𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 9

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L'agitazione stava prendendo il sopravvento sull'ultimo spiraglio di razionalità che era rimasta in circolo. Avevo trascorso il weekend alternando stati di pura commiserazione a picchi di rabbia, il tutto accompagnato sempre da un lineare nervosismo.

L'ultimo sguardo che mi aveva riservato Adelwin prima di uscire e sbattere la porta d'ingresso alle sue spalle, era un ricordo che avevo ben inciso nella mente e che non mi aveva permesso di chiudere occhio durante quei due giorni.

Non avevo idea delle conseguenze che sarebbero derivate da quel comportamento infantile. Sapevo bene di essere nel torto più assoluto, ma al tempo stesso ero quasi soddisfatta di quel confronto.

Per lo meno avevo finalmente compreso la sua volontà.

Tuttavia pur essendo consapevole del fatto che fossero avvenimenti accaduti fuori dall'orario lavorativo, quella mattina mi aspettavo di dover raccogliere le mie poche cose e salutare i colleghi, pronta a tornare a casa.

Proprio per quel motivo, mai mi sarei immaginata di trovare la mia scrivania piena zeppa di rose rosa.

«Eccoti qui!» La voce di Eva squillò dall'aera comune.

«Ciao», la salutai con incertezza. Ero preoccupata del fatto che potesse essere arrabbiata data la mia scomparsa senza spiegazioni dell'altra sera, ma il sorriso sornione sul suo viso mi indicò ben altri sentimenti.

«Forza, che aspetti? Apri il biglietto!» Mi incitò indicando con il capo i fiori.

Le rivolsi uno sguardo interrogativo.

«Lì», continuò indicando la mia scrivania. «C'è un biglietto!»

«Siamo qui che aspettiamo da quando siamo arrivate», aggiunse Karla ridendo.

«Sì, siamo decisamente curiose», la seguì Jhoannes sorridendo.

Valentine al contrario era seduta alla sua scrivania intenta a lavorare con tutta l'intenzione di continuare ad ignorarci.

Mi sentivo in imbarazzo, sotto gli occhi attenti di tutti. Non avevo idea di chi avesse potuto mandare quei fiori o del motivo per cui fossero lì.

Al pensiero che simboleggiassero un corredo per il mio imminente licenziamento mi fece mancare la terra sotto i piedi per un istante.

Posai la borsa sulla sedia – l'unica superficie rimasta libera – e osservai più da vicino quei mazzi sproporzionati. In totale erano tre mazzi di rose rosa e sul mazzo centrale c'era una piccola busta.

Con le mani tremanti la colsi e rivelai il suo contenuto.

Chi combatte rischia di perdere, ma chi non combatte ha già perso.

Bertolt Brecht

Accetta le mie scuse e un invito a cena.

Gregor

Rimasi del tutto spiazzata da quel messaggio, da quel gesto e subito il senso di colpa si impossessò di me.

Così occupata a pensare a ciò che era successo con Adelwin, mi ero completamente scordata di Gregor, della serata e di come me n'ero andata allontanandolo e lasciandolo solo.

«Allora?» mi domandarono in coro le mie colleghe.

Proprio in quel momento apparve Joseph con il solito caffè per il nostro capo.

Oddio. Adelwin. Aveva visto quei fiori?

«Non sapevo avessimo aperto anche una sezione fiori», scherzò il mio collega posando il contenitore ed iniziando a liberarsi della giacca.

𝑀𝑟. 𝑊𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟 - Disponibile su AmazonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora