Hogwarts express

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La notte prima della partenza per Hogwarts non avevo chiuso occhio.
 Passai la notte in bianco.
 Ci sono persone che contano ippogriffi, chi si sforza a chiudere gli occhi e altri ancora dormono. Ma io mi portai avanti, preparai e controllai il baule un centinaio di volte, mi ero assicurata di avere il biglietto per il treno, ripassai il tragitto per arrivare al binario 9 come mi aveva raccontato Molly e pianificato il mio piano di studio delle settimane successive al mio arrivo.
Era mattino presto, meno di un'ora e sarei dovuta svegliarmi per partire, ma decisi di raggiungere mia mamma, nella sua stanza.
"Mamma sei sveglia?" chiesi a mia madre una volta entrata nella sua stanza.
"Si, sono sveglia" confermò lei al buio "è molto presto, Luce cerca di dormire sennò sarai stanca"
"Non ho chiuso occhio stanotte, dubito di farlo ora" risposi.
"dai vieni qua vicino a me" disse battendo delicatamente sul letto.
Mi si allargò in viso un enorme sorriso.
 Mi lanciai bruscamente di fianco a lei spaventandola.
"Mi mancherà tutto questo" sospirò tirandomi tra le sue braccia.
"Mi mancherà sentirti sbraitare per casa perché non ti escono gli esercizi di pozione".
"e anche di rune antiche" precisai.
Mi spinsi un po' all'insù per poterla abbracciare meglio. Respirai il suo profumo, il profumo nostalgico di casa.
Mi resi conto che anche me mancherà molto, i suoi deliziosi piatti, lei che mi urla contro perché studio in pigiama, mi mancheranno addirittura le litigate.
"Luce, essendo che non sarai con me ti devo fare delle raccomandazioni" iniziò.
 Alzai gli occhi al cielo.
Ed ecco l'attesissima predica.
"Lì, ad Hogwarts ci saranno tanti ragazzi sai...Ed essendo che ormai sei grande abbastanza da poter fare certe esperienze, anche se preferirei di no, mi raccomando di proteggerti sempr-" avevo già capito dove volesse arrivare.
"GRAZIE MAMMA!" strillai distaccandomi dall'abbraccio. "lo so, mamma risparmiatelo"
"Stai attenta Luce sei ancora giovane" fece lei in tono autoritario.
"Okay, va bene" ridacchiai imbarazzata. Non che mi importasse più di tanto ma era mia madre, certe cose mi sarei risparmiata di raccontarle.
"Scendiamo a fare colazione?" mi domandò.
"Certo" risposi alzandomi.

"Dai andiamo che siamo già in ritardo" Disse mia madre facendo roteare ripetutamente la bacchetta tra le dita, capivo che fosse agitata quanto me.
"Si, corro su a prendere le cose" Dissi.
 Iniziai a percorrere velocemente per l'ultima volta le scale di casa. Afferrai rapida il baule e lo zaino, feci molta fatica essendo pesante. Lo lasciai scivolare giù dalle scale data la troppa fatica e scesi anche io.
"LUCE!!" Strillò mia madre.
"Che ce??" sbuffai una volta arrivata di sotto.
"ce una cosa chiamata magia, non cafonaggine!" rispose irritata con il piede incastrato sotto al baule.
"Hai ragione scusa" Risposi con fatica cercando di tirare su il pesante baule.
"Colui che vuole viaggiare felice deve viaggiare leggero." Citò mia madre.
"ti ringrazio Antonie De Saint-exupéry" Sorrisi, sapevo che mi sarebbero mancati anche i libri babbani che mi portava sempre dopo il lavoro.
"Ora fai lievitare quel mattone e andiamo sennò perdi il treno!" ordinò severamente lei. Mi misi all'opera e uscimmo finalmente di casa.
Finalmente dopo tanto tempo avevo motivo di essere felicemente agitata, ero finalmente pronta a tutto, e non sapevo cosa mi sarebbe aspettato.

