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294 giorni al 7 luglio

Nel corso dei giorni successivi, Shoto ripensò tanto alle parole di Touya e Shinsou.

Continuava a vedere Eijiro quasi tutti i giorni, spesso andava a prenderlo a lavoro e passava ore con il rosso che gli dormiva con la testa sulle gambe mentre lui leggeva o scriveva qualcosa.

Eijiro non si era mai lamentato, non aveva mai forzato le cose in alcun modo. I suoi coinquilini lo avevano visto incredibilmente sereno ed inaspettatamente fu Katsuki, una sera, a voler affrontare il discorso.

Erano seduti sul divano tutti e tre col solito pacco di patatine e Netflix acceso su un film che non piaceva a nessuno.

Le dita di Katsuki rigiravano nervosamente i lacci del braccialetto che Izuku aveva vinto al parco. Ci pensava di continuo, fin troppo per i suoi gusti. Aveva una strana sensazione di inquietudine addosso, come se avesse paura di vivere qualcosa di bello perché già sapeva che prima o poi avrebbe rovinato ogni cosa.

«Ragazzi», la sua voce risuonò incredibilmente bassa, gli altri due voltarono subito la testa di scatto. «Voi come... come le affrontate le relazioni? Cioè...» sentiva un caldo assurdo, di colpo scalciò le coperte e si mise seduto a gambe incrociate per nascondere il viso tra le mani.

«Come fate a vivere serenamente le cose? Non avete tipo... non lo so. Non avete paura di rovinare le cose e far soffrire l'altra persona?»

Denki ed Eijiro si guardarono per un attimo, nessuno dei due aveva mai visto Katsuki tanto confuso e soprattutto a nessuno dei due venne in mente di scherzare sull'argomento.

Fu Denki a muoversi per primo, sedendosi in modo da poter guardare l'amico.

«Scherzi? Io sono terrorizzato.»

Katsuki sollevò lo sguardo tra le dita, era un po' sorpreso. Tra i tre, Denki era quello che prima di tutti si era buttato a capofitto in una relazione e non gli era mai venuto in mente che questo potesse spaventarlo.

«Quando Toshi mi ha baciato la prima volta ci conoscevamo da circa 72 ore. Poco. Assolutamente troppo poco. Non sapevamo quasi niente uno dell'altro, non avevamo idea di chi avessimo di fronte. Era puro e semplice istinto, ogni cosa era nata da uno scambio di sguardi durato forse cinque minuti. Ci siamo ritrovati in piedi davanti all'ingresso dell'unico bar che abbiamo trovato aperto alle quattro di mattina. Lui era bellissimo, io leggermente brillo. L'ho trovato perfettamente normale, ma ho passato tutta la mattina successiva a chiedermi se significasse qualcosa.»

Fece una pausa, Katsuki si mordeva il labbro cercando di seguire il ragionamento.

«Mi conoscete, sono una persona impulsiva ma da quel momento sono terrorizzato dall'idea che Toshi sia attratto da me solo fisicamente, che magari conoscendomi capisca che non sono ciò che vuole, che non ne valgo la pena, che non sono abbastanza o che può avere di meglio. Ed in parte, questo vale anche per me. In fondo mi sono fiondato tra le sue braccia a scatola chiusa. Puoi idealizzare una persona, farti un'idea, ma non puoi conoscerla mai davvero. E certo, il tempo passa e più vado avanti più realizzo che Hitoshi è quel genere di persona che sembra essere nata per tenere a bada un casino come me.»

Accennò una risata, Eijiro sorrise scompigliandogli i capelli.

«Il punto è... ho paura che un giorno si renda conto che non ce la fa, che sono troppo incasinato per lui.»

Abbassò la testa, Katsuki storse il naso in cerca di qualcosa di giusto da dire. Non era mai stato troppo bravo con le parole; ad essere precisi, non era mai stato bravo con i sentimenti e basta. Denki ed Eijiro erano state le prime persone con cui era stato in grado di aprirsi e che avevano sopportato quel suo carattere scontroso al punto da spingerlo a sforzarsi di migliorare.

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