Tutti tifano per loro, tranne loro due.
Entrambi, nel profondo, sapevano che quel momento sarebbe arrivato. Per tutto quel tempo avevano cercato di sopprimere quella sensazione credendo che forse ce l'avrebbero fatta a stare insieme, che il loro am...
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Non credevo che ci saremmo riusciti. In fondo, era stato come se avessi saputo che ci saremmo incontrati di nuovo, che non saremmo riusciti a restare separati e che in un modo o nell'altro avremmo continuato a vederci. Invece non era successo e ora mi ritrovavo alla vigilia di capodanno, ultima sera a New York, senza averlo visto dal giorno di Natale. Forse era stato meglio così, almeno quando sarei ripartita quella mattina sarebbe sembrato un giorno come un altro.
Mio padre non mi avrebbe mai chiesto di controllare mia sorella perché non avrebbe voluto rovinarmi la serata, però sapevo che fosse preoccupato per come Alex avrebbe trascorso quella nottata. Sapeva di non poterla tenere rinchiusa in casa, altrimenti sarebbe scappata o chissà cosa, perciò aveva lasciato che trascorresse quella sera con la stessa amica con cui la passava tutti gli anni. Lui, invece, la passava a cena con Chloe, come al solito.
La mia serata d'altra parte non si era presentata granché interessante, fino a che dal nulla e con grande piacere, una familiare chioma rossa non si era presentata alla mia porta. «Che ci fai tu qui?» le dissi, aprendo con sorpresa la porta di casa di mio padre.
«Ti salvo dal passare una serata miserabile. E poi, non sei felice di rivedere la tua migliore amica?» disse, ancora sulla porta.
Ridacchiai e non persi tempo prima di abbracciarla. Mia era venuta a trovarmi a Miami qualche weekend da quando ero partita e, in un certo senso, non vedevo l'ora che si trasferisse a New York così da averla solo ad un paio d'ore di volo e non dall'altra parte degli Stati Uniti. «Sono molto felice di vederti, ma mi chiedo ancora cosa tu ci faccia qui» dissi, ricordando che non avrebbe dovuto trasferirsi prima di un paio di settimane.
«Ho anticipato la mia partenza, non avevo più niente da fare a Los Angeles» mi disse. A quel punto le presi la mano e la condussi all'interno della casa, con la mente piena di domande. «Oh, credevo volessi restare più tempo possibile con Bax» le dissi, prendendo di nuovo posto sul divano.
Lei rimase in silenzio mentre si toglieva il cappotto, mostrando il suo corto e luccicante vestito rosa cipria, ed evitava il contatto visivo. Non poteva essere vero.
«Dimmi che avete soltanto litigato, perché se vi siete lasciati e non me l'hai detto giuro che non ti racconterò più niente in tutta la mia vita» la minacciai, sperando di avere torto. Lei prese posto accanto a me e poggiò il braccio allo schienale del divano, tormentandosi i capelli.
«Non volevo dirtelo per telefono» fu la sua giustificazione. Lo disse con un sorriso spento e io capii che fosse stata lei a lasciarlo. Conoscevo la mia amica e le si leggeva in faccia che lo avesse fatto più per una questione di principio. «Cosa è successo?» chiesi.
«Non saremmo sopravvissuti alla distanza e in più non voglio stare con qualcuno che non ha nemmeno voglia di capire cosa prova per me» aveva iniziato a parlare in modo calmo, ma con l'avanzare della frase il suo tono era diventato sempre più arrabbiato. In più, io conoscevo quello sguardo e sapevo che in pochi secondi avrei assistito ad una sfuriata con i fiocchi.