Katla stava camminando ormai da più di un'ora nella foresta, fermandosi a osservare ogni fiore colorato che trovava. I suoi occhi attenti individuarono una strana macchia bianca tra la vegetazione e si avvicinò in fretta, curiosa.
Si arrestò di scatto, però, quando realizzò di trovarsi di fronte a una varietà particolare di funghi. «Vedi, Yolsa, questi sono velenosi. Me l'ha detto l'altro giorno la mamma». Chinò il capo per guardare la sua bambolina appesa alla cintura. Le sembrò che avesse annuito con la testa di legno e sorrise, felice.
Si rialzò e proseguì la sua passeggiata, che l'aveva salvata dal dover rimanere in casa tutto il pomeriggio con sua madre per imparare a cucire i vestiti. Preferiva inoltrarsi nei boschi e far finta di cacciare. Le sembrava di star vivendo un'avventura con la sua amica. Sapeva bene che non c'era nulla di pericoloso lì, però le piaceva immaginare.
Si arrestò e si nascose di scatto dietro a un albero. Rimase ferma alcuni secondi, facendo dei respiri profondi, prima di sporgersi a guardare. Un gruppo di cerbiatti era lì, fermo, a qualche metro da lei. Katla rimase a guardarli, rapita.
«Guarda, Yolsa, non li abbiamo mai visti così da vicino» bisbigliò.
Il rumore di foglie e arbusti schiacciati fece voltare le teste agli animali, che si allontanarono di corsa, sparendo alla sua vista. Katla mise il broncio, delusa.
Due ragazzi e una ragazza uscirono dalla vegetazione, ridendo. Stavano correndo nella stessa direzione presa dai cerbiatti e Katla intuì che stessero fingendo di cacciarli.
Da un lato era invidiosa di loro. Sembrava che si stessero divertendo, in gruppo. La loro presenza, però, la infastidì. Avevano fatto scappare i cerbiatti e sapeva che non sarebbe più riuscita a ritrovarli e avvicinarli com'era appena accaduto.
Uno dei ragazzi, che doveva avere un paio di anni più di lei, si voltò dalla sua parte e la guardò in faccia. Katla non si mosse, colpita dagli occhi del giovane. Non ne aveva mai visti di simili. Uno era di un azzurro chiaro, mentre l'altro era dello stesso colore dei capelli castani.
Si nascose in fretta dietro al tronco e strinse una delle piccole braccia di Yolsa. Il cuore le batteva forte nel petto. Sperava che il ragazzo non comunicasse la sua presenza agli amici e che non venissero a darle fastidio. Voleva solo stare da sola, in pace. Aveva paura di rapportarsi con loro. Non sapeva come fare. Tutte le altre bambine della sua età la guardavano dall'alto in basso, facendola sentire a disagio.
Attese vari minuti, finché le voci non furono così lontane da essere impercettibili. Si decise a lasciare l'albero e si incamminò dalla parte opposta rispetto a dove dovevano essere andati gli altri.
Voltò la testa indietro, per assicurarsi che nessuno la stesse seguendo ma, così facendo, andò a sbattere contro qualcosa.
Si girò e spalancò gli occhi, sorpresa. Si affrettò a chinare il capo. «Scusatemi, Regina» mormorò.
La Regina le poggiò con dolcezza le dita sotto il mento e le fece alzare la testa. Katla la osservò e la sorprese a sorriderle, amorevole.
«Cosa fai qui da sola?» le domandò, ritraendo la mano.
Katla deglutì. Quella donna l'aveva sempre messa a disagio e, le poche volte che l'aveva incontrata, aveva potuto contare sui suoi genitori. In quel momento era da sola. «Facevo una passeggiata, Regina».
Il suo sorriso si allargò. «Anche io. Vogliamo continuare insieme?».
Katla annuì, non potendo sottrarsi. Camminarono per un po' una accanto all'altra, in silenzio. Katla procedeva a capo chino, mentre Dishga osservava la natura circostante.
Dopo un po', abbassò lo sguardo su di lei. «Katla, vero?».
Katla annuì con il capo, insicura a parlare con la propria voce.
«Quanti anni hai adesso, Katla?».
«Nove» mormorò. La Regina non rispose, per cui pensò che non l'avesse sentita.
Stava per ripetersi, quando la donna prese di nuovo la parola. «Come mai sei qui da sola? Non hai delle amiche con cui giocare?».
Katla scosse la testa, prendendo coraggio. «Non mi piacciono le altre bambine. Non mi vogliono». Non sapeva bene perché avesse parlato così liberamente con la Regina, ma sentiva di non poterle mentire. Inoltre, i suoi genitori le ripetevano spesso che qualunque problema doveva essere comunicato alla Regina e che lei avrebbe fatto il possibile per aiutare i suoi draghi.
Dishga assentì e le sorrise di nuovo. «Ma tu non sei sola, vero? Hai la tua amica speciale sempre con te». Poggiò un dito sulla testa di Yolsa con delicatezza.
Katla sorrise a sua volta e si sentì un po' più a suo agio.
La Regina le poggiò una mano dietro la nuca. «Presto avrai altre amiche con cui giocare. Devi solo trovare le persone giuste».
Katla alzò la testa per osservarla. «Come faccio a trovarle?» domandò, incuriosita.
Dishga emise un lieve sospiro, ma non perse il sorriso. «A volte, si incontrano per caso e magari non sono nemmeno come te le sei immaginate. Lo sentirai, però, quando le avrai di fronte».
Katla scrutò gli alberi intorno a loro, pensierosa. «Ma tutti trovano gli amici giusti?».
Dishga serrò le labbra. «Capita che qualcuno non li voglia incontrare, che preferisca restare da solo».
Katla spalancò gli occhi, sorpresa. «Perché?».
La Regina le rivolse un sorriso amaro. «Ci sono tanti motivi diversi che spingono una persona a isolarsi».
Katla si passò la lingua sulle labbra secche. «Quindi ci sono altre persone come me?».
Dishga annuì. «Il mondo è pieno di gente che aspetta paziente di trovare la compagnia giusta oppure che si è arresa e vive sola».
Katla rimase in silenzio, riflettendo sulle parole della Regina. Lei non voleva arrendersi. Sperava ancora di trovare delle amiche con cui giocare. Le poche bambine della sua età la guardavano male o la trattavano con superiorità, mentre quelli più grandi tendevano a ignorarla. Katla lanciò un'occhiata verso il mare. Suo padre le aveva raccontato che c'era un intero mondo pieno di vita al di là del mare, ma che a loro non era permesso esplorare. Magari le persone giuste per lei erano lì e stavano vivendo, senza rendersi conto di aspettarla come lei attendeva loro. Realizzò di sentirsi quasi in trappola lì. Le era proibito allontanarsi da lì per andare alla ricerca delle amiche che desiderava.
Erano quasi giunte al villaggio, quando Katla si rivolse di nuovo alla Regina. «Perché non possiamo lasciare l'isola?».
La Regina si arrestò in mezzo alla stradina e le scoccò una strana occhiata. «Il mondo là fuori è pieno di persone cattive. Non tutti ci vogliono e ci stanno aspettando, Katla. Non tutti gradiscono la nostra compagnia».
Katla volse di nuovo lo sguardo al mare, sconsolata. Due mani le si posarono sulle spalle. «Non c'è bisogno di andarsene. Quando sarai più grande, ti renderai conto che qui hai tutto ciò di cui hai bisogno. Avrai i tuoi amici e potrai vivere come vorrai».
«Quindi nessuno ha mai lasciato l'isola?» chiese, intimorita.
La stretta delle dita sulle sue spalle si fece appena più forte. «Non c'è alcuna necessità di allontanarsi da Noosh. I tuoi genitori, come tutti, vivono qui da sempre. Le persone giuste le incontrerai qui, Katla. Forse dovresti prenderti del tempo per conoscere meglio i ragazzi da cui ti sei sempre tenuta a distanza».
La Regina si allontanò, lasciandola lì a riflettere. Katla fissò l'orizzonte per alcuni secondi, prima di incamminarsi a sua volta verso le case. Non si era mai sentita in trappola come in quel momento. Malgrado quel luogo la facesse sentire al sicuro e protetta, le sembrava di essere isolata dal mondo. Guardò gli altri abitanti, adulti, muoversi affaccendati tra le vie e le venne spontaneo chiedersi se non stessero sprecando le loro vite rimanendo lì, senza esplorare gli spazi circostanti.
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I Draghi delle Regine - raccolta di novelle
FantasyTERZO VOLUME DELLA SAGA Raccolta di racconti sui personaggi de "La Regina d'Argento". Per leggere le storie che troverete qui, è meglio conoscere quella principale. La trovate sul mio profilo. Gli aneddoti sono ambientati sia prima che dopo la stor...