Chapter three

25 5 4
                                    

La suoneria del mio cellulare mi svegliò e ci misi poco a capire dove fossi: ero alla libreria. Poco per volta, ricordai di essermi addormentata la sera prima con il libro in mano, mentre in quel momento giaceva a terra stropicciato. 

Mi alzai per raccoglierlo, nel mentre il mio telefono cessò di suonare. Sbadigliai un paio di volte, e ricordai che giorno fosse: il venticinque di dicembre, ovvero Natale. 

Presi il mio zaino, ci misi dentro tutto l'occorrente e uscii dal negozio di fretta. Quel giorno sarebbero venuti i miei parenti, e io non sarei dovuta mancare. Solo in quel momento mi ricordai della chiamata, così sbloccai il cellulare e notai che era mia madre ad avermi chiamato; ma infondo, era un po' prevedibile. 

Fortunatamente, avevo già comprato i regali. 

Quasi rischiai di cadere mentre correvo per le stradine di Manhattan, ma arrivai a casa sana e salva. 

"Keira, proprio oggi dovevi fare tardi?" mi rimproverò mia madre appena varcai la soglia di casa. 

"Mamma, buongiorno anche a te" scherzai per alleggerire la situazione, ma ottenni il contrario.

 Ma cosa ti aspettavi, che ti accogliesse a braccia aperte? 

Beh, in un buongiorno ci speravo. 

"Non scherzare con me, Keira Isabel Johnson" feci una smorfia quando pronunciò il mio nome per intero, e capii di essere nei guai. 

"Ma mamma, non sono nemmeno arrivati" mi lamentai, riferendomi ai nostri parenti. 

"Hai dieci minuti per prepararti, sbrigati!" senza nemmeno salutarla, sfrecciai in bagno a sciacquarmi la faccia. 

Grugnii in modo poco femminile quando battetti il mignolo del piede contro il comodino accanto alla lavatrice, e saltellai con un piede soltanto; l'altro lo stavo tenendo. 

Forse per alleggerire il dolore, ma non stava funzionando. 

"Non è giornata!" mormorai tra me e me. 

Andai subito in camera per cambiarmi, ma mi passò la voglia quando vidi che non avevo nulla di nuovo da mettere. 

Alla fine decisi di mettere quello che mettevo ogni anno a Natale: una gonna corta, nera e a pieghe, delle calze del medesimo colore della gonna, un maglione rosso e degli stivali neri. 

"Più natalizio di così" sussurrai sospirando. 

Infine, andai in bagno a pettinare i miei lunghi capelli rossi, e li raccolsi in una treccia laterale.  Avevo un rapporto strano con i miei capelli: a volte li volevo tagliare, altre volte volevo lasciarli crescere, a volte mi piacevano e altre volte no.

Anche se avessi voluto tagliarli però, mia madre non me lo avrebbe permesso; li adorava. 

"Niente trucco oggi, infondo sono a casa" mi guardai un'ultima volta allo specchio, e scesi di sotto quando sentii le voci dei miei familiari. 

"Ci risiamo" sospirai non molto contenta. 

Adoravo la mia famiglia, tutta, e adoravo anche il Natale, ma i parenti di mia madre non erano proprio una passeggiata; sopratutto i figlia di mia zia: Loren e Austin. 

Erano dei bambini molto furbi, e rompiscatole. Forse Austin lo era un po' di meno, ma dico forse. 

"Isabel, ma come sei cresciuta!" esclama mia zia, Judith. 

"Buon Natale, zia" sorrisi falsamente, mentre i suoi nipoti mi stavano attaccati alle gambe; Austin era attaccato alla mia gamba sinistra, mentre Loren a quella destra. 

FearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora