Chapter seventeen

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"Svegliati, è ora di andare a scuola. Forza!" imprecai mentalmente alla voce di Bill, e mi alzai controvoglia. Era peggio di mia madre. 

Bill alzò le tapparelle e venni accecata da quella luce che penetrava dalla finestra. Nonostante fosse gennaio, e nonostante fossero le sei e mezza, il sole a Manhattan non mancava mai. Diedi il buongiorno a Bill e scappai in bagno. Mi trovavo a casa di quest'ultimo poiché era passato tanto dal nostro ultimo incontro e il giorno prima mi aveva invitata a stare da lui. Sinceramente mi sentivo abbastanza crudele ed egoista per non averlo chiamato e visitato da Capodanno, così mi sentii assolutamente felice di passare del tempo in sua compagnia. Bill stava iniziando a dare segni della sua vecchiaia, e mi dispiaceva vederlo così; sapevo che un giorno se ne sarebbe andato, e speravo lo facesse più tardi che mai. 

Scacciai via questi pensieri quando dell'acqua fredda mi colpì il volto, Bill diceva che aiutasse a far andare via il sonno. Presi un asciugamano e lo passai sul volto scacciando via quelle goccioline d'acqua, poi presi dal borsone i vestiti che avrei messo quel giorno e mi vestii. 

Finii di mettermi il maglione bianco, abbinato ai miei leggings neri e alle converse del medesimo colore, poi andai in cucina a fare colazione con Bill. 

Mentre pian piano mi avvicinavo alla cucina, sentii delle voci e non potevano essere solo di Bill. Man mano che mi avvicinavo, riuscii a distinguere quella voce e quando entrai in cucina confermai la mia ipotesi. 

"Zayn" salutai con uno strano sorriso in faccia. Lui ricambiò, e io guardai Bill come per avere una risposta su cosa ci facesse lì Zayn a quell'ora. 

"Ti porterà a scuola. Ho saputo che hai fatto amicizia con la sua fidanzata e che lei viene a scuola con te. Quindi ho pensato di farti accompagnare da lui, sai che non ho troppe forze" il mio strano sorriso svanì all'istante nel sentire quelle parole, così mi avvicinai all'uomo anziano per abbracciarlo. Gli sussurrai che per me non c'era nessun problema, che poteva benissimo riposarsi. Nel farlo mi si strinse il cuore, ma cercai di godermi quel momento con Bill, la persona che mi aveva cresciuta e amata, dopo i miei genitori. 

Quando mi staccai da Bill, guardai Zayn e lui mi sorrise, così ricambiai. 

"I-io mangio, allora" borbottai balbettando improvvisamente. Bill mi guardava con un sorriso malizioso e non potei replicare perché nascosi il mio viso tutto rosso nella ciotola di cereali. Odiavo arrossire all'improvviso, e odiavo arrossire per cose stupide. 

Il sorriso di Zayn è una cosa stupida? 

Sì, cioè no- non lo so. 

Ovviamente non poteva mancare il mio monologo interiore. 

"Io vado a prepararmi, vengo a prenderti fra dieci minuti" annuii verso Zayn senza alzare lo sguardo, e lui se ne andò. 

"Allora, mi racconti tu o devo per forza farti io le domande?" Bill si sedette sulla sedia di fronte a me con sguardo impaziente, e io sbuffai alzando gli occhi al cielo. 

"Cosa ti devo raccontare, Bill?" domandai stupidamente, non c'era assolutamente nulla da raccontare. Soprattutto se si trattava di Zayn. 

"Lui ti piace, vero?" quasi sputai i cereali a quella domanda, ma mi ricomposi in tempo. Ma cosa stava dicendo? 

"Lui chi, Bill?" chiesi annoiata, continuando a bere il mio caffè. 

"Non cercare di perdere tempo con queste domande stupide, non ci casco" mentalmente continuavo a ripetere: "Zayn, muoviti", ma non c'era ombra di lui. Mi toccava rispondere alle domande di Bill. 

"Non sto cercando di perdere tempo, Bill, non so di chi tu stia parlando" lui sbuffò alzando gli occhi al cielo, poi rispose spazientito. 

"Zayn, stupida, Zayn! Ti piace, vero?" se prima non avevo sputato i cereali, quello era il momento adatto per farlo. 

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