In piena notte.

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Il soffitto del letto a soppalco era decisamente diventato interessante talmente tanta l'intensità  con cui lo stavo fissando. Era notte fonda e non riuscivo a chiudere occhio, dopo ciò che successe quel giorno non feci che pensare ad altro. 
Mi alzai lasciando che il mio corpo si sedesse sul materasso allestito di coperte sui toni del blu. Una mano si perse tra i lunghi capelli frustrata. Non riuscivo a togliermelo dalla testa, i suoi capelli rossi, le sue costellazioni di lentiggini, non riuscivo a non pensare a lui. 
Mi mamma mi aveva insegnato che quando le cose non andavano come previsto, inspira profondamente e mangia un biscotto, lei si che era una donna saggia. 
Decisi di alzarmi dal letto notando che le mie compagne di stanza stavano dormendo serene, cercai di fare meno rumore possibile. Infilai velocemente le converse ormai diventate delle pantofole e mi allacciai la prima giacca che trovai sopra il baule ai piedi del letto. 
La sala comune era di un silenzio che riusciva a cullarti in piena notte. La vista dalle grandi vetrate della sala lasciavano intravedere tutte le bellezze notturne di Hogwarts, ormai la mia seconda casa. 
Mi lasciai trasportare dalla corrente, vagando innocentemente nei corridoi del castello nella speranza di non essere beccata da nessun professore tanto meno che da Gazza e da quella specie di gatto spellacchiato. La direzione era quella che percorrevo quasi tutti i giorni, era la direzione per un posto felice quando si è soli, la biblioteca. 
Varcai la soglia e un aroma di carta e polvere mi invase le vie respiratorie riempiendomi di una strana gioia. 
Accarezzai file e file di libri ammucchiati e pergamene arrotolate una sopra l'altro. Ma qualcosa non andava, l'aria era diversa, era più cupa e pesante del solito e io camminavo troppo rumorosamente per non voler essere scoperta da nessuno. Sentivo che qualcosa o qualcuno mi stesse seguendo con lo sguardo facendomi passare inquietanti brividi attraverso la spina dorsale. Sfilai delicatamente la bacchetta dalla manica della felpa.  
"Lumos" Bisbigliai. Un raggiò di luce illuminò la punta della mia bacchetta mostrandomi la strada. Mi rigirai attorno un paio di volte e mi tranquillizzai subito notando che nessuno mi stesse fissando, ma la sensazione non spariva, ero come incollata su due occhi. 
Mi si strinsero le viscere quando sentii i ticchettii dell'orologio ampliarsi nei mie timpani,  guardai con occhi alienati la soglia della porta dove solitamente era riposto, ma rimase solo il buco della sua sagoma a lasciare il ricordo, il grande orologio non c'era più. 
Presa dal terrore iniziai a correre senza mai fermarmi, senza lasciare che il rumore dell'orologio mi distrasse dalla fuga.
Il fiato cominciò a farsi pesante e iniziò a salire il panico, il corridoio prese girare, i quadri urlavano spaventati e io non respiravo più. 
Sentivo di aver paura della paura stessa. Mi sentivo un gatto spaventato dalla sua stessa ombra sotto la luce di un lampione acceso in piena notte
Dei passi fecero tacere i ticchettii dell'orologio ampliato nelle mie orecchie. 
"Nox" Dissi sottovoce lasciando che l'oscurità mi divorasse. Aspettai in silenzio tombale che i passi si allontanassero ma in realtà erano sempre più vicini a me. 
"Lumos" Una voce roca pronunciò l'incantesimo che mi illuminò persino l'anima. Si rivelò Oliver dietro alla sua bacchetta, in quel momento i miei polmoni si riempirono finalmente di aria.
"Cosa ci fai qui Luce?" Mi domandò lui. "Lo sai che adesso dovrò metterti in punizione" Il suo tono cambiò drasticamente, era severo e ripugnante. La sua spilla da prefetto brillò sotto il mio sguardo, la mia frequenza cardiaca ormai era sregolare e la mia bocca secca. Era impossibile, Oliver non era un prefetto. 
Il ragazzo prese ad avvicinarsi bruscamente al mio viso pallido e impaurito. Le sue labbra si scoccarono con le mie mentre tentai di disperatamente di levarmelo di dosso. Mi dimenavo sotto il suo corpo ma non c'era verso. Dentro di me urlavo aiuto. 
Improvvisamente mi sentii sbattere contro il muro congelato riuscendo finalmente a staccarmi da Oliver e a respirare. 
"Non provare mai più a baciarmi, mi fai schifo" Abbaiò una voce profonda e repellente. Mi stropicciai gli occhi, ormai la mia vista era offuscata ma riuscivo a vederlo abbastanza nitidamente. 
"George cosa?" La mia voce era ridotta in un filo. 
"Ti ho detto di starmi lontana cazzo" Urlò ancora "Mi fai schifo, mi fai schifo, mi fai schifo" 
Il mio corpo ormai era vuoto e privo di ogni sensazione, i miei muscoli erano tesi e le mie mani sudavano freddo. 
"Sei un fottuto rettile schifoso!" I miei occhi si allagarono di lacrime salate che cadevano come cascate delicate e quiete sulle guance pallide. Stavo tremando sotto ogni suo insulto e urla. 
Spalancai gli occhi non appena alzò un pugno colpendomi letalmente.
Poi buio. 

Avevo il cuore in gola, i miei vestiti erano impregnati di sudore freddo. 
Cercai di rallentare consapevolmente il respiro e tranquillizzare il battito cardiaco. 
Era solo un incubo. 

Niente da aggiungere 

<Lisa>



My neighbour ~George WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora