Chapter 11.

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REVELATIONS.

Apro gli occhi lentamente, mettendo a fuoco una fila di bottiglie. Un panno ruvido ma fresco mi sta delicatamente strofinando la nuca, e rabbrividisco per il dolore che sento in quello stesso punto. Poi mi torna in mente tutto quello che è successo fino ad adesso. Una bruttissima sensazione mi assale. Ho ucciso tre persone. Svengo di nuovo.

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Quando riapro di nuovo gli occhi, sento il legno liscio premuto sulla mia guancia, o forse è la mia guancia premuta contro il legno. Alzo debolmente la testa, guardandomi intorno. Non vedo nessuno, ma sento dei forti rumori venire da non molto lontano. Mi tolgo il panno appoggiato sulla mia nuca e mi metto lentamente a sedere. Quando il sangue mi defluisce dal cervello, una fortissima emicrania mi assale, e mi porto le mani alla fronte premendo forte, per cercare di fermare il dolore, che è davvero insopportabile. Provo ad alzarmi ma cado a terra, sempre con le mani alla testa. Una forte sensazione di calore mi attraversa la spina dorsale, diffondendosi fino alle mani, poi ai polpastrelli. Dai polpastrelli si trasmette alla testa, e sento il dolore alleviarsi gradualmente, fino a svanire del tutto. Mi guardo le mani e sono normali, mi tasto la nuca ed è tutto come dovrebbe essere, non mi fa più male. Reggendomi al tavolo, provo ad alzarmi e non riscontro alcuna fatica. Inspiro e mi guardo intorno. Sono nel locale, ora deserto, dove ero ieri sera. O almeno credo sia ieri sera, non so nemmeno che ore siano, o che giorno sia. Mi avvicino alla finestra e alzo la veneziana, venendo investito dalla luce del sole, calda e forte. Sorrido, poi vado alla porta e la spingo, uscendo fuori. Seduto a un tavolino sulla veranda c'è Liam, che sembra non avermi ancora notato. Mi avvicino piano, poi mi vede e mi sorride, alzandosi. Io lo saluto e gli dico di sedersi, e lo raggiungo. Mi chiede come sto e gli racconto della strana guarigione. Mi sorride e mi dice: "Il marchio degli angeli inizia a svilupparsi. Comunque, Roberto dopo che ti ha colpito, è fuggito, e non l'ho seguito perché tu sanguinavi.".
Sorrido spontaneamente e lo ringrazio. Poi mi cerco in tasca e trovo ancora il cellulare e le sigarette. Me ne accendo una, e sblocco il telefono. Ho un messaggio di mia madre. Mi dice che avrei potuto avvisarla del fatto che sarei rimasto fuori a dormire. Mi sento mortificato. Decido di andare a casa, per scusarmi. Lo dico a Liam, che si offre di accompagnarmi in volo, ma rifiuto dicendo che una passeggiata mi farebbe bene. Mi sorride, poi raccoglie una penna in mezzo al casino che c'è in terra e mi scrive sul pacchetto di sigarette il suo numero. Gli sorrido e faccio per alzarmi, ma lui mi precede e mi abbraccia, dicendomi: "Sei stato fantastico ieri sera, ma ora va a casa, riposati e dopo ti spiegherò un po' di cose.".
Mi intristisco, pensando al fatto che ho ucciso tre persone senza apparente motivo. Lo ringrazio un'altra volta e mi incammino. Sento un frullio d'ali che mi indica che Liam se n'è andato. Tutto ciò che ho fatto mi torna alla mente, offuscandomi la vista con le lacrime. Non hanno avuto senso quelle morti, perché l'ho fatto? Mi accascio a terra, contro una casa, dove finisco la sigaretta, mentre cerco di calmarmi.

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Sono nella mia camera, che guardo il soffitto. Ho subito abbracciato mia madre chiedendole scusa di cuore, appena sono arrivato in casa.
Il mio telefono squilla e vedo sullo schermo un numero sconosciuto, ma non mi sorprenderebbe se corrispondesse a quello scritto sul pacchetto. Controllo, e infatti è proprio quello. Sorrido, e lo salvo nella rubrica, poi leggo il messaggio, che recita: "Vediamoci al parco tra un quarto d'ora, è giusto che tu capisca.".
Un po' confuso mi rendo presentabile, ed esco, salutando mia madre, poi mi dirigo al parco. Liam è già lì, e quando mi vede sorride. Mi siedo accanto a lui sulla panchina.
"Mettiti comodo, sarà lunga." Inizia lui. Annuisco e lo ascolto. "So che probabilmente non comprenderai perché hai ucciso quei tre ragazzi. Sicuramente ti ha spinto la rabbia. Non so quasi nulla di te, ma mi hai trasmesso un sacco di sensazioni ed emozioni, e mi sono bastate per capirti un po'. In ogni caso quei quattro erano dell'Accademia, i miei, e ora nostri, nemici. Gli Angeli combattono contro l'Accademia. È così da sempre. Gli Angeli scelgono, l'Accademia recluta. Noi due siamo stati scelti, e siamo vincolati a loro. Siamo vincolati a combattere. Roberto è stato reclutato, perché si è offerto. Tutti loro quattro avresti dovuto ucciderli prima o poi. Quali sono i principi degli Angeli? Non sta a me dirteli, non posso. Ci penserà il tuo tutore, quando lo incontrerai."
Lo guardo stranito, non ancora soddisfatto e non giustificato per gli omicidi che ho commesso. "Ci farai l'abitudine, anche se non è una cosa molto bella da dire. Purtroppo devo dirti che quando si presentano i primi poteri, o Doni, come li chiamano loro, è solo questione di giorni, se non meno, prima che... La tua famiglia ti disconosca." Spalanco la bocca. Non sono pronto a dire addio a mia madre, lei è l'unica persona che amo che mi rimane, sarebbe come perdere un pezzo di me. Mi sento coinvolto in una cosa non mia. Non capisco. Sospiro pesantemente. "Ora stai il più possibile con la tua famiglia, dico davvero. Poi, sempre che tu non abbia un'altro posto, puoi venire a stare da me, fino a quando vuoi. Non abito molto distante da qui, potrai continuare ad andare a scuola, e fare tutto ciò che facevi prima. Posso starti vicino quando avrai bisogno. Puoi considerarmi un amico." Detto questo mi abbraccia, e quando ci tocchiamo delle piccole scintille si sprigionano da entrambe le nostre mani. Sono triste, avrei quasi preferito che tutto ciò non fosse successo. Spero che la mia 'nuova' vita acquisti un 'nuovo' senso, presto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 30, 2015 ⏰

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