Capitolo 11

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Il sole stava sorgendo ed io ero pronto a lanciare l'incantesimo elfico sul villaggio, avevo già disegnato il perimetro formando un cerchio perfetto, era abbastanza grande da contenere il villaggio e il terreno per il suo sviluppo nelle prossime migliaia di anni.

Puntai la bacchetta verso l'albero dell'uccello vermiglio e lanciai l'incantesimo, l'albero ancorò subito la magia diventandone il fulcro centrale da cui si irradiò la magia tutto intorno. L'albero era il punto in cui il sasso era atterrato nello stagno e dal quale si diramavano le onde fino ad arrivare al confine da me tracciato magicamente con parole elfiche.

Quando l'incantesimo finì e la protezione al villaggio fu assicurata, una potente magia mi colpì buttandomi fuori dal villaggio, mi ritrovai accasciato a terra e dolorante per il colpo preso.

«Ragazzo, che diavolo ti è successo? Ti cerco da quasi due ore.» Mi disse Cian, vedendomi disteso a terra, a quanto pare il colpo mi aveva fatto svenire.

«L'incantesimo ha funzionato, la magia si è accorta che c'era un intruso e mi ha buttato fuori. Quanto lontano sono stato lanciato a proposito?»

«Siamo a tredici chilometri dal villaggio, ti ho trovato solo perché sei sulla strada per il bosco degli alberi di ferro legno, dove c'è la nostra residenza estiva. Credevo che avresti aggiunto del sangue al nostro per poter rimanere al villaggio e festeggiare con noi.»

«Non sarebbe stato saggio per voi, gli umani avrebbero così aggirato la magia trovandovi. Ti lascio alcune botti di birra elfica e dei nani per festeggiare con la tua gente.»

«Hai anche la birra dei nani? Quelle due si contendono il primo posto tra le birre più buone, quella dei nani è così nera, corposa e amara, mentre quelle degli elfi sono rosse o bionde e fragranti quasi fruttate.»

«Ti lascio venti botti da cinque litri. Brindate a me, mentre festeggiate.»

«Contaci, mi dispiace che tu non possa restare.»

«Comunque Ambrose mi aveva detto di tornare presto, e sono stato via più giorni del previsto per lanciare una semplice magia, di solito i miei incarichi li porto a termine in poche ore.»

Presi lo specchio di transito e gli diedi le coordinate della Torre Bianca, salutai Cian e me ne andai.

Al mio arrivo Esmond mi venne subito incontro per accompagnarmi alla mia nuova stanza, quella da Magus.

Da oggi avrei vissuto con i Magus, dormito e mangiato con loro.

La stanza era molto grande, c'era anche un'ampia libreria con libri su incantesimi, ricette di elisir, matrici magiche per Magus, avrei potuto studiare all'interno della mia stanza per i prossimi giorni e grazie al mio sistema memorizzare tutti i libri.

Mi avrebbe fatto risparmiare un po' di denaro con il mio sistema che pretendeva mille monete d'oro ad incantesimo di livello Magus, e mille per ogni libro per Magus visionato nella biblioteca del mio sistema.

Tutte le conoscenze legate ai Magus erano costosissime, mentre le magie degli alti elfi mi costavano solo cento monete d'oro, così diedi precedenza a loro, mentre studiavo i libri che avevo in camera.

Ma prima avevo del vino da fare con i frutti che mi aveva dato Cian, misi in una giara di vetro trasparente i frutti senza semi, dell'acqua e lo zucchero poi ricoprii con un panno che legai bene con un cordino.

Tra qualche giorno, quando avrebbe iniziato a fermentare, avrei potuto mettere un coperchio ermetico incantato per buttare fuori la CO2 formata all'interno.

Stavo per mettermi a leggere i libri quando vidi sulla mia scrivania una lettera di Ambrose.

Mi dava il benvenuto come nuovo Magus tra le loro fila e mi diceva che per il momento non mi avrebbe dato incarichi e che potevo restare a studiare in camera, presto il re avrebbe dato un banchetto per festeggiare il mio avanzamento, era una consuetudine con i Magus a quanto pare.

UN UOMO COME TANTI ALTRIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora