due.

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Ayumi's pov.

Sono delusa dell'unica persona che mi è rimasta, mi sento sola, abbandonata dal mondo. Da quando lei non c'è più non riesco a trovare niente di bello, mi sono isolata da tutto e tutti perchè ormai, che senso ha? Ogni giorno sono litigi continui tra me e mio padre a causa della sua nuova moglie, ogni giorno sono pianti continui, ogni giorno sono i piani per la mia morte.. dire che sono depressa è niente. 

Cammino verso una meta sconosciuta ricordando i momenti in cui da piccola mi svegliavo di mattino presto e andavo a dormire nel lettone con i miei genitori o quando la mamma mi svegliava apposta per andare a vedere l'alba, quando mi cantava la ninna nanna per farmi addormentare oppure quando a tredici anni mi fece provare a fumare e io tossivo come se non ci fosse un domani.

Il giorno della sua morte ero lì, ero tra le sue braccia ad ascoltare il battito del suo cuore quando un suono acuto e assordante mi separò per sempre da lei. I dottori entrarono e mio padre mi trascinò fuori dalla stanza.. quando uscirono per comunicare la brutta notizia rimasi in piedi immobile a fissare il vuoto, riuscivo solo ad immaginare la mia mano che si staccava lentamente dalla sua ed io cercavo di riafferrarla finchè questa svanì nel nulla. Ricordo che quando ci fecero entrare per darle un ultimo addio non versai neanche una lacrima, non riuscivano a scendere dalla troppa tristezza in corpo, riuscii solo ad accarezzarle i boccoli color grano e la sua guancia che da rosea si trasformò in bianco latte. Il giorno del funerale ero vestita con un abito nero in pizzo regalatomi da lei e al polso ci avevo legato un palloncino bianco a forma di cuore con su scritto: mamma, spero che questo arrivi da te e che un giorno potrai di nuovo stringermi fra le tue braccia come sai fare solamente tu; alla fine della cerimonia lo lasciai libero nel cielo e lo seguii con lo sguardo finchè anche quello scomparve dietro le nuvole, diedi un bacio al volo alla bara in cui era chiusa e a volto basso mi allontanai dal cimitero. Pochi mesi dopo papà conobbe Lara ed ora.. eccoci qua. 

Ritornando alla realtà mi accorgo di piangere così estraggo un fazzoletto di carta dalla borsa e mi asciugo le lacrime ma non esitano a cessare così, visto che ho raggiunto un parco mi siedo su una panchina e faccio respiri profondi ma invano, anzi, gli occhi si riempiono di più; prendo la testa tra le mani appoggiando i gomiti alle ginocchia e riprendo a singhiozzare e a bagnare i leggins con la mia tristezza. Mamma.. è già passato un anno ed è come se te ne fossi andata ieri.

Sento qualcuno sedersi accanto a me e un braccio avvolgermi le spalle facendomi sussultare così rivolgo lo sguardo a colui o colei con la vista offuscata dalle lacrime. Quando incrocio le sue iridi color cioccolato da vita ad un sorriso di chi prova compassione ma sfortunatamente non ho forza per ricambiare.

"Perchè piangi?" La sua voce è calda e tranquilla; un suo pollice mi asciuga una lacrima che sta per scendere e con l'altra mano mi scosta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, non dico niente, mi limito ad osservarlo.

Mi perdo a guardare il ciuffo nero come il carbone portato indietro, le rasature sulle tempie, gli occhi impenetrabili che danno l'aria misteriosa, le guance rosee e il sorriso innocente che sa di tenero; ho bisogno di una persona che  mi stia vicino ma non posso fidarmi del primo che passa, non voglio che qualcuno che non conosco nemmeno provi pena per me.. mi sposto di qualche centimetro della panchina più in là voltando la testa dalla parte opposta alla sua.

"Niente, non importa." Mormoro tirando su col naso.

"Non è vero." Si riavvicina prendendomi per il mento e lo gira in modo che i miei occhi si incastrassero di nuovo nei suoi "Se non succedesse niente come dici tu allora non staresti così.. non credi?" Inarca le sopracciglia.

"Davvero, non fa niente." Ribatto con un filo di voce.

"Non insisto." Lascia la presa dal mento per alzare appena le braccia in segno di resa "Sono Marco comunque." Aggiunge tendendomi una mano.

Abbozzo un sorriso "Ayumi." Gliela stringo debolmente premendo le labbra in una linea sottile.

"Che nome originale, come mai?" 

"Beh, i miei genitori avevano sempre avuto una passione per il culto giapponese, tutto qui." Annuisce ma poi mi guarda strano.

"Avevano?" Chiede confuso.

"Sì, mia madre è.." Affievolisco il tono della voce abbassando lo sguardo mentre lui, capendo, si tocca la fronte.

"Che imbecille, che stupido idiota, non dovevo chiedertelo, mi dispiace tantissimo." Si scusa appoggiando la mano sulla mia coscia accarezzandola dolcemente.

Arrossisco e me la tolgo di dosso alzandomi di scatto "Scusami devo andare, grazie di avermi fatto compagnia, ciao." Dico nervosamente per poi fargli un cenno della mano in segno di saluto e andare via senza lasciargli dire una parola.

Comincio a correre verso casa col cappuccio in testa, lo sguardo basso e le mani in tasca; Marco, un nome così piacevole da pronunciare, un nome dolce, un nome fedele.. un nome che non si dimentica facilmente. 

Ad ogni appoggio che faccio con i piedi lo stomaco mi si attorciglia sempre più; ammetto che quando la sua mano ha fatto collisione con la mia coscia una scossa di brividi ha percorso ogni parte di me. Questo nervosismo che ho proviene dal fatto che non ho molta vita sociale e quindi spesso mi comporto da fredda distaccata con chiunque, specialmente da quando sono sola. Inserisco le chiavi nella serratura ed entrando mi trovo davanti Lara con le mani fisse sui fianchi, non sarà stata qui ad aspettare per tutto questo tempo in quella posizione così ridicola; non vedo papà.

"Dov'è?" Le chiedo roteando gli occhi al cielo.

"E' uscito." Si guarda le unghie.

"Okay." Nell'intento di andare in camera vengo presa al polso e spinta brutalmente addosso al muro facendomi accasciare a terra "Ma sei diventata matta o lo sei già di tuo?" Sbotto cercando di rialzarmi ma lei me lo impedisce ributtandomi a terra sbattendo la nuca sulla parete.

"Stammi bene a sentire carina, io non permetto a nessuno di farmi mettere i piedi in testa, a nessuno. Se il tuo adorato padre mi ha sposata devi fartene una ragione.. non lascerò che una stupida diciasettenne mi rovini i piani, capito bene?" Sghignazza per poi sculettare in cucina.

Mi metto a piangere dalla paura. Perchè non ho reagito, perchè sono così debole?

Ciao mamma, come vedi questo è il comportamento che tiene con me quella che ti ha sostituito in casa. Mi manchi, ho ancora bisogno dei tuoi buongiorno, dei tuoi abbracci, delle tue carezze e anche delle tue sgridate. La tua giovane anima ci ha lasciati troppo presto, non siamo ancora pronti per affrontare la vita senza di te.. sei lontana da me e questo mi fa male, troppo male. Forse l'unica cosa positiva è che ho conosciuto un ragazzo, Marco, spero che tu ci abbia visti e che abbia notato il primo sorriso, anche se incerto, dopo tanto tempo. Ti amo tanto, ti prometto che presto riuscirò a riprendere la tua mano e non lasciarla mai, giuro che torneremo insieme e saremo felici per l'eternità.

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