Chapter ten

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Finalmente ti sei decisa a scrivermi, ce ne hai messo di tempo :) 

Il suo messaggio mi fece sorridere leggermente, e pensai: stava aspettando che gli scrivessi? Da quello che avevo letto sembrava di sì, ma pensando così mi sarei soltanto illusa; quindi decisi di rispondergli. 

Appena comparì la tastiera del telefono mi bloccai: cosa avrei dovuto scrivergli? Cioè, sapevo come portare avanti una conversazione, più o meno, ma come si poteva rispondere ad un messaggio così? 

Mentre io pensavo a cosa scrivergli, lui mi batté in tempo. 

Zayn: sei viva? 

Ridacchiai leggermente e risposi in fretta, mettendomi comoda sul letto come se stessi per parlare con un amico di lunga data. 

Sono viva, sì. 

Che stupida che sei! Ma ti sembra una risposta sensata? Grazie al cazzo che sei viva, gli hai scritto prima tu. 

Magari ero morta nel frattempo, che ne sai tu di quello che ha pensato lui? 

Litigare con la mia coscienza era frustrante, e già dire "litigare con la mia coscienza" era strano. Sembrava da pazzi. 

Tu sei pazza. Dio mio, mi vergogno perfino di essere la tua coscienza. 

Ma che avevo fatto? 

Zayn: Menomale. Chi mi avrebbe consigliato i libri se tu fossi deceduta?

Uno più stupido dell'altro siete. 

Io: C'è pur sempre mia madre. Ma lo ammetto, io sono io. Sono la migliore. 

Sì, a fare figure di merda. (mi sento presa in causa)

Zayn: senza ombra di dubbio :) 

Il suo messaggio mi fece arrossire, nonostante sapessi che l'avesse scritto in modo giocoso. 

Prima che potessi rispondere a Zayn, sentii mia mamma che mi stava chiamando. Il pranzo era pronto. 

Saltai giù dal letto e presi velocemente il telefono con me, mettendolo nella tasca posteriore dei jeans. Appena arrivai in cucina, notai che con noi c'era anche Bill ed ero felice che stesse per pranzo da noi. Era sempre solo e, nonostante fosse grande e responsabile, mi preoccupavo perché, insomma, non era proprio in forma. Bill era parte integrante della mia vita, mi aveva vista crescere e si era sempre occupato di me come un padre. Il mio era sempre assente per il suo lavoro (non lo biasimo, era il suo più grande sogno; non gli avrei mai privato una cosa del genere) e Bill era riuscito a non privarmi di quella figura così importante nella mia vita. 

Bill l'avevo conosciuto per la prima volta all'età di tre anni, quando si trasferì da noi in Arizona. Lui e sua moglie avevano comprato una graziosa casa proprio accanto alla nostra e io mi divertivo a stare seduta tutte i pomeriggi nel loro portico. Mio padre decise di arruolarsi nell'esercito una settimana dopo il mio quarto compleanno e mia madre era sempre impegnata a lavoro; così mi affidava a Bill ed Amanda, la moglie dell'anziano. Lei era una donna dolce e molto comprensiva. Aveva sempre voluto avere un bambino, ma era morta prima che potesse avere la possibilità di farlo. Bill e Amanda si erano sposati quando lei aveva diciotto anni, i suoi genitori la pressavano con la scuola e la obbligavano a fare tutto quello che lei odiava. Incontrò Bill ad una festa, quando lei aveva quindici anni, lui le andava dietro da parecchio tempo ma lei lo respingeva continuamente; non perché non volesse, anzi, ma i suoi genitori l'avrebbero uccisa se avessero scoperto la sua "frequentazione" con Bill. Dopo molte settimane però, Amanda cedette ai forti sentimenti che provava nei confronti di Bill ed iniziarono ad uscire come una coppia. Andò tutto liscio finché i suoi genitori non vennero a sapere da alcune pettegole della città che la loro figlia, Amanda, si stava frequentando con qualcuno. 

Pensate che i suoi l'abbiano ascoltata, capita, e di conseguenza che le abbiano permesso di stare con Bill? Direi proprio di no, i genitori di Amanda erano troppo severi. La rinchiusero in camera e lei a scuola ci andava con la sorella, tanto perfettina quanto stronza; la preferita della famiglia, praticamente. Appena compiuti i diciotto anni, Amanda decise di scappare con Bill e fu così che li conobbi. 

Amanda mi leggeva sempre delle storie, a volte fuori in veranda e altre volte avvolte tra le coperte quando dovevo stare da lei e Bill anche la notte. Iniziavo a pensare che la passione per la lettura me l'avesse trasmessa lei. Quando diventai un po' più grande, attorno all'età dieci anni, mi fece leggere alcuni dei suoi libri; non li aveva mai pubblicati, però li conservava e sperava che un giorno qualcun altro li leggesse, e non solo io e Bill. 

Purtroppo, però, morì un anno e mezzo dopo; a causa di un comune cancro. Questa notizia mi devastò, ma il mio dolore non era minimamente paragonabile a quello di Bill. Per un periodo mi allontanò dalla sua vita e, piccola com'ero, non riuscivo a capire perché e mi arrabbiai con lui. Ma crescendo capii perché l'avesse fatto. Gli serviva tempo, non per dimenticare (perché non l'avrebbe mai dimenticata, lei era il suo vero amore), ma per metabolizzare. 

Quando poi mia madre pensò di trasferirci, qualche anno dopo, Bill decise di venire con noi. Aveva bisogno di voltare pagina, e doveva farlo partendo dal cambiare casa. Da una parte voleva stare lì, perché era lì che aveva visto felice il suo amore, era lì che era riuscito a rinascere, era lì che lui ed Amanda avevano fatto l'amore per la prima volta...ma era lì che una parte di lui era volata via. Questo gli bastò per impacchettare tutto e, con il volto rigato dalle lacrime, disse addio al suo passato. 

Quasi non piansi al pensiero di perdere Bill, sapevo che quel momento sarebbe arrivato prima o poi; ma avrei voluto che capitasse più poi che prima. 

"Keira, di chi era quel numero?" mia madre mi risvegliò dai miei pensieri e in parte la ringraziai. 

"Di nessuno, mamma" appena dissi quelle parole, qualcosa mi fece sobbalzare dalla paura. Era il mio telefono. 

Zayn: dove sei finita? Perché scappi così? :(

Questo ragazzo lo capisce che le persone hanno da fare? 

Zitta tu. 

Io: Ci sono, ci sono. Mia madre mi aveva chiamata, ora devo pranzare. Ciao Zayn, ti scrivo dopo.

Sorrisi al pensiero che gli avrei scritto di nuovo. Sentivo dei sguardi addosso, ma non ci feci caso. 

Zayn: Va bene, ci conto però :) 

Sorrisi un'ultima volta e bloccai il telefono, portando il mio sguardo sulle persone difronte a me. Mia madre e Bill mi guardavano confusi, Bill aveva un sorriso divertito sul volto; mentre mia madre era confusa e basta. 

"Mangiamo, mh?" detto questo, iniziai a mangiare, facendo intendere loro che non dovevano fare domande. 

Perché non ci sarebbero state risposte. 








YOU TELL ME YOU WERE HAPPIER WITH HIM, YOU WANT ME TO STAY 

Shawn è poesia. 

Anyway, ecco il capitolo. Anche questo è leggermente corto, ma mi farò perdonare con il successivo :) 

ORA VADO A FARE ITALIANO PER DOMANI. DEVO ANCORA FARE TUTTA INGLESE. 

Probabilmendes la farò durante l'intervallo domani :) 

Al prossimo aggiornamento. 

Kami <3














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