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Bussano alla porta.
Tolgo le cuffie e chiudo il libro che stavo leggendo.
"Sono io, C."
Mio fratello è dietro la porta e si rivolge a me con un tono triste, preoccupato.
Hanno smesso di litigare da poco. Io mi sono rifugiata nella mia stanza, anche perché avevo bisogno di calmarmi. Ho cominciato ad ascoltare un po' di musica così da non poter sentire quello che si stavano dicendo.
"Entra." Rispondo.
La porta si apre e la figura di Dylan si fa spazio accanto a me sul letto. Posa le mani sulla sua pancia e resta a guardare il soffitto. Da bambini, quando combinavamo qualcuna delle nostre, andavamo in una delle stanze e ci stendevamo sul letto a ridere di quello che avevamo fatto.
Ma questa volta nessuno dei due apre bocca.
Dylan guarda il soffitto ed io faccio lo stesso, perdendomi in quel bianco che vedo davanti a me.

"Scusa." Riesce a dire dopo qualche minuto di insopportabile silenzio.
"Per cosa?" Mi giro a guardarlo e nei suoi occhi appare una scintilla di delusione. Abbassa lo sguardo e sospira.
"L'unica cosa che avrei dovuto fare era cercare di farti stare tranquilla. E invece guarda come ho risposto a mamma e papà."
"Se lo meritavano. Loro vogliono solo il meglio per noi, ma a volte esagerano."
Sbuffa.
"Ma come fai?"
Mi giro su un lato per guardarlo meglio.
"Come fai a fare cosa?"
"Come fai a non prendertela con loro, pur sapendo che ci fanno vivere sulle spine?"
Assumo un'espressione interrogativa. Loro sono i miei genitori. Da piccoli siamo stati abituati a seguire ogni loro consiglio, che sia per la vita o per gestire al meglio la nostra fama.
Per loro è meglio che noi facciamo il minimo indispensabile per divertirci, date le circostanze. Perciò è meglio così.
"Per loro è giusto così."
"Ma non è giusto, Chanel!"
Alza il tono della voce, ma poi tira un respiro e cerca di calmarsi. Riprendendo il discorso.
"Forse è meglio che io vada a dormire. Notte."
Si chiude la porta alle spalle ed io resto a guardare il soffitto ancora per un po'.
Mi calma, è terapeutico.
Dylan ha l'aria di essere sconfortato. Deve essere stato difficile per lui rispondere a tono e dire quelle frasi ai nostri genitori.
Nonostante tutto, sono sempre stati amorevoli con noi.
Costringo me stessa a lasciare gli auricolari e a smetterla di pensare. Chiudo gli occhi e cerco di dormire.

Mi sveglio infastidita dalla sveglia che ieri sera ho dimenticato di disattivare. È domenica e non capisco perché il mio telefono l'abbia impostata anche per questo giorno.
Scendo le scale e noto che sono usciti tutti di casa. Accendo la tv e cerco di cucinare qualcosa per la colazione. Guardo nella dispensa e noto che ci sono gli ingredienti che potrebbero servirmi per preparare i pancake.
Sorrido soddisfatta e cerco la ricetta su internet.

Mi siedo a tavola e comincio a gustarli. Superano di gran lunga le mie aspettative. Di solito ne brucio la metà, ma questa volta sono perfetti.
Ne lascerò qualcuno per Dylan per dimostrargli le mie doti culinarie.
Riordino e vado a fare una doccia. Lavo i capelli e indosso dei jeans larghi alle caviglie e una maglia nera.

Suonano il campanello. Mi chiedo chi possa essere dato che Dylan dovrebbe essere spiaggia e i miei genitori saranno impegnati a lavoro.
Guardo dallo spioncino e mi accorgo che è Carter Stewart.
Apro la porta.
"Ciao." Gli rivolgo un sorriso accogliente.
Lui mi rivolge un cenno di saluto con la mano.
"Ciao, Taylor. Cercavo tuo fratello."
"Non c'è. È in spiaggia da quello che ne so."
Sbuffa scocciato e si guarda intorno indeciso sul da farsi.
"Non mi va di andarci."
"Se vuoi puoi aspettarlo qui." Apro la porta e gli faccio cenno di entrare.
"Non è un problema per te, vero?"
Scuoto la testa. Da quando l'ho visto così preoccupato per me quel giorno, non voglio litigare con Carter. Almeno per ora.
"No, non preoccuparti."

Entra con imbarazzo e va a sedersi sul divano guardando un show che stanno trasmettendo in televisione.
"Come stai? Intendo dopo quello che è successo."
Mi sorprende che lui sia interessato alla questione.
"Ieri sono andata dal cardiologo. Mi ha detto che il mio cuore è sanissimo, devo solo stare più tranquilla. Ho avuto un attacco di panico."
Annuisce.
"Sono felice che non tu non abbia niente. Anche se gli attacchi di panico sono davvero orribili, da quello che so."
"Sì, posso confermare. Infatti sto cercando di restare calma per non scatenarli."
Sorride divertito.
"Con la fama che hanno le nostre famiglie, è difficile."
"Già." Rido anch'io.
"Io vado un attimo nella mia stanza, torno subito."

Salgo le scale e vado a prendere il libro che stavo leggendo ieri sera. Avevo lasciato il capitolo a metà, sul momento che aspettavo da tanto.
Devo continuare. Non ci metterò molto e poi stare con Carter implicherebbe una situazione di imbarazzo perché nessuno dei due saprebbe cosa dire.
Perciò meno tempo trascorriamo assieme, meglio è.

Mentre sono concentrata sulla fine del capitolo, sento il cuore in gola. Batte forte e veloce.
Inspira ed espira, Chanel.
Inspiro ed espiro. Ma non serve a nulla.
Mi alzo in preda all'agitazione. Sento le gambe cedere, un formicolio sui polpacci e la testa è colma di confusione.
Il ritmo del mio respiro è aumentato.
Cosa sta succedendo?
Mi domando. Sono spaventata. Ho paura di svenire.

"Chanel? Potresti dirmi dove posso trovare dell'acqua?"
Carter si ferma sulla soglia della porta e mi osserva, non capendo cosa mi stia succedendo.
"Carter..." Dico sedendomi sul bordo del letto, stringendo le lenzuola tra le mie mani.
"Chanel? Tutto bene?"
Comincio a piangere. Lacrima dopo lacrima, sento le gambe deboli. Non riesco a respirare.
"Chanel?" Carter viene verso di me. Con esitazione mette le mani sulle mie spalle.
"Che succede?"
Si siede sul letto, accanto a me. Continuo a piangere. Non voglio svenire. Non voglio perdere conoscenza, ma la mia testa sembra andare indietro, come se fosse un peso.
"Carter... sento..."
Appoggio la testa allo schienale del letto, cercando di restare cosciente. Mi accorgo che non riesco a parlare. Muovo le labbra, ma non emetto suoni.
"Non riesco... non riesco a parlare... Carter..." Perché mi sta succedendo questo? Non riesco a parlare. Sto morendo. Sto per svenire.
"Ascoltami, Chanel." Stewart prende le mie mani, le stringe forte. Si avvicina a me e mi costringe a guardarlo negli occhi.
"Guardami."
Lo guardo, con gli occhi gonfi.
"Tu stai parlando. Mi stai parlando. Calmati."
Distolgo lo sguardo.
"Guarda me. Non ti sta succedendo niente. È solo un attacco di panico."
Stringe ancora di più le mie mani.
"Inspira ed espira. Facciamolo insieme. Al mio tre. Va bene?"
Annuisco.
Accarezza il palmo delle mie mani, sorride.
"Uno... due... tre."
Inspira ed espira. Lo faccio anche io. Lentamente.
Mette il pollice sul mio polso, per controllare il battito cardiaco.
"Va veloce, ma non preoccuparti. Respiriamo insieme. Piano."
Faccio cenno di "sì" con la testa.
"Va meglio?" Continua a tenere sotto controllo il battito.
"Si è calmato."
Sorrido. Sono felice che stia passando.
Un'ultima lacrima scende lungo le mie guance.
"Ce l'hai fatta, Chanel."
"Grazie a te."
"È merito tuo, hai respirato tu. Non io."
Risponde guardandomi dritto negli occhi, con dolcezza.
"Grazie, davvero."
Continuo a respirare per qualche minuto. Lui resta con me, fino a quando non sono del tutto calma.
"Vuoi che lo dica a Dylan?"
"Gliene parlerò io, poi."
"Sicura che lo farai?"
Anche se questo gli porterà preoccupazioni, dovrò dirglielo. Si tratta della mia salute e del mio stato mentale. È importante.
"Se vuoi puoi venire con noi in spiaggia." Non sarebbe una cattiva idea. So che guardare paesaggi che ci trasmettono belle sensazioni, posti colorati, può rilassarci.
"Andiamo."

Hiii! Sono davvero triste perché mi hanno disattivato l'account di insta per la storia.😭
Voi sapreste dirmi come recuperarlo?

Coooomunque ho adorato scrivere questo capitolo. Voi cosa ne pensate?
Carter é stupendo, lo so. ❤️
Scrivete un commento e se vi va lasciate un voto.

Vi tengo aggiornate sulla situazione con la pagina.❤️🥲

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