Namjoon: Il sogno

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"To all the youngsters
without dreams"

13 novembre 2010

Cos'era il dolore, per Namjoon? Cos'era la sofferenza? Senz'altro, era quella che stava provando in quel momento. Perché proprio lui? Perché era sempre lui a dover star male, e mai gli altri? Era egoista?

Sì, non ne poteva più di soffrire, di continuare a camminare in un vicolo cieco, di illudersi di avere talento. Non aveva talento, non era nessuno.

Non era nessuno.

Quante volte se lo era sentito dire? Quante volte non se n'era curato, ed era andato avanti?

Lo diventerò.

Eppure, detto da lei, aveva avuto un altro significato. Era fredda, impassibile, mentre guardava Namjoon e gli diceva quelle fatidiche parole.

Non voglio più stare con te, questi mesi sono stati orribili.

Il cuore di Namjoon si era spezzato in maniera irreparabile. Sarebbe riuscito a sorridere ancora? Aveva donato tutto sé stesso a quella ragazza, perché lei gli stava dicendo quelle mostruosità? Dove aveva sbagliato? Voleva rimediare.

Sei un fallito, non sei nessuno.

La testa gli minacciava di scoppiare. Di solito, non gli importava di cosa pensassero le persone. Ma lei, non era una persona come tante. Lo conosceva, e anche bene. Se diceva quelle parole, voleva dire che aveva ragione. Era davvero un fallito?

Non riuscirai mai a diventare famoso, se continuerai ad inseguire il tuo inutile sogno così.

Effettivamente, Namjoon sognava in grande. Ma era anche realistico. Era consapevole che in quella piccola casa discografica, sarebbe stato tutto più difficile. Ma era giusto così: non voleva partire avvantaggiato dalla fama di altre persone che lo avevano preceduto. A quanto pare, lei la pensava diversamente. Gli aveva consigliato diverse volte di contattare agenzie famose e organizzate meglio, ma Namjoon era rimasto fermo sulle sue idee. In quel momento, però, non ne era più così sicuro. Non sarebbe mai riuscito a diventare famoso, lo aveva detto la persona più importante della sua vita.

Inoltre, ti aspetti davvero che riuscirai a debuttare, se non sai cantare o ballare?

Questo era il motivo per cui Namjoon si allenava tutti i giorni, tornava tardi al dormitorio e spesso doveva recuperare all'ultimo i programmi scolastici.

Come pensi che ti seguiranno le persone, se sei così brutto?

Sapeva di non essere l'uomo più bello del mondo. Sapeva di non essere bello. Che colpe aveva? Era nato così, e così sarebbe rimasto. Ma nel mondo della musica, la bellezza passava in secondo piano. Giusto?

Mi dispiace, non lo sto dicendo per ferirti.

No? E allora che motivi aveva, per distruggere i suoi sogni? Che pretese aveva? Non bastava lasciarlo? Anzi, non bastava semplicemente non parlargli, quella volta in cui si erano scontrati al bar? Se non aveva detto quelle cose per ferirlo, perché Namjoon si sentiva così male?

Lo sto facendo per te, non voglio illuderti.

Quindi lo faceva per il suo bene. Giusto. Non voleva illuderlo. Illuderlo di diventare una persona a cui aspirare? Illuderlo di avere una buona reputazione di sé stesso? Namjoon non capiva, ma non aveva neanche il tempo per fare domande. Lei continuava a ferirlo, parola dopo parola, ricordo dopo ricordo.

È meglio non avere sogni, piuttosto che avere un sogno come il tuo.

Meglio non avere sogni? Meglio andare a scuola, essere un bravo ragazzo, essere il figlio perfetto, l'alunno perfetto, e non avere nessuno scopo nella vita? Era meglio avere voti alti, rispetto all'essere felici? Namjoon voleva scegliere la propria strada, non essere indirizzato dai grandi. Voleva essere libero di poter costruire il proprio destino da solo.

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