Un'ora dopo arrivammo finalmente in stazione, ma mia madre non accennava di volersene andare.
"Vuoi che venga con te?" Chiese con il magone.
Siamo sempre state io e lei tutta la vita, non conobbi mai mio padre e forse meglio così. Non ho mai sentito la mancanza di una figura paterna, c'era lei a fare il lavoro per due. Non mi ha mai fatto mancare niente, mi ha dato tutto l'amore e l'affetto possibile, non ha mai pensato di abbandonarmi, non mi ha mai alzato un dito.
 C'è sempre stata per me e io per lei, conoscevo suoi rimorsi, le sue colpe, le sue perdite e le sue vincite, senza che lei aprisse bocca io la conoscevo, amavo mia madre e lei amava me.
Era un po' come un ciclamino, pronta a sopportare il freddo e a sfidare la neve per me.
"Si vieni" risposi, notai i suo occhi illuminarsi.
Mi afferrò stretta la mano e attraversavo come fulmini il muro.
Il fischio del enorme treno a vapore mi fece quasi perdere il senso dell'udito, che mi tappai le orecchie facendo cadere il baule. Ci allontanammo dal tutto quel vapore che il treno scarlatto emanava, nella speranza di decidermi a salire. Lasciai il baule all'addetto bagagli e mi diressi in direzione ignota.
"Luce il biglietto ce l'hai?" chiese per la quarantesima volta mia madre.
"Si mamma tranquilla ho controllato"
"Bene" sospirò sollevata, guardandosi in giro.
"Sta arrivando un bel giovanotto dalla nostra direzione Luce!" mi diede una piccola scossa.
Alzai lo sguardò in cerca del ragazzo da lei descritto.
"Dietro di te" mimò con le labbra. Mi girai e trovai Cedric impegnato a scrutarmi e ad aspirare dalla sigaretta che teneva stretta tra labbra.
"Ciao Luce e signora..."
"Alice Lewis" rispose mia madre facendo stretta di mano.
"Molto piacere, Cedric" sorrise lui.
"Come stai Cedric?" Chiesi.
"molto bene, felice come pochi" rise con aria allegra "te?"
"anche io molto bene" ridacchiai. Notai che un signore di mezza età con occhiali a mezza luna si stava avvicinando a noi.
"CED!" urlò il signore.
"Ced è tardi sali sul treno" Disse agitato.
"Si papà adesso vado" rispose in tono calmo.
"Ah, loro sono Luce e Alicia Lewis" ci presento Cedric a suo padre.
"Oh, piacere Amos Diggory" si presentò frettolosamente. Riuscimmo a scambiare due parole con Amos. Sembrava davvero legato Cedric. 
"Ora andate ragazzi sennò rischierete davvero di non salire sul treno" Intervenne mia madre.
La guardai triste, l'avrei rivista solamente a Natale, una data così lontana. Presi la borsa in tessuto che avevo portato con me, me la poggiai in spalla e mi buttai tra le braccia di mamma.
"mi mancherai" dissi a gola stretta.
"anche tu, Luce" disse stringendomi più forte.
"Ti manderò una lettera a settimana, anche due, promesso" affermai staccandomi dall'abbraccio.
"Fallo, non dimenticarti" rise malinconica lei.
Finalmente io e Cedric eravamo pronti a salire su quel benedetto treno.
 Ced prima di salire lanciò la sigaretta per terra facendo sbuffare in rassegna suo padre e finalmente andammo in cerca della cabina con gli amici di Cedric.
Prima che riuscissimo a trovare i suo compagni il treno prese a partire, mi avvicinai al finestrino e guardai mia madre allontanarsi sempre di più. Lì mi resi davvero conto che saremmo state lontano.
"eccoti qua, Ced!" esclamò una ragazza poco più alta di me.
"Mamma mia Heidi sono vivo" ridacchiò Cedric, entrando nella cabina sedendosi in un posto libero e io feci lo stesso .
"Tu devi essere Luce giusto? Cedric ha detto di averti conosciuta a Diagon Alley" chiese lei.
"Si esattamente" sorrisi.
"Io sono, Heidi Macavoy, tassorosso" mi sorrise gentile "e il ragazzo che dorme è Malcom Peece" Il ragazzo addormentato era biondo e con il viso quasi angelico, mentre Heidi era ricoperta di lentiggini, il che mi fece ricordare i Weasley nonostante lei avesse i capelli di un riccio nero corvino a metà spalla.
"Piacere, anche a lui" ridacchiai posando lo sguardo su Malcom.

Il viaggio si stava rilevando leggero, Heidi era davvero simpatica, iniziai anche a conoscere meglio Cedric mentre Malcom dormiva ancora. Passammo quasi tutto il tempo a cercare di capire la casa in cui mi avrebbe smistato Il capello parlante, ma senza capirci molto.
La porta della cabina si aprì con una velocità talmente violenta che mi accorsi dopo delle figure tinteggiate sulla soglia tra il corridoio e la cabina.
Ma nonostante ci fosse stato un forte rumore Malcom non si mosse di un centimetro.
"Luce carissima non ci hai salutato" fece il finto offeso Fred asciugandosi una lacrima invisibile.
"Ciao Fred" dissi divertita "Adesso l'ho fatto" sorrisi.
"Ciao anche a te George" dissi spostando lo sguardo all'esterno della cabina.
"Ciao" si limitò a dire dietro il fratello.
"Possiamo?" chiese Fred indicando gli ultimi due posti liberi.
"No-" cerco di dire Cedric.
"Grazie sempre gentili voi tassorosso" disse George entrando e accomodandosi vicino a me contemporaneamente a suo fratello.
Mentre tra Cedric, Heidi e Fred c'era in atto un discorso su chi fosse il più bello tra i due ragazzi. George stava ripetutamente disturbando il povero Malcom addormentato.
"George smettila" ordinai infastidita.
"Che vuoi? non sto facendo il solletico a te" ghignò " a meno che tu non voglia" disse provando ad avvicinare una mano, ma la schiaffai via.
"AHI!"
"non strillare come una femminuccia Georgie" Ridacchiai soddisfatta.
"Hai osato darmi della femminuccia?" disse corrucciando la fronte "Prova a ridirlo" mi sfidò.
"F e m m i n u c c i a" dissi marcando bene le lettere.
"La metti cosi quindi?" Ghignò sbuffando.
Risalì quando sentii stringere improvvisamente la coscia.
 Le dita di George preso e giocherellare con la mia pelle accapponata come se avesse bisogno di essere amalgamata.
Il suo sguardo non si mosse nemmeno per un secondo dal mio. I miei respiri si fecero pesanti.
Potevo sentire le fiamme che crescevano livide sulle mie guance. Non riuscivo ad dire parola ero paralizzata dal suo sguardo e dal movimento della sua mano, era quasi bollente. Prese a salire sempre più. Arrivò fiacco sull'orlo della mia gonna.
"George cos-" provai a parlare ma lui mi zitti con l'indice staccando cosi le mani dalle mie gambe. Si alzò bruscamente sporgendosi su di me e iniziò solleticarmi sui fianchi per poi passare al ventre, ripetutamente con entrambe le mani.
Stavo piangendo dalle risate, non vedevo più il ritratto del suo viso, il mio fiato era sospeso su un filo che possedeva George, solo se avesse smesso di farmi il solletico sarebbe potuto ritornare in mio possesso.
"GEORGE SMETTILA" urlai. Continuò fin quando Fred ci riferì di essere arrivati, George uscì dal nostro mondo fermandosi. Aveva il fiatone e il viso rosso quasi quanto i capelli, e io come lui.
"è stato abbastanza scioccante" rise corrucciato Cedric.
"pensa per me!" strillai guardando male si lui che George.
"Sembravate due bimbi, siete bellini insieme" intervenne Heidi. Cedric e Fred si schiaffarono una mano in faccia in segno di arresa.
"COSA?" gridammo all'unisono io e George infastiditi.
"scusate, non volevo" disse a disagio.
"non fa nulla" mi ripresi subito io.
"certo se arriva a conclusioni troppo affrettate certo che cambia qualcosa." sbuffò irritato George.
"Fai silenzio!" ringhiai.
"no, ha ragione scusate" ridacchiò imbarazzata.
"Ecco vedi" disse lui.
"Scusami George acido Weasley" alzai gli occhi al cielo.
"scuse accettate" sorrise avvicinandosi pericolosamente. "Luce?" bisbiglio a pochi centimetri da me tanto che potevo sentire il suo odore di sigaretta e vaniglia.
"mh" annuì debolmente.
"Non fare pensieri assurdi su di me, ho notato la tua espressione quando ti ho toccato per sbaglio la coscia" Ghignò.
"Non l'hai fatto per sbaglio" protestai stingendo irritata i denti.
Mi guardò rapido negli occhi e sorrise malignamente ironico. Afferrò Fred per un braccio e lo trascinò via con se. Fred gridò un paio di saluti e scomparirono dalla nostra vista.

<Lisa>

My neighbour ~George WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora