uno.

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Ayumi's pov.

"Ricordati di studiare che domani hai compito." Interviene la donna mentre fruga nel mio armadio.

Sbuffo "Ma dai.. l'ho già fatto prima, non posso prendermi una pausa?" Neanche gliel'avessi detto che sbuca con la testa da dietro lo sportello del guardaroba fulminandomi con lo sguardo.

"Neanche per sogno, devi dare il massimo se vuoi recuperare quei brutti voti." Corruga la fronte e poi sparisce dalla camera.

Non mi capisce proprio quella lì; dopo la morte della mia vera mamma mio padre ha deciso di risposarsi un'altra volta nonostante le mie riserve. Lei è deceduta un anno fa a causa di un tumore ai polmoni dato il suo costante vizio di fumare; era veramente una persona stupenda nonostante il suo costante bisogno della sigaretta, più unica che rara, mi aiutava sempre quando ero in difficoltà e non mi obbligava a stare sempre col naso sui libri mentre questa sottospecie di matrigna che mi ritrovo non fa altro che rompere dalla mattina alla sera, mi ha dato addirittura il coprifuoco: alle 11.00 massimo 11.30 di sera devo essere già a casa; se fosse per me l'avrei già buttata fuori a calci solo che papà è troppo ingenuo per rendersene conto perchè è colpito dal suo fisico da modella.. da quando è morta il suo buon senso è andato in malora. La mamma non avrà forse avuto le due enormi bocce attaccate al petto e i capelli biondo platino da troia rifatta ma almeno portava avanti la famiglia con la sua semplicità invece questa non muove un dito, lascia fare tutto a noi due.

Il mio nome è strano sì, i miei genitori all'epoca hanno sempre avuto una passione per il culto orientale e per la musica e, appunto, il mio nome vuol dire ritmo in giapponese. Mi piace perchè è diverso dai soliti nomi in giro per Bradford, insomma mi distinguo da tutti e questo mi rende fiera.

"Mamma ha detto che non vuoi studiare." Entra mio papà per poi sedersi sul bordo del letto.

"Ho già studiato e poi.. lei non è mia madre." Lo guardo male alzandomi dalla sedia e sedendomi accanto a lui incrociando le braccia.

"Tesoro, so che ti manca tanto però ora ho sposato Lara e sembra che vada bene, bisogna solo darle del tempo e sono sono sicuro che anche tu imparerai ad amarla come me." Mi circonda le spalle con un braccio.

"Tu non la ami." Sospiro "Secondo te è normale darmi il coprifuoco? Secondo te è normale avere l'ossessione per lo studio? Non credo proprio."

"Va bene amore, quando ti sarai calmata dimmelo così ne riparliamo." Dice alzandosi dal letto.

"Io quella donna non la sopporto e quando te ne accorgerai sarà troppo tardi e ora lasciami da sola che voglio riposare." Controbatto indispettita, mi distendo e inizio a snodare il cavetto delle cuffiette, lui intanto si chiude la porta alle spalle.

Non riesco a reggere questo dolore insopportabile, quando era viva la vita mi sorrideva di più, ad ogni buongiorno sussurrato all'orecchio o un abbraccio caloroso prima di andare a scuola era una ragione per far continuare le giornate nel modo migliore; dicevo chissene frega degli altri.. finché ho la mia adorata mamma a proteggermi sono completa ma ora che è lassù c'è una parte di me che manca, una parte di cuore distrutta. All'inizio era d'accordo con me, diceva che era insostituibile e che non avrebbe mai amato un'altra donna all'infuori di lei ma poi quell'orribile bambola gli ha montato la testa.

Mimo con le labbra le note di Demi Lovato e Olly Murs cercando in qualche modo di distrarmi e impedire alle lacrime di scendere. Perché l'unica persona che mi è rimasta non mi consola, perché il mio adorato non mi coccola, non mi sta vicino in questo periodo così brutto, perché preferisce passare il tempo con Lara? La chiamo mamma solo per compiacerla se no fidatevi che non mi azzarderei mai a reputarla come la persona che amo più al mondo; la mia tristezza non vuole contenersi, vuole esplodere a tutti i costi, non sopporta l'idea di dover stare rinchiusa in me. Neanche la musica elettronica di Martin Garrix la fermano, i pensieri nostalgici sono sempre nei paraggi.

Mi copro gli occhi con le mani e inizio a singhiozzare ma i palmi impediscono alle lacrime di seguire il percorso delle guance. Il pianto si fa più evidente e attira l'attenzione della persona a cui sono rivolte la quale entra e si rimette seduto sul letto accarezzandomi i capelli.

"Ehi piccola, perché piangi?"

"Non sono piccola cazzo, ho diciassette anni." Alzo il tono "Mi mancate tremendamente." Aggiungo mormorando.

"Cosa dici?" Sbuffa una piccola risata "Io sono qui."

"Sì, sei qui ma sei lontano da me. Continuo a dirti che mi manca la mamma nonostante sia passato già un anno e tu te ne freghi ed ora.. torna pure a scoparti quella donna che chiami moglie." Un forte schiaffo partito dalla sua mano mi colpisce la guancia facendomi stringere i denti, furibonda mi alzo in piedi e gli punto il dito contro "Dai picchiami, forza! Tanto non cambierà niente ma ti dico che stai sbagliando strada." Abbasso lo sguardo e pochi istanti dopo lo rivolgo alla porta trovandomi la donna allo stipite intenzionata ad entrare, si avvicina a mio padre e si sistema i capelli tinti vanitosamente.

"Che casino che c'è qui, vi si sentiva da di là."

"Andate fuori da camera mia!" Indico la porta tra i singhiozzi nervosi.

"Noi ce ne andiamo ma tu sei in castigo signorina." Interviene Lara in tono provocante e infatti mi verrebbe voglia di darle un pugno su quelle due bombe che possiede così almeno si sgonfiano.

"Tu non sei nessuno per darmi degli ordini." Stringo le mani formando un pugno.

"Ayumi Shaw!" Sbotta lui "E' tua madre e ora smettila, punizione per due settimane." Aggiunge facendomi sgranare gli occhi dalla frase appena detta.

"Piantala tu, non è mia madre ho detto! Non posso credere che tu l'abbia detto seriamente, osi paragonarla a lei vergognati.. pensavo fossi diverso papà, da quando non c'è più non ti riconosco, non riesco più a guardarti in faccia." Inizio a liberarmi delle lacrime in loro presenza e poi prendo di scatto la giacca dall'appendiabiti e le scarpe vicino all'armadio.

"Dove credi di andare?" Tuona lui alzandosi dal letto e li guardo con una smorfia di disprezzo.

"Ovunque, basta che non sia qui." E detto questo mi fiondo fuori dalla camera e poi dalla casa sbattendo nervosamente il portone principale.

Detesto questa realtà, il papà che conoscevo prima era buono, gentile e comprensibile mentre ora mi viene nausea solo a pensare che sia sangue del mio sangue; dopo l'affermazione fatta è sicuro che lo odio con tutta me stessa.. dio mio, quanto vorrei avere qualcuno che mi comprenda e che mi aiuti a superare questo periodo devastante, qualcuno che riesca a trasformare questa ragazza insicura in una ragazza forte che ama sorridere alla vita.

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Spero che possa andare come primo capitolo, è vero, non si è potuto capire molto ma serviva da introduzione per le scene che avverranno prossimamente.

arianna.

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