Katla lanciò una veloce occhiata alla sua fedele diwe abbandonata al suolo, prima di tornare a concentrarsi su Sygal e rivolgergli un ghigno divertito. Lui impugnò meglio la spada e si slanciò in avanti, alzando le braccia sopra alla testa. Katla scattò a destra, lasciandosi cadere a terra e strisciando con le ginocchia sul terreno friabile, mentre si inclinava con la schiena all'indietro per schivare il fendente di Sygal. Le sue mani toccarono il manico familiare della lancia e si strinsero intorno ad esso, mentre spostava il peso in avanti per rialzarsi. Balzò in piedi e si girò, in tempo per fronteggiare l'ennesimo attacco di Sygal, che le rivolse un sorriso divertito e orgoglioso per la mossa improvvisata che aveva usato per recuperare l'arma.
Continuarono a duellare senza risparmiarsi, fino a quando il Sole non iniziò a tramontare dietro alle montagne di Bellinkut. L'oscurità non era un problema per loro e non si fermarono nemmeno quando un umano avrebbe avuto seri problemi a proseguire il combattimento. I loro occhi riuscivano a scorgere il corpo dell'altro e la vegetazione circostante ed era un ottimo esercizio allenarsi al buio.
«Noreen e Pess si staranno chiedendo dove siamo finiti» commentò, quando si sedettero per bere un po' d'acqua e riprendere fiato. Era soddisfatta di come si era difesa quel giorno. Era riuscita persino ad attaccare un paio di volte Sygal e a superare la sua guardia. Quando aveva lasciato Noosh non si sentiva sicura di sé e delle sue capacità di combattere, nonostante non l'avesse fatto capire ai suoi compagni, per cui era contenta di avere l'opportunità per migliorarsi e di passare del tempo con Sygal.
Lui ridacchiò, mentre si portava alla bocca la borraccia. «Noreen non avrà avuto nemmeno il tempo di pensare a noi» disse, dopo aver deglutito, alludendo alle intense lezioni di magia a cui la sottoponeva Pess.
Katla annuì, mentre si soffermava a osservare il cielo rosato e le vette innevate delle montagne lucide a causa della luce serale. Sentì addosso lo sguardo attento di Sygal, che doveva aver avvertito il suo cambio di umore, ma non ricambiò. Sospirò, tentando di calmare il battito frenetico del suo cuore. Aprirsi con gli altri e raccontare ciò che avvertiva era ciò che le veniva più difficile, ma sapeva che Sygal avrebbe potuto capirla meglio di chiunque altro. «Tutto questo mi ricorda Noosh» mormorò, indicando con una mano la foresta e il cielo.
Sygal chinò lo sguardo e si umettò le labbra, ma rimase in silenzio, in attesa che parlasse ancora.
Katla torturò l'orlo del vestito stretto che usava per duellare e che non la intralciava troppo nei movimenti, cercando le parole che le mancavano. «Mi sento una vigliacca per essermi nascosta, mentre tutti venivano massacrati. Sono rimasta a guardare, mentre mia madre cercava di raggiungere il corpo esanime di mio padre. Ho assistito alla morte di entrambi e ho udito così tante grida...mi inseguono anche nei sogni, per ricordarmi ciò che ho fatto».
Sygal le cinse le spalle con un braccio e l'attirò a sé, mentre lei sbatteva più volte le palpebre, ricacciando indietro le lacrime. Odiava piangere, ancora di più se in presenza di altri.
«Ho fallito nel difendere mia madre. Ho lasciato che le facessero del male e ne facessero a me, perché non volevo uccidere» sussurrò Sygal, stringendola più forte.
Katla lasciò che una singola lacrima le rigasse una gote e cadesse al suolo. «Sono rimasta ferma, nascosta e non ho fatto nulla per proteggerli».
«Per quanto faccia male, non possiamo ritenerci responsabili di ciò che è successo. Non eravamo preparati ad affrontare una situazione simile e nessuno lo sarebbe. Chiunque abbia deciso di compiere un gesto simile merita di soffrire, non noi. Dobbiamo smetterla di attribuirci più colpa di quella che abbiamo. I nostri genitori non vorrebbero» mormorò Sygal, con voce roca.
«Non resterò più ferma a guardare mentre viene fatto del male a chi voglio bene. Farò il possibile per impedirlo» proruppe Katla, con tono solenne, raddrizzandosi. Si passò una mano sugli occhi lucidi e tirò su con il naso.
Trovò Sygal a fissarla con un lieve sorriso in volto. Gli diede una pacca sulla spalla, mentre si rialzava in piedi. Sygal la seguì con lo sguardo, rimanendo fermo.
Katla corrugò le sopracciglia, non capendo perché non si muovesse. Era ora di tornare alla casa di Pess, prima che il Sole tramontasse del tutto e lasciasse spazio all'oscurità nella quale si muovevano i briganti. Non aveva alcuna voglia di doverli affrontare, nel caso li avessero incrociati.
«Perché non ti sei mai unita a noi a Noosh?» domandò Sygal, senza spostare l'attenzione dal suo viso.
Katla deglutì, concentrandosi sui fili d'erba intorno a loro. Era imbarazzante confessargli che non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarli e partecipare alle loro battute di caccia ed esplorazioni per l'isola. Si era sentita sempre troppo piccola e di troppo per osare. Sygal l'aveva beccata più di una volta, mentre si nascondeva dietro a un albero o a dei cespugli, per sfuggire a lui e ai suoi amici. Era troppo sveglio e attento per non accorgersene.
«Tu non mi hai mai invitata» ribatté, per non dovergli rispondere in maniera sincera. Aveva già rivelato troppo di sé quel giorno.
Sygal annuì piano. «Non mi sembravi molto interessata a stare con noi, quindi non volevo metterti in una posizione scomoda. Pensavo che ti saresti avvicinata da sola, prima o poi».
Katla scrollò le spalle, volendo concludere quella conversazione.
«Avresti dovuto raggiungerci» insisté Sygal, rialzandosi in piedi, mentre si spolverava i pantaloni.
Katla inclinò la testa di lato e rise. «Nel caso non te ne fossi accorto, non sono brava a fare amicizia».
Sygal ricambiò lo sguardo e inarcò un sopracciglio. «Tu?».
Katla sbuffò e portò le mani sui fianchi. Si stava pentendo di avergli confessato tutti quei pensieri. A volte, si chiedeva se avrebbe mai incontrato qualcuno in grado di capirla davvero. Il sincero stupore sul viso di Sygal le fece serrare i pugni. Non capiva perché tutti dessero per scontato che lei fosse estroversa e brava a fare amicizia.
«A saperlo, mi sarei avvicinato io» mormorò Sygal a mezza voce. Katla scrollò di nuovo le spalle e guardò alla sua sinistra, per non permettergli di vedere il rimorso nei suoi occhi. Era tutto ciò che aveva desiderato da piccola. Aveva sempre e solo voluto qualcuno con cui esplorare Noosh. «Siamo amici ora» disse, forzando un sorriso.
Sygal ricambiò con un sorriso sincero. «E ne sono felice. Sono sicuro che sia lo stesso per Noreen».
Katla sentì le lacrime minacciare di spuntare di nuovo, per cui si chinò a raccogliere la diwe. Quando sentì di aver recuperato il controllo, tornò a guardarlo in viso. «Sai, a volte mi viene spontaneo paragonarti a un fratello maggiore» si lasciò scappare.
Gli occhi di Sygal si illuminarono. «Siamo entrambi figli unici, potremmo adottarci a vicenda» propose, inclinando la testa per studiarla.
Katla sorrise. Non ricordava di essere stata così felice e sollevata dal giorno dell'attacco. Solo il momento in cui aveva incontrato Noreen e Sygal e aveva realizzato di non essere più sola poteva competere.
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Questo capitolo non è precedente alla storia principale, ma avviene in contemporanea con il primo volume, in particolare quando Noreen, Sygal e Katla conoscono Pess per la prima volta. Mi sembrava interessante scrivere un capitolo incentrato solo su Sygal e Katla.
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I Draghi delle Regine - raccolta di novelle
FantasiTERZO VOLUME DELLA SAGA Raccolta di racconti sui personaggi de "La Regina d'Argento". Per leggere le storie che troverete qui, è meglio conoscere quella principale. La trovate sul mio profilo. Gli aneddoti sono ambientati sia prima che dopo la stor...