Chapter 6.

1.3K 66 6
                                    

THE NYMPHS' ABYSS.

Un grosso livido mi era comparso sul braccio, dove quella pietra mi aveva colpito la settimana prima. Ma non ci stavo minimamente pensando, perché abbracciato a me, sul mio letto, c'era il mio ragazzo. Ci conoscevamo da circa un mese, lui mi aveva detto il primo "ti amo" la sera prima. Eravamo abbracciati stretti, leggermente infreddoliti dalla temperatura di ottobre, ma riscaldati dai rispettivi corpi. Il suo accenno di barba sotto il mento mi pungeva la testa, sulla quale era appoggiato. Il suo cuore batteva regolare. Il suo petto era caldo. La sua schiena nuda era morbida e liscia. Le sue forti braccia mi stringevano, senza la minima intenzione di lasciarmi andare. Sapeva di sudore, Abercrombie e sesso. Si, l'avevamo fatto, io per la prima volta. È stato bellissimo. Mi addormentai dopo un po', in quella stessa posizione, con lui che mi baciava la testa e mi accarezzava la nuca.

Quella mattina mi svegliai con la mente intontita, il cuscino bagnato, le guance rigate e salate, e un vuoto. Roberto non c'era più. Probabilmente era andato via. E anche il sogno che avevo fatto stava scivolando via. C'era una grande massa d'acqua che si scontrava violentemente con una enorme colonna di fuoco. Ma poi... una grande bolla trasparente in mezzo... e poi spariva, schiacciata dalle due forze... poi nulla. Solo fuoco e acqua che si scontravano. Il mio dominio era ancora debole. Mi alzai alle 7.30, era lunedì. Dovevo andare a scuola. La solita routine era particolarmente noiosa. Il pullman era noioso, con quei disagiati dalle facce poco rassicuranti, che si limonavano tipe a caso sul pullman.

Appena sceso dal mezzo, mi accesi una sigaretta e mi appoggiai alla solita ringhiera, aspettando Roberto. Quel giorno indossavo una canottiera bianca e nera a righe, con sopra una felpa grigia della Adidas, e dei jeans col risvolto. Quando arrivò, mi prese per le spalline della canotta e mi tirò a sé, baciandomi.

Era il primo bacio che mi dava in pubblico. E il bulletto omofobo della scuola non se lo fece mancare. Si fece avanti verso di noi, con aria "minacciosa". Lo vidi con la coda dell'occhio avvicinarsi e, controllando l'acqua contenuta in una radice, con un rapido movimento dell'indice, la feci emergere dal terreno e lui inciampò, finendo faccia a terra. Tutti i presenti risero rumorosamente e lui se ne andò bestemmiando.

Il biondo rise e mi sussurrò all'orecchio: "Bravo.".

Più tardi, dopo essere stato sbattuto fuori dalla classe durante l'ora di matematica, perché " L'alunno B. versa dell'acqua sulla sedia dell'insegnante", passeggiavo per i corridoi, con una cuffietta nell'orecchio, e Arabella degli Artic Monkeys che suonava dritta nel mio cervello. Guardai l'ora. Le 11:36. Ad un certo punto ebbi una sensazione strana. Mi chinai, in preda a un giramento di testa. Caddi in ginocchio, reggendomi con le mani. La testa continuava a girarmi, stavo sprofondando in un baratro denso, nero, blu e viola, profondo, cadevo verso il basso, il rumore di una cascata in lontananza. O forse non era una cascata. No, stavo nuotando. Ma dove?

Poi, mi stavo avvicinando a una luce. La luce prese forma umana, aveva le gambe unite. No, non erano gambe. Era una coda di pesce.

"Una sirena?" Chiesi alla luce. Quell'essere si spense, nuotò contro di me, e a pochi millimetri da me si fermò, digrignò i denti e emise una serie di schiocchi e di sibilii che in qualche modo riuscii a decifrare. La creatura aveva capelli lunghi che ondeggiavano, neri, con dei riflessi verdi quasi abbaglianti. Gli occhi erano completamente bianchi. Le branchie sul collo ondeggiavano, e le labbra sottili vibravano. I denti aguzzi e la sua incredibile bruttezza erano inquietanti. La coda e le pinne dorsali erano nere e in continuo movimento.

"Io sono una Nereide, uno spirito dell'acqua. Mi chiamo Dione. E questa è mia sorella, una naiade. Si chiama Cleio." Tutto questo lo disse in quella lingua strana, e io, come se fosse la cosa più naturale al mondo le risposi allo stesso modo.

"Io sono-"

"Sappiamo chi sei." mi interruppe Cleio. "Ti abbiamo condotto noi qui." Il suono della sua voce era afrodisiaco, davvero. Ricordava tanti bei piaceri e suoni. Tutte le sensazioni piacevoli. E poi era bellissima. Il suo corpo minuto, la sua pelle perfetta, color azzurro chiaro, ma non come quello del cielo, piuttosto come quello dell'acqua bassa sulla sabbia chiara. I capelli biondi, raccolti in una treccia ornata di alghe, perfettamente in sintonia con i suoi occhi, verde intenso.

Rimasi molto lì fermo a guardarla. Poi mi riscossi, accorcendomi che Dione mi stava parlando.

"Tu hai dei poteri molto speciali, sei molto forte. E nonostante i tuoi poteri non sono ancora ben sviluppati, si svilupperanno, e allora sì che sarai indistruttibile.

Due nostre cugine, le eliadi, ninfe dell'aria, hanno istruito Roberto, motivo del suo miglioramento. Noi invece, istruiremo te, e saremo sempre al tuo fianco, a infonderti potere, com'è stato dall'inizio dei tempi. Tieni questo. È un bracciale, che ti terrà in contatto con noi." Me lo infilai al polso, era molto carino. Un sottile filo d'argento, con due perle che potevano scorrere liberamente, essendo forate al centro, una nera e una con le sfumature della madreperla. Dione e Cleio, pensai. A quel punto la nereide riprese a parlare.

"Ti basterà invocare il nostro aiuto, e noi accorreremo. Tutti i giorni, almeno una volta al giorno, ci dovrai contattare, in un posto con dell'acqua, e ti eserciterai. Intesi?"

La naiade ridacchiò. Poi fece ciao con la mano e sparì, in un turbine di bollicine, e la perla madreperlata si illuminò di un debole bagliore. La nereide ringhiò e si sciolse in un pallone di alghe morte che si posarono ondeggiando su un fondo che non esisteva. La perla nera vibrò.

A quel punto feci la cosa più naturale che mi veniva in mente, nuotai verso la superficie. Con un sonoro sciaff, mi ritrovai nella posizione di prima, nel corridoio. Non ero bagnato, non annaspavo, niente alghe. Ma il braccialetto c'era. Era davvero bello. Guardai l'orologio. Erano passate appena le 11:37.

Dovevo parlarne con Roberto.

A Weird Story Of Love.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora