Dire addio

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27 marzo 2010


"Oops"

"Ciao"

Non lo sai mai quando stai per vivere uno di quei momenti che ti cambiano la vita.

Ci sono persone che passano la loro esistenza a credere che sia sempre troppo tardi per trovare l'amore, come se l'amore non si trovasse in un secondo ma in un tempo molto più lungo e dilatato. Come se non fosse possibile trovarlo in ogni momento: nel corso di una festa, in fila alla cassa del supermercato, mentre sei imbottigliato in mezzo al traffico in una domenica d'agosto e qualcuno, nella corsia affianco, ti sorride attraverso il finestrino. L'amore è universale ed è ovunque, non è mai troppo tardi per trovarlo. Può arrivare in qualsiasi momento.

Harry e Louis sono stati piuttosto fortunati in questo perché avevano rispettivamente sedici e diciotto anni quando si sono conosciuti in un bagno pubblico di uno studio televisivo. E quello è decisamente l'ultimo posto in cui pensi di trovarlo, l'amore, soprattutto se sei così giovane e la tua mente è concentrata su tutt'altro, su un sogno da raggiungere e che stai cominciando ad accarezzare soltanto ora.

Quando Louis entra in bagno e chissà per quale legge della fisica Harry quasi inciampa su di lui, lo riconosce subito. È il ragazzino con i capelli ricci che ha visto ai casting e che ha cantato in un modo che lo ha folgorato, quello che gli ha tolto il fiato e che lo ha lasciato senza parole, quello di cui non era riuscito a vedere gli occhi dalla distanza in cui si trovava, ma che adesso riesce a vedere chiaramente. Sono verdi come il prato del parco in cui sua mamma lo portava da bambino, come il posto in cui di più al mondo riusciva a trovare la sua pace.

"Scusami" continua Harry, schiarendosi la voce dopo un lunghissimo momento trascorso a fissarsi ad una distanza ravvicinata. Poi torna a dargli le spalle e si avvicina allo specchio, stringe le mani sui bordi del lavandino e respira profondamente.

"Tutto ok?" gli chiede Louis, facendo un paio di passi nella sua direzione.

"Sì. Credo. Sono solo un po' agitato per il provino" mormora Harry, osservando Louis attraverso lo specchio. "Non pensavo di tenerci così tanto. Lavoravo in un panificio, onestamente credevo che avrei fatto questo per tutta la vita poi ma ho deciso di provarci, così per gioco, ho passato un provino dopo l'altro e non lo so nemmeno io come ho fatto a trovarmi qui con tutti voi, e solo ora sto realizzando di tenerci veramente tanto perché arrivato fino a questo punto mi spezzerebbe il cuore essere mandato a casa."

Louis annuisce lentamente, e temendo forse per la prima volta in vita sua di dire la cosa sbagliata. Il ragazzo sembra davvero agitato e sull'orlo di un precipizio: basterebbe davvero un soffio per farlo scivolare. "Ti chiami Harry. Giusto?"

"S-sì. Tu sei Louis?"

E sorridono entrambi per il modo in cui, tra mille, si sono ricordati il nome l'uno dell'altro. "Siamo giovanissimi, non credo che questa sia l'ultima opportunità della nostra vita" gli dice, mentre Harry si gira finalmente nella sua direzione per fronteggiarlo. "Se non andrà bene questa volta, ci riproveremo la prossima, però... posso dirtela una cosa?"

"Certo."

"Sei bravissimo, Harry. Ho avuto i brividi per tutto il tempo prima, mentre ti ascoltavo. Non ho mai, mai provato una cosa del genere nella mia vita, quindi quello che voglio dirti è che purtroppo esiste una possibilità che tu oggi torni a casa, ma se dovessero davvero mandarti via... sarebbero dei pazzi a lasciarsi scappare uno come te. Dico sul serio, si mangeranno le mani quando un giorno sarai ricco e famoso e non potrai dire di aver cominciato qui la tua carriera."

The Way It EndsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora