Chapter 11: Meant to be

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Avete mai provato quella sensazione, nel momento in cui incontrate qualcuno per la prima volta nella vita, che vi spinge a pensare: "Non so come, o perché, ma io e te ne passeremo tante insieme"?

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Avete mai provato quella sensazione, nel momento in cui incontrate qualcuno per la prima volta nella vita, che vi spinge a pensare: "Non so come, o perché, ma io e te ne passeremo tante insieme"?

Ecco, io no.

Non credevo in cose come il destino, i segni dell'universo o le anime gemelle. Ero troppo razionale per credere in cose del genere. Io ero sempre stata una persona molto pratica; certo, credevo nelle sfumature della vita, non doveva essere tutto obbligatoriamente solo bianco o nero, ma quei concetti erano troppo astratti affinché io potessi ritrovarli nella mia vita e non mi ci ero nemmeno mai interrogata più di tanto. O almeno, non lo avevo fatto fino a quel giorno.

«Ora che sei di nuovo in te, puoi togliermi una curiosità?» gli chiesi. Stava cercando di insegnarmi a pattinare, ma io non ero particolarmente propensa a collaborare, perciò mi limitavo a tenere strette le sue mani e a lasciarmi trascinare passivamente.

«Solo se provi ad impegnarti. Il trucco è far finta di camminare» ribatté. Sbuffai ma gliela diedi vinta, dato che la curiosità mi stava stuzzicando parecchio. Seguii il suo consiglio e provai a fare come mi aveva detto, reggendomi disperatamente alle sue mani. «Qual è la curiosità?» chiese dopo.

«'Non beve, non fuma ed è sempre calmo'. Questa frase mi sta tormentando dal momento in cui l'ho sentita» gli dissi, citando le parole di Daisy. Lui ridacchiò e distolse brevemente lo sguardo.

«Soltanto una delle mie stupide idee» disse brevemente.

A quel punto lui continuò a trascinarmi, ma io lo fulminai con lo sguardo e puntai i piedi sul ghiaccio per restare ferma. «Non crederai mica di potertela cavare così?» gli chiesi, scioccata che lo avesse pensato anche solo per un minuto. Lui sbuffò e capì subito di non avere altre opzioni, che avrei continuato a tormentarlo finché non me l'avesse detto.

«Volevo capire se fossi in grado di essere migliore e ho crudelmente usato Daisy per farlo. Con lei ero tutto ciò che non sono mai stato» mi spiegò e dovetti trattenermi dall'indossare la mia espressione più contrariata. Glielo avevo già detto la notte precedente che quell'idea era totalmente assurda, che lui non aveva affatto bisogno di cambiare. Mi ero innamorata di lui esattamente così com'era, il suo unico errore era stato mentirmi e non fidarsi di me. Il nostro lasciarci non era stato determinato dal suo carattere o dalla sua personalità, perciò doveva togliersi quella stupida idea dalla testa.

«Capisco il tuo ragionamento ma non bere, non fumare e non arrabbiarti non ti rende una persona migliore, ti rende soltanto meno te. Se vuoi farlo va bene, ma devi farlo perché ne sei convinto, non perché credi di doverlo fare» gli dissi. A quel punto lui mi studiò, quasi curioso, e io alzai gli occhi al cielo. Non capivo perché fosse sorpreso, ma immaginavo che ognuno avesse la sua dose di confusione: lui era incredulo nel pensare che io avessi potuto amarlo così com'era e io ero incredula ogni volta che si ricordasse i piccoli dettagli su di me.

LA's Devil 2 - I'm not leaving you againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora