𝘾𝙧𝙞𝙢𝙨𝙤𝙣 𝙋𝙚𝙖𝙠

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𝘿𝙞𝙨𝙘𝙡𝙖𝙞𝙢𝙚𝙧: I fatti che seguono, sono liberamente ispirati al film Crimson Peak ma in questa versione la storia è ambientata ai giorni nostri

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𝘿𝙞𝙨𝙘𝙡𝙖𝙞𝙢𝙚𝙧: I fatti che seguono, sono liberamente ispirati al film Crimson Peak ma in questa versione la storia è ambientata ai giorni nostri. Per chi non ha ancora guardato il film (in quel caso ve lo consiglio vivamente) ci potrebbero essere spoiler evidenti. 





Con il pensiero torno indietro nel tempo, raggruppando tutti i ricordi e tutti i momenti vissuti in quella proprietà. Shawn era a casa con la varicella ed io, che non l'avevo ancora contratta ero stato mandato via da mia madre. Mi ritrovai ben presto nel taxi diretto ad Allerdale Hall, e superato il cancello arrugginito, venni accolto da Thomas, sua sorella Lucille e la loro stramba madre, Lady Beatrice Sharpe. Avevo dodici anni all'epoca, ed avevo conosciuto gli Sharpe ad una festa in campagna solo qualche mese prima, ma con il più giovane della famiglia avevo ben presto stretto un forte rapporto di amicizia. Lady Beatrice ci lasciò salire al piano di sopra per poter disfare l'unica borsa che mi ero portato dietro. Nel pomeriggio sedetti alla panca del pianoforte, suonando assieme a Lucille. Una inquietante ed enigmatica quattordicenne dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri proprio come quelli del fratello. "Sono contento che tu sia venuto a farci visita, Joe" asserì la padrona di casa, strofinandosi le mani sull'abito grigio sbiadito. "Avrei voluto vedere anche tuo fratello. Spero che possa guarire presto".

"La prossima volta mi accompagnerà, e potremo stare tutti insieme". Beatrice mostrò un sorriso scherno, e infine scese le scale, facendole scricchiolare sotto ai suoi passi pesanti. Ammetto che l'avevo sovente trovata inquietante, e durante la mia permanenza a Crimson Peak, quel dubbio si concretizzò.

Al minimo dispetto da parte dei suoi due figli, Beatrice digrignava i denti, scegliendo di rinchiuderli da qualche parte in quel lugubre e infestato castello. Ovviamente io ne ero all'oscuro, e scoprii troppo tardi quel suo lato algido e sprezzante. Solo al mattino, quando lei raggiungeva la città più vicina per fare la spesa, mi ritrovavo a percorrere i lunghi e stretti corridoi per poter perlustrare tutte le stanze. Alcune erano chiuse a chiave, perciò non vi potetti mai entrare. Chiamai il nome del mio amico e di sua sorella, senza ricevere alcuna risposta. Ad un tratto un vento gelido mi rasentò, sfiorandomi le guance di sbieco. La porta di mogano difronte a me cigolò, e in qualche secondo Thomas ne uscì arrancando verso di me. "Dov'eri? Vi stavo cercando da ore?".

"Nostra madre..." sibilò tra i denti "...lo fa sempre. Ci strattona e ci getta in qualche stanza, buttando via le chiavi". Lucille ci raggiunse. "È una pazza psicopatica. Nessuno ci ha mai creduto, però adesso abbiamo dalla nostra parte altri due occhi, i tuoi. Joseph, tu puoi aiutarci".

"Volete farla rinchiudere?" lei volse lo sguardo verso il fratello. "Non sarebbe sufficiente. Ho un piano. Voi dovrete solo restare in silenzio". Trascorsero i giorni, e alla notizia che Shawn stava finalmente guarendo, mi preparai a ritornarmene in Louisiana. La compagnia di Thomas mi aveva fatto di certo piacere, ma non potevo dire lo stesso di sua sorella, o della madre. Thomas sembrava essere l'unico membro della famiglia ad avere un po' di sale in zucca. Il comportamento di Lucille si fece sempre più strano e, una sera, al calare della luna piena quando il castello divenne un luogo buio e gelido ed io ero già sotto le coperte, accadde qualcosa. Udii un unico strepitio, seguito da un urlo soffocato. Mi misi a sedere, le lenzuola ancora sulle gambe. Dalla stanza accanto udii i passi veloci di Thomas che raggiunse presto la mia camera per domandarmi cosa fosse successo.

"Proveniva dal piano di sopra" insieme salimmo le scale verso il bagno padronale. La porta era semichiusa, e dal sottile spiraglio iniziò a fuoriuscire un liquido denso e purpureo. Tom sgranò gli occhi. "Questo è sangue". Immediatamente la aprì, e insieme alzammo gli occhi verso la figura in piedi accanto alla vasca. Era Lucille, e in una mano stringeva il manico di una mannaia insanguinata. Sul pavimento, rotolò la testa decapitata di Lady Beatrice Sharpe, ormai un corpo senza vita privato del capo. "Ho dovuto farlo" spiegò Lucille, senza il minimo accenno di rammarico. Thomas subito le sfilò la mannaia dalla mano, prendendola in custodia. "Dobbiamo nasconderla. Dobbiamo pulire tutto". Io restai immobile, non riuscii ad emettere alcun sibilo. E questo non perché la scena raccapricciante mi aveva in qualche modo traumatizzato. Avevo i piedi scalzi in un bagno di sangue, e con gli occhi osservai quel flusso scorrere verso il corridoio e tra le mie gambe, e avvertii un insolito calore invadermi. Mi chinai in avanti, sprofondando le dita in quel liquido puniceo. Me le portai davanti agli occhi, e per la prima volta sentii le pupille dilatarsi e il cuore aumentare i battiti al minuto.

"Joe, tu ci aiuterai vero?" Lucille era accanto a me, e dopo settimane mi guardò davvero cercando appoggio e comprensione. Mi limitai ad annuire, e in tre trascinammo il corpo di Beatrice nei sotterranei, per gettarla in una vasca ricolma di argilla. Thomas ci gettò anche la testa e la mannaia, ripulendosi del sangue della madre e del senso di colpa. Tutti questi tentativi di redenzione risultarono vani. Qualche giorno dopo in città iniziarono a circolare delle voci, e tutti parlarono dell'improvvisa scomparsa di Lady Sharpe e del carattere volubile della figlia maggiore. La polizia iniziò le ricerche, e dopo un pomeriggio di razzie e indagini, riuscirono a trovare il corpo o quello che ne rimaneva. I loro sospetti ricaddero unicamente su Lucille, in quanto era la più grande dei due figli e con alle spalle un passato di molestie subite dal padre violento. Così, lei finì in un istituto psichiatrico e Thomas restò inevitabilmente solo in un castello troppo grande e funereo per un bambino di dodici anni. Non volevo lasciarlo nelle grinfie di quella casa che stava cadendo a pezzi, con i ricordi della sorella pazza e della madre morta assassinata dalla stessa sorella, e per questo lo invitai a seguirmi in Louisiana. A mia madre e mio fratello non accennai un granché di ciò che era accaduto ad Allerdale Hall, ed io quasi mi dimenticai dell'esperienza avuta con il sangue. Era stata la prima volta che lo vedevo, che lo sentivo. In qualche modo, quella vicenda mi aveva toccato nel profondo e il dettaglio macabro riguardante la mia infanzia restò latente per anni, lasciando solo strascichi labili che partirono dagli anni del college fino ad oggi. 

𝙁𝙞𝙧𝙚 𝙖𝙣𝙙 𝘽𝙡𝙤𝙤𝙙 | 𝘑𝘢𝘳𝘦𝘥 𝘓𝘦𝘵𝘰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora