Chapter 1.

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THE FIRST DAY.

Avevo diciassette anni, ed ero ancora ignaro di tutto. Della mia sessualità, della mia parte soprannaturale e del potere che avevo sulla gente.

Un mese prima mi trasferii a Milano da un paesino di provincia. I cambiamenti furono abbastanza duri, ma niente di che, dato che sono stato in casa tutti i giorni e tutto il giorno, se non per prendere le mie sigarette o portare a spasso il cane. In ogni caso, era il dieci settembre, il primo giorno della scuola nuova. Dovevo andare in terza e avevo un'ansia pazzesca. Non ci volevo andare.

L'appuntamento con le terze era alle nove in auditorium. Eravamo tutti lì, in questa enorme sala, con la voce della preside coperta da tutto il nostro, o meglio, il loro chiacchiericcio.

Io ero forse l'unico che non parlava, e non conoscevo nessuno, essendomi trasferito in quella città da poco. Mi sentivo tutti gli occhi puntati addosso. Volevo sprofondare nella sedia, incorporarmi con essa. Tutti mi guardavano. Mi lanciavano occhiatine, risolini, una ragazza in fondo alla sala mi mandò anche un bacio. Dopo diversi minuti arrivò il momento dello smistamento nelle classi. Ci chiamarono tutti, uno per uno. Io ero il settimo della prima "C". Bella sezione, mi dissi.

Ci dirigemmo fuori dall'auditorium verso la scuola. Aveva piovuto quella notte. L'asfalto era bagnato. Me ne accorsi dopo un po', ma... a ogni passo che facevo, ogni volta che appoggiavo piede per terra, l'asfalto intorno al piede si asciugava.

Strabuzzai gli occhi e pensai: folle.

Arrivati in classe mi sedetti nel banco in fondo in un angolo, vicino alla finestra. Guardavo i miei compagni di classe entrare, provai a fissare i volti nella mia mente.... e poi... sbam.

Entrò lui, in auditorium non l'avevo notato. Era alto, molto più muscoloso di me, biondo con i capelli a spazzola, e gli occhi... gli occhi... erano verdi, verdi ma anche grigi, con un pizzico di azzurro. Mi ci perdevo, lo fissavo avvicinarsi a me e fantasticavo... quando poi pensai: HEI SVEGLIATI! è solo un ragazzo, perché ti perdi così?

E mi risvegliai da quella sorta di trance solo quando mi accorsi che lui era seduto al banco vicino a me, e chi mi sorrideva.

Mi sentii avvampare, e timidamente gli porsi una mano dicendo:"Piacere, Andrea.".

Lui mi guardò negli occhi per un po come se mi stesse guardando dentro, poi sorrise e strinse forte la mia mano con la sua che era calda, ruvida ma morbida e disse: "Piacere mio, Roberto.".

Aveva una voce calda, profonda e rassicurante. Ogni volta che mi parlava, un brivido mi percorreva la schiena, ammaliato dalla sua voce e dalla sua dolcezza. Alla terza ora, ci fu il masssimo del massimo. C'era la prof di italiano, che era un vero e proprio barilotto, e lui, mi si avvicinò, portò le labbra al mio orecchio e mi sussurrò: "Quanto vorrei poter uscire dalla classe adesso, con te, per non dover ascoltare sta palla e conoscerci meglio.".

Sentii il suo fiato dolce sull'orecchio e sul collo, e un altro brivido mi salì dal basso.

Io ridacchiai timidamente e gli risposi: "Eh, magari.".

Poi lui si staccò da me lasciandomi riflettere. Quando poi notai un rigonfiamento nei miei pantaloni, non ci capii più niente, mi alzai e col permesso di uscire, uscii dalla classe, andai in bagno, mi chiusi la porta alle spalle, e mi appoggiai al muro, lasciandomi scivolare a terra. Mi presi la testa fra le mani e iniziai a pensare. Ma cosa sto facendo? perché tutto questo? È un ragazzo, e tu pure. Non ti piacciono i ragazzi... o almeno non credo... ma che mi succede?

E a quel punto iniziai a piangere, per la frustrazione probabilmente. La prima lacrima si staccò dal mento e la guardai toccare terra. Solo che... beh, non lo fece.

Rimase lì sospesa per aria. Smisi di piangere e la guardai a bocca spalancata. Ci manca solo che ora magari torna su e si appoggia al soffitto, pensai.

Non l'avessi mai pensato, fu proprio quello che fece.

Era troppo. Uscii barcollando dal bagno e svenni in corridoio. Troppe cose in troppo poco tempo.

A Weird Story Of Love.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora