Chapter 15: Liar

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Io ci avevo provato a rimettere in sesto la mia vita, tornando me stessa, e ci ero anche quasi dannatamente riuscita

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Io ci avevo provato a rimettere in sesto la mia vita, tornando me stessa, e ci ero anche quasi dannatamente riuscita.

Quasi.

Quel quasi non aveva fatto altro che allontanarsi ogni minuto di più che passavo con quel bastardo tatuato che era tornato a tormentarmi e a ricordarmi quanto disperatamente fossi innamorata di lui. A New York avevo realizzato di sentire il soffocante bisogno di schiarirmi le idee per quanto riguardasse Dylan, ma dicendogli addio a Capodanno, convinta che non lo avrei rivisto mai più, credevo che quel problema si fosse risolto da solo. Invece no, lui aveva lasciato che il mio cervello lo salutasse per sempre soltanto per presentarsi alla mia porta un mese dopo.

L'unica cosa per cui mi sentivo grata era che fossi completamente tornata in me e, addirittura, per alcune cose credevo di essere diventata persino la versione migliore di me stessa. Avevo deciso che non avrei mai più soffocato ogni mia emozione fino a farla scomparire, ma che avrei fatto i conti con ogni singola cosa. Lo avevo sempre fatto ed ero perfettamente in grado di farlo ancora, nonostante fossero cambiate molte cose nella mia vita. In più, non avevo bisogno che le mie emozioni fossero spente per fregarmene di qualcosa o di qualcuno. Inoltre ormai avevo imparato che spegnendo ogni emozione i sentimenti non andavano via, venivano soltanto messi in pausa, pronti a tornare più forti di prima.

Ne avevo avuto la conferma quando Dylan si era presentato alla mia porta: in un mese avevo cercato di andare avanti, di sopprimere ogni sentimento che avessi mai provato per lui, dalla rabbia all'amore. Avevo cercato di distrarmi, di vivere una vita che si avvicinasse il più possibile alla normalità e mi ero convinta di averlo dimenticato, ma quando me lo ero ritrovato davanti era riaffiorato tutto più forte di prima.

Da quel momento era tornata la rabbia per quello che mi aveva fatto, come era giusto che fosse, oltre alla paura che se lo avessi perdonato, come mi aveva chiesto, avrei sofferto ancora.

Io volevo schiarirmi le idee e forse lui avrebbe potuto aiutarmi, forse era quello che il mio riflesso nello specchio aveva cercato di dirmi quella sera tornata da New York. Non ero convinta e non mi fidavo di lui, ma forse dargli quell'occasione di dimostrarmi che mi sbagliassi era il modo giusto di schiarirmi le idee. Se, nella più assurda delle ipotesi, fosse riuscito a convincermi lo avrei perdonato.

La brutta notizia era che io, al momento, non avevo la ben che minima intenzione di perdonarlo o di rendergli quel compito facile dato che, appunto, non ero convinta che ne valesse la pena.

«Ehi, a che pensi?»

E poi c'era lui.

Scott mi era stato accanto, mi aveva aiutata a credere che la mia vita potesse essere anche solo lontanamente normale. Avevamo iniziato con l'amicizia, perché lui mi aveva proposto di aiutarmi a dimenticare Dylan, ma dopo mi era venuta la folle idea di provare con la tecnica del chiodo scaccia chiodo e mi ero convinta che potesse anche funzionare. Non avevo mai provato nulla per lui, ma era stata una buona distrazione – come avevo sempre voluto che fosse – o almeno lo era stata fino a quel momento. Da quando Dylan era tornato sembrava che nessuna distrazione fosse abbastanza grande, eppure non avevo fatto che evitarlo.

LA's Devil 2 - I'm not leaving you againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora