𝙃𝙪𝙢𝙖𝙣

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Bartholomew Robbins, meglio conosciuto come Bart, è il miglior avvocato difensore al mondo ed è il mio legale di fiducia da almeno dieci anni. Gli potrei affidare la mia stessa vita, ed oggi è qui accanto a me e proverà a salvarmi da questa strana condizione che mi vede coinvolto. Io, un carnefice capace di fare a pezzi una ragazza. Non potrei mai esserne capace. Il solo pensiero mi disgusta. Il detective ci lascia da soli, spegnendo le telecamere e qualsiasi apparecchio che possa registrare la nostra conversazione. "Joe, sei uno dei miei clienti preferiti e non mi hai mai deluso. Non ti ho mai dovuto difendere da niente e da nessuno, ma questa sembra un'accusa molto grave. Io mi fido di te, anche perché mi hai permesso di portare mia nipote ad uno dei tuoi primi concerti. Te lo chiederò una sola volta. Sei in qualche modo coinvolto in questa faccenda?".

"Se davvero ti fidi di me, non dovresti pormi questa domanda". "Mi fido ma sono prima di tutto un avvocato onesto, con una parcella di centomila dollari. Abbiamo solo bisogno di un alibi, Joe. Ce l'hai?" tiro un grosso respiro, posando il gomito sul tavolo. "Dopo il concerto, mi sono fermato in un pub a bere. Non ricordo il nome...".

"Va bene, e dopo?". "Dopo..." mi inumidisco le labbra, rammentando la scollatura di Jasmine dritta davanti ai miei occhi. Il suo modo ingenuo e contemporaneamente dissoluto di flirtare con un personaggio famoso. "...dopo ho incontrato una ragazza". "Ci sei stato insieme?". Non so cosa rispondere. Lei è sparita e perciò potrei essere collegato anche a lei, ai segni che adesso si ritroverà sul collo e fra le cosce. "Diciamo di sì" Bart alza gli occhi al cielo. "Non esiste nessun diciamo, Joe. Ci hai fatto sesso, sì o no?".

"Sì" rispondo, scegliendo di essere onesto. "Va bene. Dobbiamo trovare questa ragazza. Lei è il tuo alibi. Ricordi almeno il suo nome?". "Jasmine, non conosco il suo cognome". Bart scrive velocemente qualcosa sul suo blocchetto giallo. "La troveremo. Insomma, quante Jasmine potrebbero esserci ad Austin?!" all'improvviso ricordo le sue prime parole una volta che mi si è seduta accanto. "Non è di Austin. Anche lei era in visita. Alloggia in un motel". Mi accorgo troppo tardi di aver accennato all'unico posto in cui potrei aver fatto del male ad una persona. "Quale motel?". Faccio roteare gli occhi. "È troppo tardi per tirarmi indietro?". Bart serra le sopracciglia, risultando diffidente. "Cosa è successo in quel motel, Joe? Cosa mi stai nascondendo?". 

"Potrei aver fatto qualcosa di cui forse non mi pento affatto". D'un tratto, vorrei mordermi la lingua perché ho scelto di essere onesto nel peggiore dei momenti. Per la prima volta, scorgo un pizzico di scetticismo negli occhi del mio avvocato. Sta evidentemente pensando di mollare il caso, e di mollare me sull'orlo del precipizio. Digrigno i denti, lasciandomi travolgere da un attacco di panico. "Ho paura, Bart. La mia vita sta per essere sconvolta da un uragano e non riesco a controllarlo. Non riesco a controllarmi. È più forte di me". Lui mi afferra per le braccia, scuotendomi. "Joe, io ti aiuterò. Non ti abbandono. Ti farò risultare innocente".

"Lo sono... io sono innocente. Non ho ucciso quella ragazza, ma...". Bart mi blocca. Afferma di non voler sapere altro. "Entro la fine della giornata sarai uscito da quella porta, con la fedina penale completamente pulita. Te lo assicuro". Nel pomeriggio, Shawn e Ivan siedono nella sala d'attesa, aspettando insieme a me. Mio fratello mi conforta, senza fare domande. Non ha sospetti. Crede fortemente nel suo fratellino, che secondo lui non farebbe del male ad una mosca. Siamo sempre stati così uniti, supportandoci a vicenda. Ci sono sempre stato per lui e Shawn ha fatto lo stesso, colmando il vuoto che ha lasciato un padre che non abbiamo mai conosciuto. Il mio avvocato si dissolve dietro la porta dell'ufficio del detective, e riappare dopo un'ora con le mani nelle tasche dei pantaloni ed uno sguardo cupo, per nulla confortante. Mi richiama con un cenno della mano, parlando a bassa voce. "C'è un problema..." ingoio la saliva. "...non riesco a trovare quella Jasmine. Al pub dicono di non averla mai vista prima di ieri sera. È un fantasma. Sei certo di essere stato con lei?".

"Non ho le allucinazioni, Bart e detto tra noi, un corpo come il suo difficilmente si dimentica o si immagina". "Allora ho bisogno di sapere un'altra cosa da te, Joe. Devi dirmi il nome del motel" atterrito, scuoto il capo, rifiutandomi di continuare a parlare. "Joe, ti prego. È la tua unica possibilità. Se siamo fortunati, qualcuno al motel può averti visto entrare in stanza con Jasmine e per questo può testimoniare a tuo favore".

"Improbabile. Era notte fonda. Io non ho visto nessuno" Bart mi afferra per il braccio, facendomi male. Mi trascina all'esterno e poi mi urla contro, digrignando i denti. "Che ti prende? Vuoi uscire incolume da questa faccenda o vuoi passare il resto della tua vita dietro le sbarre? Questa cosa potrebbe segnarti per sempre. Un omicidio, Joe. Non è cosa da poco. Sono un bravo avvocato ma non posso salvare qualcuno che è colpevole". "Non lo sono".

"E allora agisci. Portami a quel motel prima che ci vadano quei poliziotti là dentro". Bart sa come farsi rispettare. Sa fare il suo lavoro, e così mi ritrovo ben presto nella sua auto, diretti al motel Fairmont. Dal finestrino della macchina, guardo verso la stanza dove ho passato la notte e rispondo alla domanda di Bart, che mi chiede se ricordo il numero posto sulla porta della camera. "Aspetta qui. Vado a mettere qualcuno sotto torchio". Lo vedo proseguire verso la reception, e nel frattempo mi tremano le gambe. Alla centrale mi hanno privato di documenti e telefono, perciò non posso mettermi in contatto con mio fratello o con il mio agente. Dovremo saltare il concerto a New York. Mi sto preoccupando per un insulso spettacolo mentre la mia vita è appesa ad un filo. Tutta la mia carriera musicale, tutti i sacrifici fatti negli ultimi dieci anni per poter diventare quello che ho sempre sognato di fare. Un cantante, un musicista. Ho sempre voluto essere un esempio per gli altri, invece da domani sarò etichettato come il macellaio di Austin. Un uomo che prova un incontrollabile desiderio a dissetarsi di qualcosa che è ben lontano dalle tipiche routine di un essere umano qualunque. Umano. No, non lo sono. Ho un problema ed è venuto fuori all'improvviso. D'un tratto torno con i piedi per terra, udendo un rumore all'esterno. Bart sta picchiettando il dito sul vetro. Abbasso il finestrino per poter ascoltare quello che ha da dirmi.

"Forse ho delle belle notizie da confidarti". Scendo dall'auto, stringendomi nella felpa. "La signora alla reception vi ha ripresi con le telecamere di sicurezza. Sa che sei stato con Jasmine in stanza dalle due alle sei, e quando ha ripulito la stanza stamattina ci ha trovato un preservativo. Ha detto che può confermare tutto alla polizia...". "E a quando risale l'omicidio di quella Amber?". "Allo stesso orario, quindi non puoi essere stato tu".

"Ma hanno trovato il mio DNA sul suo corpo. Com'è possibile una cosa simile?". Bart fa spallucce. "Non importa. Le accuse cadranno, Joe. La fortuna è dalla tua parte". Mi dà una pacca sulla spalla, invitandomi a risalire in auto ma io resto inerme. "Bart..." mentre lo richiamo, un'immagine guizza davanti ai miei occhi come un ricordo lontano. Mi vedo lasciare la stanza del motel dalla porta sul retro e prendere la Chevrolet di Jasmine per raggiungere il centro. Amber è all'ingresso di un locale, da sola, a fumare una sigaretta. La avvicino, lei mi riconosce senza troppi sforzi e decide di salire in auto con me. Raggiungiamo un posto tranquillo e appartato fuori città, ed io la spoglio in pochi secondi, infilando le dita tra i suoi capelli biondi mentre con l'altra mano le abbasso le mutandine sotto la minigonna di pelle. Mugola tra le mie labbra, ansante e vogliosa. "Joe" sibila tra i denti, strofinando la guancia contro la mia. Quando sono dentro di lei, inebriato dal suo profumo che mi entra nelle ossa, sento ancora una volta quel desiderio irrefrenabile. Tutto si amplifica, il cuore palpita frenetico sotto la gabbia toracica e le tempie mi pulsano. L'erezione si gonfia e preme contro il suo monte di Venere. La vedo, in tutto il suo splendore. I suoi capelli dorati profumano di vaniglia e il suo interno cosce è caldo, eccitato quando la sfioro con esagerata intensità che la fa esplodere subitaneamente in un orgasmo. "Joe..." ripete, al culmine e più che mai lasciva, disinibita. Voglio concludere, voglio sentirla, voglio assaggiarla. Con una mano sul suo seno e l'altra dietro la sua nuca, attiro la piega del suo collo verso le mie labbra e immediatamente i canini affondano nella carne, succhiando, consumando fino all'osso. 

Amber si agita convulsa sotto di me, i pugni chiusi che battono contro la capote. Si vuole liberare ma io ho davvero bisogno del suo sangue. Urla, si dimena. Per farla stare zitta, la blocco contro il sedile fermandola con le gambe. "Joe!" questa volta, il mio nome risulta soffocato tra le sue labbra. "Lasciami andare!". Con un movimento veloce, la sua testa si sposta da un lato all'altro emettendo uno scricchiolio. Il collo si spezza, gli occhi restano spalancati, vitrei. Amber è morta ed io ho ancora il suo sapore sulla lingua, tra le cosce. Mi ripulisco la bocca con il dorso della mano, rimettendomi alla guida. Lascio Amber dove l'ho trovata, premurandomi di non essere visto da nessuno. Torno nella stanza del motel, trovando il letto vuoto, sporco. Mi stendo sul tappeto e mi addormento. È così che è andata, o mi sto immaginando tutto? Sto immaginando qualcosa che avrei voluto accadesse?

"Bart..." riprendo a dire, sconvolto dal mio ultimo pensiero. Da quello che ho appena sognato ad occhi aperti. "...non credo proprio che le accuse cadranno. Sono stato io".

𝙁𝙞𝙧𝙚 𝙖𝙣𝙙 𝘽𝙡𝙤𝙤𝙙 | 𝘑𝘢𝘳𝘦𝘥 𝘓𝘦𝘵𝘰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora