridendo sarcasticamente. "Oh, facciamolo stare zitto!" Sussurrò un pò troppo forte Federica. Roberto le fece un cenno con la mano e lei sbuffò. Nico fece comparire delle fiamme tra le mani, e il ragazzo dietro alzò la testa, rivelando un forte bagliore viola che proveniva dai suoi occhi. Deglutii, senza però distaccare gli occhi da quelli di Roberto. "Non sono più la ragazzina timida che ero fino a qualche mese fa. Ora sono cresciuto, e sono molto più forte di te. Non so loro cosa ci facciano con te, e non lo voglio sapere, ma vi farò del male, uno ad uno." Dissi, facendomi più grosso di quel che in realtà ero. Magari avevo esagerato, ma non mi importava. Mi scagliai contro Roberto, evitando sassi e lingue di fuoco, con abili movimenti in aria. Ero a pochi passi, schivai per un pelo un sasso, mi scottai un dito, e una fortissima folata di vento mi scaraventò all'indietro, ma feci una capriola e atterrai a carponi. Un tavolino da caffè in ferro battuto alla mia sinistra si sollevò e si scagliò contro il gruppo, ma una luce viola lo avvolse e lo spedì contro Liam, che era però in volo e lo schivò. Federica e Nico ripresero ad attaccarmi, così decisi di passare al contrattacco. Il pensiero delle ninfe che non avevo più, al tradimento di Roberto, tutte le cose brutte che avevo subito negli ultimi anni tornarono a galla, e si trasformarono in energia. Potevo sentire il sangue che mi pompava forte nelle vene, i muscoli contratti. Mi riparai dietro un angolo, alzai le mani al cielo, e subito grossi nuvoloni carichi di fulmini si addensarono sopra di noi. Una fitta pioggia iniziò a scrosciare, disorientando tutti, e spegnendo le fiamme di Nico. Portai una mano giù e i fulmini iniziarono a cadere potenti, formando dei crateri dove colpivano il suolo. Li deviai in modo che non colpissero Liam, concentrandosi su quei quattro. Intanto il mio "alleato" volteggiava sopra di me, lanciando cose con la telecinesi e attaccando con i suoi poteri. Al culmine di un arco in volo, prima di una picchiata, le sue ali si illuminarono di viola e si bloccarono. Iniziò a vorticare senza controllo aumentando velocità. Quando stava per schiantarsi, con la mano più vicina a terra tracciai un cerchio, raccogliendo molta acqua sotto di lui, che poi si alzò come una colonna afferrandolo e attutendogli la caduta. Uscii allo scoperto e deviai un fulmine direttamente dalla mia mano al ragazzo-luceviola, colpendolo in pieno, mandandolo a terra, dove giacque fermo immobile. Nico era ora immobilizzato da una mano invisibile che lo teneva per il collo contro un muro, grazie alla telecinesi di Liam. Notai Federica che si lanciava contro di me, e Roberto che si avvicinava di soppiatto alle spalle di Liam. Gridai forte il suo nome, che si girò, individuando Roberto, che afferrò anche lui con la telecinesi, sbattendolo al muro. Ma un improvvisa corrente ascensionale fece perdere il controllo a Liam, facendo cadere entrambi i ragazzi appesi. Poi vidi Federica, a pochi metri da me, seguita da una valanga di sassi. Raccolsi l'acqua e quando mi fu vicina gliela scagliai contro, avvolgendola in una bolla, che mi feci passare di fianco, per poi sbatterla con violenza contro la parete dietro di me. Saltai su un muretto per evitare i sassi che per inerzia avanzavano ancora. Intanto guardai Liam che si inseguiva in aria con Roberto, che gli deviava il volo con correnti contrarie, e Nico in piedi, che correva verso di me. Ma con quella pioggia i suoi poteri non funzionavano. Raccolsi dell'acqua intorno al mio pugno chiuso, che si congelò, formando degli spuntoni appuntiti sulle nocche. Saltai giù e mi misi a correre verso di lui, poi vidi nero. Mi ripresi ansimando, Nico giaceva in una pozza di sangue ai miei piedi. Federica mi veniva incontro urlando, e con urlo le risposi, poi ancora nero. Come prima mi ripresi ansimando, su un ginocchio. Federica era infilzata all'altezza dello stomaco da delle alte punte di ghiaccio che uscivano dall'asfalto. Camminando mi diressi verso il ragazzo tramortito dal fulmine, è una volta vicino mi ricoprii di nuovo la mano di ghiaccio e gli tirai un pugno sulla testa diretto dall'alto. Crack. Poi alzai lo sguardo. Liam stava scendendo in picchiata verso di me, urlando qualcosa che non riuscii a sentire, poi qualcosa mi colpì alla testa e caddi riverso sulla pancia.
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A Weird Story Of Love.
JugendliteraturSembro un ragazzo normale, come tutti gli altri. E fin da piccolo ho sognato di distinguermi. Finché qualcuno mi ha dato ho un dono. Posso controllare l'acqua. Posso congelarla, farla comparire dal nulla, farla levitare, spostare, evaporare. Dalla n...