Tutti tifano per loro, tranne loro due.
Entrambi, nel profondo, sapevano che quel momento sarebbe arrivato. Per tutto quel tempo avevano cercato di sopprimere quella sensazione credendo che forse ce l'avrebbero fatta a stare insieme, che il loro am...
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Quando la mia bimba mi aveva dato quell'ultima possibilità per riconquistarla aveva tralasciato di dirmi che lavorasse con il suo nuovo ragazzo e che quindi lui la passasse a prendere ogni mattina per andare in ufficio, per poi passarci otto ore al giorno insieme più gli straordinari e che andasse a tutte alle sue fottutissime partite di hockey e a volte anche a vedere gli allenamenti. In pratica, considerando il fatto che i nostri orari di lavoro non coincidevano affatto, mi mancava il tempo materiale per stare con lei e l'opzione di far fuori il suo stupido ragazzo per toglierlo di torno sembrava sempre più allettante.
In un modo o nell'altro non era mai da sola e non lasciava che io mi avvicinassi a lei. Mi stava praticamente truffando, perché mi aveva soltanto dato l'impressione di aver ottenuto quello che volevo e ora mi ritrovavo ad aver perso tre preziosissimi giorni e senza alcuna idea di come fare a condensare mesi di lavoro in poche settimane.
Per questo motivo mi ritrovavo in quella sottospecie di stadio da hockey su ghiaccio, a guardare una delle scene peggiori che io avessi mai visto nella mia vita. Lui era appoggiato alla barriera trasparente che separava la pista dalla tribuna e teneva la mia Freya tra le braccia. La vista di loro due baciarsi o anche solo toccarsi mi dava la nausea, soprattutto perché era in momenti come quelli che realizzavo di non averla mai effettivamente vista con qualcun altro, perché nei mesi in cui era stata a Los Angeles lei non era mai stata con nessuno, ad eccezione di uno stupido bacio con Sebastian. Non avevo mai visto niente, tantomeno con Rhys quando avevo creduto che stessero insieme.
In più, mi torturava terribilmente pensare che prima fossi l'unico che potesse toccarla, baciarla, accarezzarla e ora al mio posto c'era quell'idiota.
E lei? A lei sembrava piacesse. In quei giorni avevo elaborato migliaia di teorie sul perché sarebbe dovuta stare con un attrezzo come lui: l'ipotesi migliore era quella secondo cui lei lo stesse usando per dimenticarmi, un'altra vedeva che si stessero usando a vicenda per qualsiasi motivo, un'altra ancora mi portò a pensare che lei si fosse ritrovata incastrata in quella relazione senza volerlo e non riuscisse ad uscirne e l'ultima – la peggiore di tutte – era quella per cui lei avesse iniziato a provare davvero qualcosa per lui e che fosse sulla buona strada per dimenticarmi, sempre che non l'avesse già fatto. D'altronde ero stato un'idiota a lasciare che nella sua testa lei mi dicesse addio, perché sapevo quanto fosse determinata e non mi sarei dovuto sorprendere se ci fosse già riuscita.
«Amico, hai la faccia di uno che sta per vomitare» parlò Andrew seduto accanto a me.
«Non posso farci niente, la scena mi disgusta»
«Smetti di guardarla allora» disse. Vedendo come non accennassi a dargli retta, si alzò e occupò il posto alla mia destra, bloccandomi la visuale. Lo fulminai con lo sguardo, nonostante fossi consapevole che fosse la cosa migliore per la mia povera sanità mentale.
Dovevo aspettare soltanto un altro minuto, dopo la partita sarebbe iniziata e lei sarebbe stata libera da lui per un'ora intera e io avrei potuto finalmente parlarle. Soprattutto perché con lei in quel momento c'era solo Blake e di lei si sarebbe occupato Andrew. Lasciai che fosse lui a controllare quando Scott se ne fosse andato, così avrebbe avuto il via libera per distrarre la bionda e farla allontanare. Dal suo punto di vista ero io a distrarre Freya per fare in modo che lui potesse parlare liberamente con Blake, ma mi andava bene comunque perché in quel modo entrambi avremmo avuto quello che volevamo.