88 giorni al 7 luglio

Da quella notte di fine marzo, Katsuki e Izuku avevano scoperto quanto fosse semplice lasciare fuori il mondo se si stringevano sotto la stessa coperta.

Non avevano ancora ufficializzato la loro relazione, né ne avevano parlato con i loro amici. Non che volessero nasconderglielo, anzi. Shoto lo aveva scoperto subito, tornato dal suo fine settimana con Eijiro, perché li aveva trovati abbracciati sul letto di Izuku e non si era nemmeno stupito. A quel punto, per quanto Shoto fosse bravo a tenere i segreti, era ovvio che l'informazione sarebbe passata al suo ragazzo, dal suo ragazzo a Denki e da Denki al mondo.

Ai due, comunque, importava poco. Avrebbero continuato a fingere finché non si fossero sentiti pronti, perché in qualche modo l'idea di dirlo ad alta voce spaventava entrambi.

Izuku sollevò appena la testa dal cuscino e si perse a guardare Katsuki addormentato accanto a lui; gli dava un familiare senso di meraviglia. I suoi capelli biondi creavano disegni astratti sulla federa rossa del cuscino, aveva le labbra leggermente schiuse e storceva il naso nel sonno. Si chinò a baciare piano le sue guance, poi il naso e alla fine le labbra. Katsuki borbottò qualcosa di incomprensibile, ma quando aprì gli occhi ed incontrò quelli di Izuku inevitabilmente sorrise.

«Ehi» mormorò con la voce ancora un po' roca. Izuku non disse niente, gli baciò il collo e poi la spalla nuda. Il biondo sollevò un braccio per attirare l'altro in un abbraccio e rotolare con lui per avvolgere entrambi tra le lenzuola.

«Ehi» rispose finalmente il verdino ridacchiando in quell'abbraccio. Katsuki baciò piano la sua tempia, poi prese ad accarezzare distrattamente la pelle nuda del ragazzo.

Le sue dita scivolarono lungo il petto e raggiunsero le stelle sulla clavicola di Izuku; ne seguì il percorso sotto lo sguardo incuriosito del verdino, e quando alzò la testa si rese conto di non riuscire a smettere di toccarlo nemmeno volendo.

«Che costellazione è?» chiese continuando a seguire i puntini avanti e indietro.

Izuku si rilassò per quelle carezze.

«Sono due costellazioni», mormorò sereno. «La costellazione della Lyra e quella dell'Aquila.»

«Che significato hanno?»

Izuku aprì un occhio, poi l'altro e si voltò leggermente verso di lui per cercare la mano libera del biondo. Intrecciò le dita alle sue ed accarezzò il dorso della sua mano con dolcezza prima di iniziare a raccontare.

«Vega è la stella più brillante della costellazione della Lyra, Altair invece è la più brillante della costellazione dell'Aquila. In Giappone, Vega è chiamata Orihime ed Altair è chiamata Hikoboshi. Secondo una leggenda, Orihime era una principessa che se ne stava seduta sulle sponde della Via Lattea a tessere, ma era triste perché si rendeva conto di essere troppo impegnata a lavorare e di non avere tempo per innamorarsi. Così suo padre, che era il re di tutti i Cieli, si intristì per lei e la promise in sposa ad Hikoboshi che viveva al di là della Via Lattea. Il loro fu un matrimonio davvero felice, i due si amavano talmente tanto che Orihime iniziò a trascurare la tessitura. Questo fece infuriare suo padre; il re decise di separarli di nuovo e li riportò ai capi opposti della Via Lattea. Orihime soffriva moltissimo, così il padre le concesse una sola notte all'anno col suo amato. Tutti gli anni, il sette luglio, uno spicchio di luna accompagna Orihime dall'altro lato della Via Lattea ed Hikoboshi la aspetta per stringerla a sé finché non sorge il sole.»

Finì il suo racconto leggermente intristito, quella leggenda era piuttosto dolorosa per lui. Era stata scritta centinaia di anni prima sulla base della sua stessa storia, e sebbene fosse stata travisata e modificata nel corso delle varie trascrizioni era rimasto piuttosto chiaro il messaggio alla base: una principessa a cui era stato strappato il suo grande amore e a cui era concesso di vederlo solo una notte all'anno.

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