Mi chiamo Alberto Cavana e sono un uomo come tanti altri, uno di quelli che passa inosservato, ma quando inizio a parlare le persone, ma soprattutto le donne, pendono dalle mie labbra, tutte mi dicono che sono carismatico e ho una bellissima voce e che se non fosse per il mio aspetto avrebbero voluto venire a letto con me anche solo per l'avventura di una notte, altre mi hanno parlato di matrimonio, ma nessuna si è mai fatta avanti o ha ceduto ai miei corteggiamenti.
Con un metro e sessantacinque di altezza, capelli neri, occhi neri, pelle olivastra e lentigginosa, e con trenta chili di troppo che concentrati soprattutto sulla pancia, non ero certo il tipo da poter attrarre fisicamente una donna.
Oggi era il mio quarantacinquesimo compleanno e se avessi saputo che sarebbe stato il giorno della mia morte, probabilmente, lo avrei passato in un altro modo.
Comunque, mi stavo incamminando per un vicolo di Perugia, avevo preso una scorciatoia dal centro per poter arrivare prima alla fermata dell'autobus che mi avrebbe riportato a casa, quando un vaso di fiori mi cade in testa.
Non ho sentito nulla, solo un blackout totale, poi mi sono svegliato come un'anima in coda insieme a molte altre.
Tra noi anime non potevamo parlare, ma solo avanzare in fila indiana, perché era impossibile uscire dai ranghi, c'era come una energia che ci costringeva ad andare avanti in modo ordinato.
Credo di essere stato in quella fila per anni, un centinaio più o meno, quando arrivai in testa davanti a me vidi una scrivania con una specie di demone rosso intento a scrivere qualcosa su di un registro.
«Il prossimo, Alberto Cavana.»
«Sono io.» Dissi rendendomi conto che il mio corpo, o meglio la mia anima non era più costretto ad avanzare, però mi feci avanti lo stesso, mi sembrava maleducato rimanere indietro visto che mi aveva chiamato, chiunque fosse.
«Di solito gli occidentali quando mi vedono tentano la fuga a causa delle storie sull'inferno.» Mi disse il demone studiandomi con attenzione. «Io sono Re Yan o Yanlouwang noto anche come Enma Daiou, comando il Fengdu o anche detto Mingsham, tu lo chiameresti inferno. Il mio compito è quello di giudicare le anime e indirizzarle verso la giusta punizione prima di essere reincarnate, se nella tua vita precedente sei stato una brava persona nella tua prossima vita avrai fortuna, fama e ricchezza, al contrario puoi ben immaginare. Purtroppo ho un problema con te.»
«Che tipo di problema?» Chiesi curioso e con la voglia di parlare con qualcuno; erano cento anni, da quando ero morto, che nessuno mi rivolgeva la parola.
«Nel registro della vita e della morte c'è scritto che sei morto ben ottanta anni prima del previsto, avresti dovuto morire alla veneranda età di centoventicinque anni aggiudicandoti il record italiano di longevità. Il problema non è tanto il record, che a noi non ce ne frega nulla, quanto che tu sia morto prima del tempo. Non abbiamo abbastanza indicazioni per giudicare il tuo operato e non possiamo darti la giusta punizione che purificherà la tua anima. Qui non esiste un vero inferno o paradiso come voi occidentali credete, ma solo una zona di transito prima della prossima rinascita.»
«Quindi... Cosa ne sarà di me?»
«Devi tornare indietro, reincarnarti. Ma non posso rimandarti sul pianeta Terra, il fatto è che una volta che l'anima abbandona un piano di esistenza non può tornarvi se non viene purificata attraverso le punizioni degli inferi che ne cancellano anche la memoria, però puoi rinascere altrove. Ci sono così tanti mondi.»
Re Yan prese un timbro da un cassetto, lo passò sopra l'inchiostro e vidimò la mia pratica.
«Ti ho appena espulso, tra poco la tua anima scomparirà per reincarnarsi in un altro mondo. Avanti il prossimo.»
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UN UOMO COME TANTI ALTRI
FantasyUn cittadino, come tanti altri, mentre cammina per le vie di Perugia, viene colpito in testa da un vaso di fiori caduto da una finestra. L'uomo muore e finisce in fila con le l'altre anime in attesa di essere ricevuto da Re Yan noto anche come Re En...