Faramir

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Ci incamminammo.
-hey aspettate un attimo!- si girarono tutti verso di me -non so il tuo nome- dissi rivolgendomi al lupo dagli occhi viola.
-mi chiamo Aaron- mi fece un inchino e io arrossì anche se non si vedeva, naturalmente avevo il pelo, per fortuna.
-tu sei Enola vero?-
-si sono io-

La giornata passò tranquilla e io non avevo proferito parola per tutto il viaggio.
Il fatto che non potevo avere dei cuccioli mi atterriva e ben presto sprofondai in un abisso senza fondo. Ero diventata fredda man mano che i giorni passavano. Dallo scontro con Derek era passato quasi un anno che era volato ma ora i giorni diventavano più pesanti e più bui. I componenti del branco cercavano di sollevarmi e ogni tanto dimenticavo anche io quello che mi era successo e mi facevo una risata.
Ogni tanto dovevo pure scontrarmi con qualche Alfa rompi palle perché avevamo sconfinato nel suo territorio così scaricavo tutta la mia ira su di loro combattendo. La parte peggiore era che vedevo le lupe con i cuccioli che giocavano nelle foglie secche dell'autunno e provavo una malinconia tremenda.

Una sera c'era la luna piena e come nelle leggende andai ad ululare. Ero disperata e ululare mi schiariva le idee.
-mi dispiace veramente tanto- Aaron si avvicinò a me è si sedette al mio fianco guardando la luna piena.
-non è colpa tua-
-lo so...ma non cambia il mio dispiacere-
-come mai eri un lupo solitario?- cambiai discorso.
-lo vuoi sapere veramente?-
-se ti va di raccontarmelo si-
-okay...- sospirò -sono nato in uno zoo. I miei genitori erano stati catturati e gli hanno messi nelle gabbie. Già il fatto che fin da piccolo ero rinchiuso mi ha portato a chiudermi in me stesso e a isolarmi nei confronti degli altri cuccioli di lupi. La gabbia era fatto di ferro intrecciato e io da quando ero piccolo ho iniziato a scavare in un posto nascosto e sono scappato. I mie genitori non vollero venire perché avevano paura dell'esterno; erano troppo abituati,ormai, alla prigionia ma io no. Così ho vagato per qualche mese qui e poi vi ho incontrati-
-mi dispiace-
-tu invece perché eri sola-
Gli raccontai tutto, dell'abbandono, della mia vita in solitudine e della mia vendetta.
-okay mi batti!- rise e io mi unii a lui.
-dobbiamo trovare un nome per il nostro branco. Tutti ne hanno uno-
-si è vero, hai ragione Aaron-

Ci ritirammo nella grotta e mi sdraiai in fondo.
-posso venire vicino a te?- chiese Aaron
-si certo-
Ci addormentammo vicini. Era un lupo speciale, mi faceva stare bene.
Il mattino seguente ci svegliammo con una dolce sorpresa: la prima nevicata dell'anno.
Mi piaceva un sacco la neve anche se mi rimandava indietro nel tempo.
Mi fiondai nel tappeto di neve bianco candido e mi rotolai ridendo. Restai a pancia in su mentre gli altri stavano giocando. Poi mi alzai e mi unii a loro. Giocammo per un po' fino a quando tutti quanti avevamo il fiato corto. Mi alzai dalla neve e tutti mi guardavano.
-che c'è?-
-Ahahahah- risero tutti quanti.
-hai il naso pieno di neve- Chizu mi guardò storcendo la testa di lato.
A quel punto mi pulii il naso e accennai ad un sorriso divertito.

La giornata passò tranquilla. In quei giorni mi stavo annoiando a morte perché non succedeva nulla di divertente: andavamo a caccia, mangiavamo, ogni tanto giocavamo, dormivamo. Nulla di più.

Tornai su un pendio isolato e iniziai a ululare di nuovo alla luna. Le lacrime sgorgavano dai miei occhi color ghiaccio bagnandomi il pelo. Sentii dei passi mi voltai e c'era tutto il branco dietro che veniva verso di me. Senza dire niente mi circondarono e uno ad uno iniziarono ululare. Mi unii a loro intonando un canto malinconico ma allo stesso tempo melodioso e misterioso. Ci addormentammo li uno di fianco all'altro.

Mi svegliai per prima e andai a caccia. Presi un cinghiale che portai trascinando dai miei compagni che mi stavano venendo incontro. Mangiammo.
-hey ragazzi...- Weil iniziò a parlare con la bocca ancora piena di cibo -va bene che il branco e piccolo però un nome ci sta!-
-ah si è vero! Ci stavo pensando proprio l'altro giorno con Aaron-

-io non ho idee...-disse Chizu dopo un po di minuti di silenzio.
-è proprio difficile- intervenne Weil.
-mmmm... Che ne dite di... Il branco dei "Faramir"?- intervenne True che fino ad allora era stato zitto zitto.
-che vuol dire?- chiesi io incuriosita.
-allora, fin da quando ero piccolo, cioè solo i primi mesi perché poi ho vissuto da solo, i miei genitori mi raccontavano le storie dei lupi antichi. I creatori erano i primi lupi sulla terra che presero forme diverse come i Kitsune che sono delle leggende però fondate sulla verità. Beh mi insegnarono anche il linguaggio primordiale dei nostri antenati. Faramir, appunto, vuol dire solitari-
-mi piace!- ululammo tutti insieme.
-che cosa sono i Kitsune?-
-sono dei lupi con più code. Più code un Kitsune ha, più è anziano. Si può arrivare ad un totale di 9 code. Si pensa che siano delle volpi ma è solo una diceria. In realtà sono dei lupi a tutti gli effetti. Gli umani lo credono ma il relata non è così.- pensò -ah e poi possono cambiare forma per esempio possono diventare umani-
-ah okay...mi piacerebbe incontrarne uno- Aaron fece una faccia incuriosita.

Dopo quella conversazione ripartimmo. Era arrivato il momento di rincontrare la mia famiglia ma il viaggio durava ancora una decina di giorni.

Come reagirà mio padre nel vedere True, Weil e Aaron? Gli attaccherà? E la storia dei cuccioli come la prenderà? Avevo un sacco di domande che mi tormentavano e non avevo una risposta per nessuna di loro.

I dieci giorni passarono e spiegai a tutti come era fatta la famiglia mia e di Chizu. Si spaventarono un po' quando gli parlai di mio padre Derek ma non dovevano temere e gli rassicurai.
All'alba dell'undicesimo giorno arrivammo e insieme a Chizu entrai nella grotta. Arrivammo fino in fondo alla tana ma non c'era nessuno a parte scarti di animali e ossa vecchie. C'era anche del sangue fresco che fondo della grotta arrivava fuori. All'inizio non l'avevo neanche notata. Uscii e mi trovai davanti una decina di lupi che ci ringhiavano con la bocca piena di sangue: mi sa che avevano appena mangiato qualcosa.
-chi siete- ringhiò uno di loro dal pelo rossiccio.
-voi chi siete? Qui c'era un altro branco-
-ah loro!- sbuffò -gli abbiamo cacciati- rise insanamente. Non aveva tutte le rotelle al posto giusto.

Enola la lupa solitaria - Il branco dei FaramirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora