Chapter sixteen

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"Buona giornata, Keira, a dopo" con un bacio sulla guancia, salutai mia madre e mi affrettai a dirigermi all'entrata della scuola. Il mio sguardo vacillava tra i vari volti a scuola, notando alcune persone nuove, ma non era quello che cercavo. Ero alla ricerca di un paio d'occhi marroni, simili al miele. Sicuramente non stavo facendo bella figura, come al solito: ero in mezzo al cortile della scuola, con un caffè in mano, con la sciarpa penzolante e il capello che mi arrivava a metà fronte e sembravo persa mentre continuavo la mia ricerca. Persi le speranze poco dopo, quando poi una Emma saltellante comparve nella mia visuale; era molto insolito da parte sua, considerando la sua inesistente voglia di venire a scuola, soprattutto a quell'ora. 

"Ma guardati: solare, sorridente ed allegra; a cosa dobbiamo tutto questo?" la presi in giro. Lei mi rispose con una scrollata di spalle, mantenendo quel suo sorriso che stava contagiando anche me. Non credetti alla sua risposta, così, con sguardo persistente, la costrinsi a parlare; alla fine cedette. 

"Oh, e va bene! Ho sentito dire in giro che un nuovo alunno si è trasferito qua. E' un ragazzo e frequenterà i nostri stessi corsi. E indovina: ho intenzione di fare la sua conoscenza, magari è anche carino". Era sempre la solita: appariscente, socievole, simpatica ed esuberante. Mentre lei tra un po' faceva conversazione con i muri, io facevo fatica a comunicare anche con i professori. 

"Buona fortuna!" le diedi un bacio sulla guancia per salutarla e lei sparì dalla mia visuale, forse alla ricerca di quel presunto nuovo compagno.Mi girai per entrare a scuola, quando i miei entrarono in contatto con un paio che conoscevo ormai benissimo. I suoi. Non sapevo cosa fare: avrei dovuto andare lì? Salutarlo? Lui si alzò dal cofano dove era precedentemente appoggiato e avanzò verso di me. Mentre lui si avvicinava sempre di più, facendo battere il mio cuore dall'ansia, la campanella suonò ed imprecai mentalmente. Lui si fermò subito, travolto poi dalla massa di studenti che facevano a gara per entrare primi. Strano, pensai. Riuscii a notare la sua mano tra la folla, mi stava salutando. Così decisi di ricambiare, dubbiosa sul fatto che mi avesse vista data la mia scarsa altezza. Arrivavo ad un metro e sessantacinque solo se mi mettevo in punta. 

Quando non riuscii più a vederlo, decisi di entrare a scuola. Quando arrivai in classe, notai Emma parlare con un ragazzo che non avevo mai visto prima. 

Doveva essere quello nuovo. 

Perspicace come sempre. 

"Ehi, Em" raggiunsi la mia migliore amica e lei ruotò gli occhi al cielo, probabilmente perché avevo interrotto la loro conversazione. Pensai però di aver fatto solo un favore al ragazzo, sembrava decisamente in panico. 

"Salvati finché puoi" mimai proprio a lui, che scoppiò a ridere. La mia migliore amica si girò verso di me con una faccia che era da fotografare. Sembrava furibonda, e questo mi divertiva ancora di più. 

"K, hai interrotto la nostra conversazione" mi sussurrò lei. Il ragazzo in tutto questo se ne stava muto a giocare col telefono, palesemente a disagio. Infondo lo capivo: era nuovo. 

Anche io quando arrivai a Manhattan per la prima volta mi sentii così. Non ero certamente abituata ad una città così grande, per non parlare della scuola. Il primo giorno qui era assolutamente da dimenticare, ma sfortunatamente me lo ricordavo ancora. Tanto per iniziare, arrivai con dieci minuti di ritardo perché non riuscivo a trovare la classe e non c'era nessuno disposto ad aiutarmi, erano tutti occupati a raccontare come avessero passato le loro vacanze. Poi, appena arrivata in classe, cadetti dalla sedia. Era stato imbarazzante, assolutamente imbarazzante. E infine, come ciliegina sulla torta, rovesciai il mio bicchiere di caffè sui pantaloni dell'insegnante di matematica. Probabilmente fu per quello che da quel momento in poi mi mise solo cinque. Venni chiamata la ragazza disastro, ma col tempo la scuola si dimenticò di me concentrandosi sui nuovi arrivati. Era così che funzionava: i ragazzi nuovi venivano presi di mira per un minimo dettaglio, venivano derisi per un breve arco di tempo e poi, dopo un po', venivano dimenticati poiché rimpiazzati dai nuovi arrivati, e di conseguenza da nuovi "gossip". Alla fine il nuovo arrivato fu molto fortunato ad aver conosciuto Emma, sicuramente non si perse come me. 

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