𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝟹

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«Olimpia, si può sapere dove hai la testa stasera?»

La voce di mio padre mi riportò al presente come un brusco getto di acqua fredda sul viso. La stessa acqua ghiacciata con a quale avevo tentato di placare il rossore delle mie guance una volta rifugiata in camera dopo quell'incontro che mi aveva colto di sorpresa, scombussolando mente e cuore.

«Finiscila Karl», lo punzecchiò Adelwin facendo scontrare il suo gomito con l'avambraccio di mio padre e abbandonando la sua compostezza per un attimo. «Ricordo bene com'eri nervoso tu al vostro debutto».

Mio padre rise un poco e diede ragione al suo migliore amico. «Dio solo sà quanto ci tenesse Anastasia, per ogni capello fuori posto rischiavo la vita!»

Accennai un sorriso tra le loro risate, cercando allo stesso tempo di calmare il fuoco che sentivo dentro al solo ricordo di quella notte. Il bicchiere tremava appena nella mia presa instabile.

Avere davanti a me l'uomo che era stato il soggetto di tutte le mie fantasie per i precedenti due anni era una situazione che non avevo previsto.

Infinite erano state le mie riflessioni dopo quella notte, fonti di grandi discordie tra mente e cuore. Una parte di me avrebbe preferito non rivederlo più per non dover affrontare la vergogna di essermi spinta oltre un limite che non avrei mai dovuto varcare, la parte più ingenua, quella più timida, più pudica.

D'altro canto avrei voluto rivederlo sin dal giorno seguente per confrontarmi sulle emozioni che erano scorse nelle mie vene e avevano acceso un fuoco in me che non si era mai spento. Quella notte aveva segnato la fine della mia innocenza e l'inizio di tutte le fantasie che lo avevano reso padrone del mio cuore.

Tuttavia Adelwin Winter la mattina seguente se n'era andato senza alcun saluto e la mia mente aveva ben interpretato quella decisione come un messaggio forte e chiaro, insieme ad uno strano stato di delusione.

Non adeguata. Nemmeno per lui.

«Che ne dici?»

Scossi leggermente la testa, tentando di scacciare una volta per tutti quei pensieri e di riportare la mia attenzione su mio padre e sul discorso che aveva intavolato in presenza di Adelwin.

«Io...» Lasciai la frase in sospeso osservando del leggero disappunto nello sguardo di mio padre, ma sentendo allo stesso tempo due occhi color ghiaccio osservarmi minuziosamente.

Non riuscivo a comprendere il suo comportamento. Non riuscivo a decifrare quel suo sguardo magnetico, quasi stesse aspettando che dicessi o facessi qualche allusione a quella sera. Nonostante il suo atteggiamento composto, sembrava attendere quanto me un confronto che ancora non era arrivato. In primis, per colpa sua.

«Olimpia! Finalmente ti ho trovato!»

Un timbro di voce così fastidioso poteva appartenere solamente ad una persona, ma forse per la prima volta in tutta la mia vita, mi sarei trovata nella situazione di doverlo ringraziare.

Non avevo idea di che cosa stesse parlando mio padre, tanto meno su cosa avrei dovuto esprimere la mia opinione e quello sguardo insistente mi metteva ancora più in soggezione.

«Leonard».

Lo salutai con un sorriso tirato e cercai di non mostrare il mio disgusto, attraverso le smorfie che tanto non sopportava mia madre, nel momento in cui mi lasciò un viscido bacio sulla guancia.

Il mio disappunto non era dovuto al suo aspetto, non avrebbe mai potuto. Leonard Schulz non aveva nulla da invidiare alle centinaia di modelli che avevo sempre osservato sin dai miei primi anni d'età. Dal nostro primo incontro aveva mantenuto una pettinatura classica per i suoi capelli - così biondi da sembrare bianchi durante i mesi più caldi - e i suoi enormi occhi verdi non avevano mai perso occasione di studiare il mio corpo e il mio viso nei minimi dettagli.

𝑀𝑟. 𝑊𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟 - Disponibile su AmazonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora