Chapter 4: Fake it until you make it

3.8K 188 99
                                    

Due mesi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Due mesi. Non avevo sentito la sua voce per più di due fottutissimi mesi. Per due mesi non lo avevo cercato e lui non mi aveva cercata. Non ci eravamo scambiati neanche un messaggio, la nostra ultima conversazione risaliva al giorno in cui tutto era andato in catastrofe. E poi quella notte, era cambiato tutto. Lo avevo sentito e mi si era impresso a fuoco sulla pelle ogni giorno di quei mesi passati senza di lui.

Quei mesi d'inferno, avrei aggiunto.

All'apparenza andava tutto bene: ero finalmente a casa, vicino al mio vero padre e a mia sorella, che mi aveva supplicato di tornare perché aveva bisogno di me e io non avrei potuto lasciarla sola ancora a lungo. Avevo superato il mio esame di abilitazione in maniera brillante con i complimenti della commissione, nonostante due giorni prima avessi scoperto che quello che avevo creduto essere l'uomo della mia vita mi avesse ingannata e fatta soffrire volontariamente. In quel senso, ero fiera di me.

Quella fierezza però svaniva non appena mi ricordavo della cosa più orribile che avessi mai fatto e l'avevo fatta proprio alla persona che amavo di più. Io l'avevo lasciato, avevo fatto l'unica cosa che gli avevo promesso non avrei mai fatto. Non lo avevo nemmeno salutato. Avevo salutato tutti, spiegando frettolosamente perché me ne stessi andando, senza avvicinarmi neanche lontanamente alla verità. Ma non avevo avuto il coraggio di guardarlo in quei suoi dolcissimi occhi per dirgli che lo stavo abbandonando.

C'erano soltanto due motivi per cui valesse la pena restare a Los Angeles: Dylan e Mia. Il giorno in cui scoprii la verità, però, scoprii di non averne neanche uno. La mia migliore amica mi aveva confessato di essere stata presa per lo stage dei suoi sogni con Joseph Eden, fotografo di fama mondiale. Lo stage però era a New York: per questo, dopo la fine del suo corso, si sarebbe trasferita lì. Infine, la persona che credevo non mi avrebbe mai fatto del male, aveva finito per farmene più di tutti. Ero a pezzi e non avevo alcuna ragione per restare.

Il mio incubo peggiore si era realizzato: ero ufficialmente diventata come mia madre e quella stronza di Laurel - la ex ragazza di mio fratello che lo aveva incriminato - aveva avuto ragione. Avevo abbandonato qualcuno che amavo e la cosa aveva iniziato a divorarmi, ogni secondo di ogni giorno. Per quel motivo, capii che forse iniziare a lavorare per mia madre non mi avrebbe resa come lei, ci ero già diventata da sola.

Il giorno dopo aver superato l'esame ero entrata ufficialmente a far parte dello studio legale di quella strega di mia madre e per essere completamente diretta e sincera, avevo iniziato subito a guadagnare una barca di soldi. Credevo che quella fosse soltanto una voce, che non fosse possibile iniziare da subito a fare bei soldi, invece quella strega era davvero la migliore e presto capii il perché.

Mi ero ripromessa di non mettere mai più le mie ambizioni da parte per restare accanto a nessuno, che avrei iniziato a mettere la mia felicità al primo posto. Invece non ne ero stata in grado, dato che avevo rinunciato a Parigi per cercare di riallacciare i rapporti con mio padre e aiutare mia sorella a superare quel brutto periodo che stava attraversando. In più era come se avessi voluto che Parigi rimanesse il mio luogo perfetto, il luogo in cui rifugiarmi; credevo che se mi fossi trasferita lì, i problemi mi avrebbero raggiunta e quella città sarebbe stata rovinata. Non volevo aggiungere un altro nome alla lista di cose da cui stavo scappando.

LA's Devil 2 - I'm not leaving you againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora