Taehyung: L'allontanamento

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Taehyung si odiava.

Odiava se stesso per ogni singola azione che aveva compiuto, odiava se stesso per il suo carattere, odiava se stesso per il suo fisico, odiava se stesso per... davvero, qualunque cosa. Tutto, di lui, meritava il suo odio. Come poteva amarsi, come poteva apprezzarsi? La risposta era semplice: non c'era alcun modo. D'altronde, non era di certo colpa degli altri se lui aveva fatto soffrire tutti coloro che gli erano stati vicini e non era colpa loro se ormai non volevano più parlargli.

Con i parenti, rimaneva in silenzio e non raccontava mai niente di ciò che gli succedeva. Per gli amici, invece, era un opportunista. Per i conoscenti, un tipo strano. Per la ex ragazza, un bipolare che l'aveva lasciata quando stava andando tutto per il meglio.

Nessuno aveva colto, in lui, la paura.

E, d'altro canto, Taehyung era troppo spaventato per aprirsi: non voleva di certo disturbare, chiunque aveva di meglio da fare piuttosto che ascoltarlo. D'altronde... perché mai le persone si sarebbero dovute mettere ad aiutarlo, a cercare un modo per stargli vicino e per fargli superare tutto quell'odio?

Eppure, nonostante il suo rifiuto di aprirsi e sfogarsi, Taehyung sentiva dannatamente il bisogno di farlo. Per questo, infatti, aveva lanciato qualche indizio ai suoi amici, prima che litigassero, ma anche dopo che avevano risolto (e avevano risolto soltanto perché Taehyung aveva deciso di non dare più fastidio e di chiedere scusa senza più aprirsi). Ma loro non erano riusciti a cogliere.

Non che ne avessero delle colpe! Ovviamente, avevano i loro problemi a cui pensare, e di certo non aveva senso mettersi ad indagare su piccole frasi senza apparente senso che diceva un amico. O meglio, non un amico, bensì un opportunista che pensava solo a se stesso e non si accorgeva mai dei bisogni altrui. E così, Taehyung aveva deciso di tenersi tutto dentro: chissà, forse in questo modo i suoi amici non si sarebbero lamentati del suo comportamento tanto egoista.

Non aveva pensato che, così facendo, si sarebbe allontanato da tutti. Aveva provato a mandare qualche altro indizio, invano. Continuava ad ascoltare, continuava a dare consigli... basta. Lui non parlava più.

Aveva lasciato la sua ragazza per paura di lasciarsi andare con lei, e si era rinchiuso definitivamente in un silenzio tanto doloroso quanto... piacevole. Sì, piacevole, perché così facendo aveva la certezza che non avrebbe più ferito nessuno. Gli avrebbero dato ancora dell'opportunista, sicuramente, ma almeno lui avrebbe saputo di non esserlo.

Lui, e il suo taccuino. Sì, perché ormai Taehyung aveva preso l'abitudine di sfogarsi su quel piccolo blocco che teneva sempre con sé. D'altronde, non potendo parlare con nessuno, gli erano rimasti solo quei fogli di carta su cui lamentarsi e lamentarsi a non finire. Sia chiaro, non si lamentava e basta: annotava i suoi pensieri, la sua frustrazione, le sue paure, i momenti divertenti, quelli rilassanti... ogni cosa.

In questo modo, però, si ritrovò completamente da solo.

~~~

«Taehyung-ie, mi stai ascoltando?» domandò Hoseok, dando una spintonata all'amico.

«Sì, sì. Mi sono distratto un secondo, scusami» rispose Taehyung, scuotendo la testa e tornando a sorridere per incitare l'altro a riprendere il discorso.

«Okay... ti stavo dicendo che-» e riprese a parlare.

Taehyung continuò ad annuire di tanto in tanto e a porre piccole domande così da non smorzare la conversazione. Erano andati in un centro commerciale su richiesta di Hoseok ed era pieno di gente: talvolta erano stati spintonati entrambi per l'eccessiva folla.

«Tae, io devo andare, sono arrivati gli altri. Sicuro che non vuoi venire anche tu?» domandò Hoseok, quando ormai si stava facendo sera.

«No, grazie. Ti vorrei ricordare del litigio con Kook, quel ragazzetto mi odia. Non ci tengo a rovinare l'atmosfera del gruppo, ma voi divertitevi!» esclamò, forzando un falso sorriso.

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