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Probabilmente, se alcuni mesi prima qualcuno mi avesse detto che avrei pianto per Yoon e che Jimin mi avrebbe confortato, gli avrei riso in faccia, ma era quello che stava realmente succedendo e non potei che essere grata al biondo che in silenzio cercava di tranquillizzarmi tenendomi stretta e accarezzandomi dolcemente i capelli.
"Jimin, lasciaci soli." disse ad un tratto la voce di Yoon.
Non seppi con certezza quando entrò in cucina, ma notai quanto la sua voce mi arrivò fredda e distaccata come se non gli importasse davvero che io fossi in una valle di lacrime per colpa sua.
"Non mi sembra il caso." rispose Jimin, non lasciando mai la presa su di me.
Tentai di calmarmi il più in fretta possibile, sentendo quanto fosse rigido il corpo del biondo e quanto fosse stata pungente la sua voce. Non volevo assolutamente che litigassero, quindi mi imposi di darmi una calmata e ancora con la voce tremolante, parlai.
"Non mi sento molto bene, forse è meglio che io torni a casa...parleremo un'altra volta. Mi faccio sentire io."
Yoon mi guardò, ma il nostro contatto visivo durò poco poiché spostai immediatamente l'attenzione sul biondo che a sua volta mi fissava preoccupato.
"Ti porto a casa." mi disse.
Sorrisi lievemente e scossi la testa.
Avevo bisogno di stare sola soprattutto dopo quello che era successo con Yoon, e avere Jimin intorno non mi avrebbe aiutato molto.
"Va bene così, ma ci vediamo venerdì per quel progetto. Ti ho promesso che avremmo studiato insieme."
A quel punto, non aspettai neanche una risposta dai due e uscii velocemente dalla cucina, afferrando il cappotto.
Quando misi una mano sulla maniglia per lasciare quella casa, una mano bloccò la porta, impedendomi di uscire.
"Jieun." tuonò il mio ragazzo.
Non mi girai neanche nella sua direzione anzi, con tutta la forza che avevo aprii la porta, uscendo dall'appartamento dei fratelli Park.
"Jieun, ho detto che dobbiamo parlare." ringhiò.
"E io ho detto che mi faccio sentire io." risposi duramente.
Non era mio fratello, tanto meno mio padre, quindi non aveva nessun diritto di ordinarmi cosa fare.
Ero stanca del suo atteggiamento autoritario.

Appena arrivata a casa mi fiondai immediatamente in camera mia, non facendo neanche caso se la mia amica fosse presente o meno.
Tutto quello che feci fu togliere il mio cappotto, buttarlo in un punto indefinito della stanza e gettarmi -letteralmente- sul letto.
Se in qualche modo durante il ritorno avevo cercato di calmarmi per non scoppiare a piangere nel bel mezzo della strada, arrivare nella mia stanza che vedevo come la mia confort zone, fu la fine: il dolore che stavo provando venne fuori come lava incandescente: gli occhi mi divennero lucidi, le lacrime rigarono le mie guance e i singhiozzi furono gli unici suoni udibili.
Tutto quello che io e Yoon avevamo costruito stava pian piano distruggendosi per degli assurdi motivi che non riuscivo neanche io a capire.
Da quanto ogni cosa che facevamo sembrava essere sbagliata?
"Jieun, non si salut-che diavolo è successo?" disse la mia amica entrando in stanza, accorgendosi nel mio stato.
"Hee." singhiozzai, mettendomi le mani davanti al viso per nascondere il mio stato pietoso.
"Jieun, è successo qualcosa? Stai bene? Eri andata via tranquilla." disse allarmata. "Aspetta, dovevi parlare con Yoon."
"Già.." inizia. "C-credo che Yoon si sia s-stancato di m-me."
"Ji, devi calmarti. Non riesci neanche a respirare bene. Calmati e ne parliamo." continuò lei abbracciandomi e accarezzandomi la schiena per cercare di calmare il mio corpo scosso da tremori, ma calmarmi fu quasi impossibile, era come se non ci riuscissi: la verità mi era arrivata come una doccia fredda e non riuscivo neanche io a crederci.
"L-lui è tornato a casa, gli avevo preparato i mochi, lo sai c-che sono la mia ricetta preferita. È andato a farsi una doccia, al suo ritorno abbiamo parlato e mi ha chiesto scusa per la s-scenata fatta la sera del compleanno di Yoongi, e del fatto che mentre era a Tokyo è completamente sparito. Gli ho detto come mi sono sentita e gli ho...gli ho chiesto se mi amasse." iniziai.
"Respira, con calma." mi disse lei.
"Ha c-cambiato argomento, Heejin. Ha iniziato a baciarmi il collo, voleva fare sesso, m-ma io l'ho bloccato. Non volevo farlo in quel momento, mi...mi sentivo ancora ferita e non v-volevo che il tutto si concludesse con del sesso." a quel punto iniziai a piangere di nuovo. "L-lui si è arrabbiato, mi ha risposto male e poi.."
"Jieun, ti ha messo le mani addosso?" parlò seriamente la mia amica, vedendomi non continuare la frase.
"N-no, lui non lo farebbe m-mai..poi è arrivato anche Jimin e..io sono andata via. Hee, lui non mi ama più, da qualche settimana è cambiato tutto. Io lo so che lui n-non mi v-vuole più."
"Tesoro, lo sai quello che penso di Yoon e ce ne siamo accorti tutti tranne tu. All'inizio ok, ma man mano che la vostra storia andava avanti ha iniziato a comportarsi come uno stronzo egoista...io credo che lui non ti ami veramente e che pian piano ne stia prendendo coscienza. Sei giovane, bella, intelligente e i ragazzi hanno gli occhi Ji. Dovresti aprirli anche tu. Credo che la tua storia con Yoon stia tramontando ed è ora che vi lasciate tutto alle spalle."
La guardai e sbattei un paio di volte gli occhi, cercando di tranquillizzarmi, poi la abbracciai e piansi ancora un po' sulla sua spalla.
"So che è difficile. Ma dovresti davvero andare avanti. Ci sarebbero persone che pagherebbero oro per essere al posto di Yoon, invece tu sei qui a piangere per lui. Ce la farai." continuò lei.
Sciolsi l'abbraccio e col dorso della mano asciugai le lacrime che scorrevano sulle mie guance.
"Ho voglia di rimanere un po' da sola..ti dispiace?!" sussurrai.
La vidi annuire triste e poi, dopo avermi dato un bacio sulla fronte, la vidi uscire dalla porta per lasciarmi completamente sola, al buio, circondata dai miei pensieri.
Tutto quello che avrei fatto sarebbe stato prendere una decisione per la mia felicità e forse anche per quella di Yoon.

The Park boys [Park Jimin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora