5. Pioggia e sangue

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Pess scavalcò con agilità un tronco caduto e atterrò sul terreno morbido della foresta. Quel giorno il Sole era nascosto dalle nuvole scure presenti nel cielo. Doveva affrettarsi, per non rischiare di venire sorpreso dal temporale che si preannunciava. Odiava bagnarsi a causa della pioggia quando era in sembianza umana e non aveva alcuna intenzione di mutare per sopportarla.

Un tuono riecheggiò per tutti i boschi. Pess lanciò un'occhiata scocciata al cielo nero. Era quasi arrivato a Retnu e non voleva restare bloccato in mezzo a tutta la folla a causa di quel temporale estivo. Deviò a destra, per imboccare la stradina che l'avrebbe condotto all'entrata del villaggio, ma una voce conosciuta lo fece rallentare. Si guardò intorno, non capendo da dove provenisse il suono.

Da alcuni alberi alla sua sinistra, uscì Ervyne camminando trafelata. La ragazza reggeva una cesta piena di frutti di bosco e aveva il vestito stropicciato. Gli bastò osservarla un attimo per capire che c'era qualcosa che non andava. Ervyne si diresse verso Retnu in fretta, senza notarlo.

Dietro di lei, comparvero tre ragazzi che Pess aveva avuto modo di conoscere, suo malgrado. Il più alto afferrò un polso della ragazza, fermandola. Pess contrasse la mascella, ma si impose di non intervenire, non ancora. Voleva prima capire cosa stesse succedendo, anche se poteva immaginarlo. Il giovane faceva la corte a Ervyne da mesi ormai e, nonostante lei l'avesse scoraggiato in ogni modo, non sembrava intenzionato a demordere.

«Perché fai così la difficile?» chiese il giovane, serrandole l'altra mano sul fianco, costringendola ad accostarsi a lui.

«Lasciami!» si oppose Ervyne, girando il volto di lato, per non doverlo guardare in faccia.

Pess si decise a uscire dal luogo nascosto per allontanare i tre farabutti dall'amica.

Gli occhi dei presenti si puntarono su di lui, quando schiacciò alcuni arbusti con gli stivali. Il volto di Ervyne si distese in un'espressione sollevata. Il ragazzo la lasciò andare con gesti lenti, senza staccare lo sguardo da lui, mentre gli amici si avvicinavano per spalleggiarlo.

Pess si avvicinò con calma. Mantenne l'attenzione fissa su Ervyne, come se gli altri non fossero presenti. Erano in tre e più massicci di lui, ma non si sentiva minacciato da loro. Era consapevole di intimorirli con il suo comportamento schivo e, se solo avessero saputo che mostro avevano davanti, sarebbero scappati di corsa. Le sue labbra si incurvarono in un leggero sorriso, al pensiero che la gente lo temeva anche senza lasciare che la bestia prendesse il sopravvento. Il ghigno che era rivolto a sé stesso, fece arretrare i giovani. Ervyne, al contrario, mosse alcuni passi nella sua direzione.

In un'altra situazione, Pess si sarebbe voltato per andarsene, ma quel giorno voleva agire. Erano mesi che i ragazzi infastidivano la sua amica e lui non riusciva più a sopportare in silenzio. Continuò ad avanzare, fino a ritrovarsi di fronte al giovane e dovette alzare di poco la testa, per guardarlo negli occhi.

«Non hai di meglio da fare che vagare nei boschi?!» sbottò il ragazzo, incoraggiato dal fatto di essere più alto di lui.

Pess inspirò per calmarsi. Sentiva la potenza della sua magia scorrergli nelle vene, pronta a eseguire ogni sua volontà, mentre la belva azzurra voleva prendere il controllo. I suoi sensi si acuirono e all'improvviso fu in grado di udire il battito velocizzato dei cuori umani che aveva di fronte, sentì l'odore del sudore che imperlava le loro fronti, in contrasto con quello delicato di Ervyne. Si lasciò sfuggire un altro sogghigno e si sporse in avanti.

«Oltre a vagabondare per le foreste, mi diverto a perseguitare chi gira troppo intorno a Ervyne» gli sussurrò all'orecchio, in modo che lo sentisse solo lui.

Il ragazzo si ritrasse di scatto e Pess lasciò che gli occhi umani si trasformassero in quelli da drago per una frazione di secondo. L'altro impallidì.

I Draghi delle Regine - raccolta di novelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora